Caldera - Dreamer


Caldera - Dreamer

Uno dei più innovativi e particolari gruppi di jazz fusion comparsi tra la metà e la fine degli anni '70 risponde al nome, sconosciuto ai più, di Caldera. Combinando jazz, funk e progressive rock con le musiche ed i ritmi di matrice latina crearono un mix molto interessante e suggestivo, oggi si direbbe multi-etnico. I Caldera sono stati influenzati dai grandi pionieri delle contaminazioni tra generi diversi come i Return to Forever e i Weather Report, ma i membri di questa band si sono ispirati anche al funk-soul degli Earth, Wind & Fire, e per l’appunto, alla salsa afro-cubana, al samba brasiliano e perfino alla musica andina/peruviana, senza dimenticare Carlos Santana. Guidati dal tastierista argentino Eduardo del Barrio e dal chitarrista portoricano Jorge Strunz, i Caldera avevano membri provenienti da tutta l'America Latina oltre che dagli Stati Uniti paese natale del bassista Dean Cortez e del sassofonista Steve Tavaglione. Il batterista Carlos Vega proveniva da Cuba mentre il percussionista Mike "Baiano" Azevedo dal Brasile. L’album Dreamer risale al 1979 ed è l’ultima registrazione del gruppo prima dello scioglimento. I pochi fan dei Caldera speravano che fosse proprio questo (il quarto…) il disco in grado di rendere famosa la band lanciandola nel gotha della musica mondiale, ma questo purtroppo non successe mai. I Caldera hanno continuato ad essere un oggetto oscuro, nonostante proponessero la loro avventurosa e affascinante miscela con una scrittura musicale di eccellente qualità, senza banalità.  Ne sono un esempio i contenuti di Dreamer, come il brano di influenza sudamericana "Rain Forest", o "Celebration" dai forti accenti brasiliani.  Non manca il richiamo al flamenco con "Brujerías" così come è facile pensare a Santana ascoltando "To Capture The Moon." Per “Himalaya” l’accostamento ai Return To Forever non è azzardato, così come evocare i Weather Report ascoltando “Dreamer”, però la loro proposta restava davvero unica ed originale. Per i Caldera il termine "musica latina" significava attingere a numerose fonti di ispirazione ed altrettante soluzioni ritmiche e melodiche. Su Dreamer tutta questa contaminazione la vediamo interagire con successo con il jazz, il funk, e soprattutto il progressive in un modo affatto scontato, creando qualcosa di speciale e difficilmente ripetibile. In un mondo ideale una bella realtà come i Caldera avrebbe avuto una lunga vita, ma nessuno dei loro quattro album ha venduto abbastanza per farli sopravvivere all’arrivo degli anni ’80. Il loro suono sofisticato, le loro architetture musicali così particolari avrebbero, in verità, meritato una maggior fortuna, ma le leggi di mercato spesso possono molto di più del talento.