Randy Brecker – Randy In Brasil


Randy Brecker – Randy In Brasil

Randy Brecker, insieme al fratello sassofonista Michael, è considerato uno dei migliori trombettisti/flicornisti sulla piazza da moltissimi anni. Talento indiscusso, tecnica sopraffina, una grande versatilità unita ad una continua ricerca nel campo di ogni genere di musica (ma soprattutto nel jazz) lo hanno consacrato come uno dei mostri sacri del suo strumento. Esplorando ogni corrente artistica inclusa la fusion, l’r&b, il rock ed il pop non poteva farsi sfuggire l’occasione di accostare la sua tromba anche al Brasile ed alla bossa nova. Ecco allora che nel 2006 è volato in Brasile e, in una settimana, ha registrato Randy  in Brasil, un album interamente dedicato ai colori della musica brasiliana che è stato prodotto da Ruriá Duprat. Ne è uscito un bellissimo disco, tra i migliori della vasta produzione di Randy realizzato con la collaborazione di artisti locali di ottima reputazione come Robertinho Silva, Paulo Calazans, André Mehmari, Teco Cardoso, Gilson Penranzzetta, Sizão Machado, Ricardo Silveira, João Parahyba, Rogerio  e Edú Ribeiro. Per quanto sia fortemente influenzato dal jazz contemporaneo, è pur sempre intriso dell’intenso sapore carioca, dove samba e bossa nova sono le strade maestre che percorrono tutto il lavoro. Un album che fonde l’etnica esuberanza brasileira con un vena di funk mai troppo intrusivo. Tutto questo attraverso una spiccata liricità,  degli arrangiamenti contemporanei, e una serie di brani molto belli. Il samba si presenta subito con il brano di apertura, "Pedro Brasil": la chitarra acustica pizzicata di Silveira detta con insistenza il ritmo, su cui vari strumenti a percussione via via si manifestano e la tromba di Brecker espone magnificamente il tema. L'effetto è in qualche modo simile a certe escursioni brasilianeggianti di Pat Metheny. Altri punti forti sono "Me Leve": dall’atmosfera funk latineggiante, con le tastiere, il sax soprano e l’immancabile tromba sugli scudi, più un bell’intervento di chitarra elettrica. Strano, insolitamente complesso è invece "Malasia", caratterizzato da un bel lavoro al flauto di Cardoso e dall’assolo di Brecker davvero atmosferico e sognante. "Sambop" è esattamente quello che pretende di essere, dato il titolo, con un tempo sbarazzino, una struttura armonica post-bop, ma soprattutto spirito carioca sparato a profusione nelle orecchie dell’ascoltatore. “Olhos Puxados” sembra il manifesto della bossa nova, e qui il magico flicorno di Brecker regala momenti di rotondità e morbidezza incomparabili. La splendida e enigmatica "Fazenda Hora" con la sua melodia spagnola, viene interpretata con il giusto calore da Randy che si concede un momento intimo e riflessivo. Ma c'è un'eccezione che inopinatamente chiude l’album, un brano che semplicemente non ha quasi nessun legame con il resto del lavoro. Il jazz viene lasciato ai margini su "Aiaiai di Ivan Lins   e così manca la bella sezione ritmica brasiliana presente in tutti gli altri brani. Sostituita da batteria programmata, percussioni elettroniche e basso synth. Una scelta sbagliata che potrebbe lasciare una falsa impressione di un disco che invece è di fatto estremamente lucido e coerente. Detto questo, nulla di Randy In Brasil suona innaturale, tutto è perfettamente calibrato, tutto suona caldo e sincero. E’ un album che si rivolge al mercato del jazz contemporaneo, ma è molto appagante su molti altri livelli. Potranno apprezzarlo gli amanti del sound brasiliano, sarà gradito agli appassionati di fusion, non sarà disdegnato nemmeno da chi lo volesse utilizzare come piacevole sottofondo. C’è da essere molto soddisfatti di questa sorprendente aggiunta al vasto catalogo di Randy Brecker, una discografia variegata ed  in continua espansione quella del trombettista di Cheltenham, che ci ha spesso regalato momenti di grande emozione e qualità.