Ben Sidran - The Cat And The Hat


Ben Sidran - The Cat And The Hat

Ben Sidran è stato definito, dal Chicago Sun Times, come un "uomo del Rinascimento alla deriva in un mondo moderno" e dal The Times come "il primo rapper jazz esistenziale", tutto in riferimento al suo modo di suonare i moderni grooves mescolati al bebop teso a crerare una sorta di miscela di sapiente umorismo ed colta erudizione. Di certo è un personaggio singolare, un uomo preparato, professore universitario, saggista, scrittore, critico musicale e naturalmente pianista e cantautore jazz. E singolare è anche il suo modo di cantare, non esattamente conforme agli standard che tutti conosciamo, ma quasi una di via di mezzo tra un "parlato intonato ed un cantare raccontato". Come pianista la sua tecnica e il suo approccio sono invece piuttosto canonici, con un’ispirazione che arriva direttamente dai grandi specialisti jazz dello strumento. (Va ricordato comunque che Sidran suona anche l'organo ed i sintetizzatori). The Cat And The Hat, vede la luce proprio all’inizio degli anni ’80, ma risente ancora fortemente dell’influenza del decennio appena concluso. Naturale evoluzione di un lungo periodo di crescita musicale da parte di Sidran, il disco è certamente uno dei migliori della sua vasta produzione e rappresenta anche un riferimento importante per tutto quel movimento jazzistico di crossover sempre in bilico tra tradizione, funk e pop. Un progetto ambizioso ma anche non privo di incognite e difficoltà. L’obiettivo è quello di cercare di amalgamare in modo coerente il jazz e la fusion con dei testi impegnati, senza finire per creare un ibrido senza corpo ne anima. Ciò che consente a Sidran di riuscire nell’intento di concepire qualcosa di originale, senza sbavature o cadute di stile è la sua solida cultura ed il background di profondo e competente conoscitore del jazz. La qualità elevata e costante dei suoi dischi è la prova di un talento indiscutibile e di una curiosità intellettuale che gli permette di varcare i confini dei generi senza snaturarne i contenuti ed anzi proponendo un messaggio artistico nuovo e di assoluto valore. The Cat And The Hat altro non è se non la sublimazione della collaudata formula di riproporre gli standard del jazz arricchiti con le parole, non importa che siano solo aggiunte o  magari ritoccate. Il risultato è che i suoi adattamenti musicali sono così sofisticati che si ha quasi l’impressione di ascoltare delle splendide canzoni nate già come Sidran le propone: due esempi assai virtuosi sono “Ask Me Now” di Thelonius Monk e “Girl Talk” di Neal Hefti. La registrazione è fondata su un manipolo di talentuose star del jazz (Michael Brecker, Joe Henderson, Tom Harrell, Mike Mainieri, Buzz Feiten, Steve Gadd, Abraham Laboriel e Lee Ritenour per citarne alcuni), a garanzia di un'eccellente produzione. Il pianista / cantautore di Chicago manipola e rende suo il materiale con una grande confidenza e con una palpabile creatività, inserendo assoli a piacimento nel contesto favorevole degli ampi spazi insiti nella struttura jazzistica dei brani stessi. “Seven Steps To Heaven”, il capolavoro scritto da Victor Feldman per Miles Davis, è caratterizzato dagli scoppiettanti colpi di batteria di un grande Steve Gadd, che sembra voler dimostrare quanto questo strumento possa essere molto di più di una semplice percussione. La ricerca ed il recupero dei classici prosegue con “Like Sonny”, un brano firmato da Coltrane su suggerimento di Sonny Rollins: qui ci troviamo davanti ad una divertente escursione nel funk colorata da un tema esotico, esempio lampante di grande modernità. “Hi-Fly” e “Give It To The Kids” sono due canzoni ispirate dalle atmosfere degli anni ’70, la prima delle quali è una cover di una famosa composizione di Randy Weston, mentre la seconda è un originale di Mike Mainieri al quale Ben Sidran ha dato il testo. “Blue Daniel” è invece una ballata nel classico stile Sidran dove Randy Brecker piazza un assolo di tromba coi fiocchi. In un campionario di abbondanti spruzzate di jazz, onnipresenti accenni di funk, atmosfere californiane di scuola West Coast e la sua inconfondibile voce, con The Cat In The Hat, Ben Sidran mette in scena un piccolo campionario di gemme tanto sofisticate quanto moderne. Davanti c'è tutto l’ottimismo degli anni ’80, alle spalle un passato forse mai così ricco di grandi sconvolgimenti come i settanta. Il cantautore di Chicago appare lucido e determinato nel perseguire il suo particolare progetto, anticipando il futuro e rendendo omaggio ai grandi musicisti che lo hanno preceduto. Nel farlo ci mette molto talento e tanta passione, regalandoci uno degli album più interessanti del decennio.