The Brecker Brothers - The Brecker Bros.


The Brecker Brothers - The Brecker Bros.

Prendete due fratelli, uno trombettista e l’altro sassofonista, entrambe dotati di un talento non comune, di una incredibile quanto poliedrica tecnica e di una curiosità musicale spiccatissima. Ora immaginateli come due dei session man più richiesti dai colleghi jazzisti ma anche da moltissime star del pop. E per finire pensate a cosa potrebbe essere un duo fusion jazz prodotto, arrangiato e suonato da due tali fenomeni. Avete davanti a voi i Brecker Brothers: Randy e Michael Brecker. The Brecker Bros. (Arista Records, 1975) è il loro debutto discografico, un album che  potrebbe essere un esordio quasi perfetto per qualsiasi band, a prescindere dal genere suonato. Buona parte, se non tutti i segni distintivi del sound del duo di fratelli più famoso del jazz contemporaneo sono qui già ben delineati. Ad esempio il fortissimo impatto dei fiati (a tre voci con l’aggiunta del sax alto di David Sanborn), la chitarra e le tastiere a sostegno in grado di fornire con creatività ulteriori contrappunti ed un incrollabile, gagliardo groove sviluppato dal bassista e batterista uniti in un sodalizio efficacissimo. Questa è musica fusion d.o.c. ma una tale perfezione non poteva che provenire da un collettivo con una solida preparazione nella tradizione jazz. E quando si tratta di assoli, al di là del virtuosismo intrinseco di tutti i soggetti coinvolti, ci troviamo al cospetto di una band veramente elettrica ed esaltante che compie un’inebriante viaggio nell’esplorazione della melodia e del suono. Già con le prime note appare chiara la personalità di Michael Brecker: lui è già una forza con cui fare i conti (qui aveva 26 anni); un musicista che influenzerà schiere di future generazioni di specialisti del sax. Il fratello “piccolo” dimostra subito una straordinaria capacità di navigare dentro ogni forma espressiva con un incredibile aplomb in un crescendo di maturazione artistica che non conoscerà più soste. E se Michael, in ultima analisi, è emerso come il più carismatico dei fratelli, è giusto sottolineare quanto il maggiore, Randy Brecker, con la sua tromba, abbia nei decenni successivi dimostrato di essere un artista a tutto tondo dal tratto altrettanto distintivo e forse ancor più diversificato. Inoltre è proprio Randy che ha prodotto il disco e ha contribuito alla  composizione della maggior parte della musica su The Brecker Bros, un plusvalore che non va assolutamente sottovalutato. L’album è potente e molto solido: non ci sono punti deboli nelle nove tracce che lo compongono. "Some Skunk Funk" e “Sponge” sono i due brani d’apertura e raccontano da subito la storia di un lavoro di purissimo jazz funk coinvolgente e pieno di energia positiva. Un vero paradigma di come dovrebbe essere la fusion di alto livello. Ma non è da meno il programma che segue: “A Creature Of Many Faces” ad esempio consente ai due fratelli di confrontarsi con i rispettivi assoli con risultati di assoluto valore, allo stesso modo del conclusivo e trascinante D.B.B. Il resto della band è di una categoria che non esiterei “fuori serie”: Don Grolnick alle tastiere, Harvey Mason alla batteria, Will Lee al basso, Ralph McDonald alle percussioni, Bob Mann alla chitarra e David Sanborn a completare il trio dei fiati. Tutti dispensano a piene mani talento ed esperienza al servizio dell’ottimo risultato finale. I fratelli Brecker hanno pubblicato altri otto album nel corso degli anni, con alterni risultati e probabilmente non sono più riusciti ad eguagliare il livello raggiunto con il loro formidabile debutto. Le carriere dei due leader sono andate avanti anche come solisti portando ad entrambe la fama di essere tra i migliori strumentisti al mondo per molti anni consecutivi. Il sodalizio famigliare è stato invece interrotto dalla scomparsa del sassofonista Michael avvenuta nel 2007 in seguito alla leucemia. Una perdita che ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità del jazz e della musica tutta. Randy continua la sua attività di solista ed ha anzi recentemente organizzato una riunione per rendere il giusto tributo alla musica dei Brecker Bros. Forse la sua creatura più amata.