Crimson Jazz Trio - The King Crimson Songbook, Vol. 1


Crimson Jazz Trio - The King Crimson Songbook, Vol. 1

Un trio jazz composto da pianoforte, basso e batteria che reinterpreta ed esegue in puro linguaggio jazzistico  le canzoni del gruppo progressive rock King Crimson? È possibile? Qualcuno ha davvero tentato? E con quali risultati? Al giorno d’oggi molti musicisti jazz provano a rileggere la musica degli artisti pop, così forse era inevitabile che prima o poi qualcuno avrebbe deciso di dare un'occhiata da vicino al meglio del progressive rock. Se un pianista come Brad Mehldau può rimodellare i Radiohead, allora perché non riesaminare i King Crimson che sono un gruppo fondamentale della storia della musica? Le legittime domande che ci si può porre davanti ad una simile possibilità hanno dal 2005 una risposta: questo è esattamente ciò che il Crimson Jazz Trio è riuscito a fare con questo intrigante e bellissimo album: The King Crimson Songbook, Vol. 1 (cui seguirà nel 2009 il Vol. 2). Spesso il jazz riserva delle sorprese, ma tra le tante possibili questa è forse la più inattesa ed incredibile. Con un’opera di riarmonizzazione della particolare e complessa struttura musicale di Fripp e compagni, gli arrangiamenti sofisticati ma essenziali tipici di un trio ed una encomiabile dedizione verso gli originali,  i tre musicisti inglesi sono riusciti letteralmente a trasformare i brani scelti. Così, da inni prog rock, le celebri mini opere dei King Crimson diventano qualcosa di totalmente nuovo. Rinascono come veicoli ideali per le improvvisazioni tipiche del jazz, quasi si colorano delle tonalità pastello dei quadri impressionisti per quanto la musica diventa suggestiva. Tim Landers con il suo basso elettrico divide lo spazio solista con il pianista Jody Nardone. Il trio comprende anche il batterista Ian Wallace che fu un membro dei Crimson ai tempi dell’album “Island” e dunque conosce molto bene la materia. I tre collaborano in stretta sinergia creando una coesione formidabile che si rispecchia non solo nell’interpretazione di nuove ed inaspettate versioni del materiale originale, ma mostrano di aver sviluppato un proprio validissimo sound di gruppo. Nel dettaglio dei brani troviamo i toni vivaci e swinganti di "Ladies OF The Road". L'intensità “industrial” di "21st Century Schizoid Man", da In The Court Of The Crimson King, che viene reinventata prima come una sorta di sofisticato lounge contemporaneo, poi declinata in un lungo, onirico ed infuocato assolo di piano. "I Talk To The Wind" originariamente sullo stesso album, conserva tutta la sua bellezza pastorale, acquisendo i connotati di un’autentica ballad jazzistica.  È il blues il protagonista di "Catfood" tratta da In the Wake of Poseidon, sulla quale Nardone evoca molto bene l’intricato gioco pianistico di Keith Tippet. Landers con il suo basso prende il comando delle operazioni su "Matte Kudesai," da Discipline, dando alla melodia un'interpretazione in stile “Pastorius”. Red, dall’album omonimo,  fa riferimento in modo chiaro agli elementi che definiscono l'originale, scremati dello spirito metal ma con una maggiore attenzione ai dettagli. Una riproposizione stile funky della originaria sezione orchestrale centrale fa brillare un potente assolo di batteria di Ian Wallace. Infine Starless, in cui è il basso di Landers ad introdurre l’arrivo del piano che ricalca fedelmente le struggenti note di una melodia che nel brano originale è una delle più suggestive della storia del rock. Fino alla enigmatica parte seconda che, rispettando lo schema Crimsoniano, diventa improvvisamente nervosa e drammaticamente caotica. The King Crimson Songbook, Volume One, non solo è sorprendentemente fedele all'essenza delle otto canzoni che copre, ma riesce nella non facile impresa di ricollocare delle composizioni prettamente rock nel contesto del jazz e di farlo talmente bene da non far minimamente trasparire quale sia la reale genesi di quei brani. Questo album del 2005 è caldamente consigliato, in particolare per gli ascoltatori che hanno familiarità con le registrazioni dei King Crimson, ma bisogna sottolineare che il lavoro è in assoluto davvero stupendo. Di fatto The King Crimson Songbook Vol. 1 è decisamente in grado di soddisfare appieno anche i puristi del jazz. Si tratta di una delle più riuscite operazioni di recupero di alcuni dei più belli tra i classici immortali del progressive rock. La base era indubbiamente valida ma il rischio di rovinare un’idea eccellente con un pasticcio privo di gusto era dietro l’angolo. Il trio inglese non solo ha centrato l’obiettivo ma ha scritto con sapienza e tecnica sopraffina un nuovo ed esaltante capitolo dell'infinita e sempre mutevole storia del jazz.