Eddie Russ - See the light


Eddie Russ - See the light

Non posso nascondere che molta della musica che mi piace di più sia concentrata nel decennio che va dal 1968 al 1978. E moltissime sono le gemme nascoste e misconosciute che difficilmente vengono alla luce a differenza di tanti successi e di innumerevoli artisti che hanno conosciuto fama e successo proprio in questo prolifico periodo. Sono quei dischi che vengono definiti "rare grooves", album difficili da reperire sia che si cerchi il cd sia che ad interessare sia il vinile. Il tastierista Eddie Russ, nativo di Pittsburgh, è certamente un nome poco noto, quanto meno lo è al giorno d'oggi, ma spero che questo post vi stimoli alla sua scoperta. L'album See the light, che a mio parere è bellisssimo, vide la luce nel 1976 negli United Sound Studios di Detroit, gli stessi dove George Clinton creò e perfezionò la sua perfetta macchina funky: i Funkadelic. Come molti lavori black dell'epoca si respira un'atmosfera vagamente astrale, legata in qualche misura ad una visione cosmologica del mondo e della razza umana. Detto questo siamo qui nel pieno di una scintillante ibridazione tra jazz, funk e disco, genuina e diretta. Eddie Russ ci delizia con un felicissimo e abbondante uso di sintetizzatori e piano elettrico, sorretti da belle e potenti linee di basso e da ritmiche molto interessanti, qualche volta latineggianti, altre volte più smaccatamente disco. Il trombettista Marcus Belgrave e il sassofonista Larry Nozero sono di volta in volta gli altri solisti. L'influenza dell'Herbie Hancock elettrico si fa sentire, così come qualche eco di Lonnie Liston Smith, tuttavia la musica di Eddie Russ resta sorprendentemente originale e non priva di un forte accento afro urbano. I suoi assoli sono trascinanti e mozzafiato, specie con l'immancabile Rhodes. Energia e fantasia, virtuose scale jazzistiche su strati di synth e ritmi quasi disco, fanno di See the light un disco godibile, gioioso, leggero e nello stesso tempo impegnato, senza mai essere eccessivamente difficile o ermetico.
Un bel salto indietro, sebbene molto attuale, a quelle feste black dal sapore psichedelico, ai pantaloni a zampa d'elefante, alle camicie colorate dai colletti improbabili, all'ispettore Callaghan e a Shaft, a tutto quel mondo colorato e un pò pazzo che tanta cinematografia americana ci ha fatto conoscere ed amare. Ma anche un imperdibile balzo verso la riscoperta della grande musica degli anni 70. Consigliato...