Jerry Peters – Blueprint For Discovery


Jerry Peters – Blueprint For Discovery

Anche in questo caso parlare di rare groove non è sbagliato, anzi si tratta proprio di un disco dimenticato ed oscuro. Jerry Peters è un artista poliedrico: è infatti un produttore, un arrangiatore, un compositore, un pianista ed infine anche un cantante, ma in carriera ha all’attivo un singolo disco da solista pubblicato per giunta nel 1972 dalla Mercury Records. Dopo di che più nulla, a dimostrazione che molte volte il talento da solo non paga. Si tratta fondamentalmente di soul music, sostenuta da sontuosi arrangiamenti ricchi di archi e fiati, una collezione di nove tracce delle quali una sola, "Kuri Monga Nuie" è un brano di chiara impronta jazzistica. Di fatto è questo il brano più interessante dell’album, dal vago sapore afro, dove si può ascoltare un bell’assolo del grande Ernie Watts e dove lo stesso Jerry si esibisce al Rhodes mostrando indubbie capacità anche come musicista. Un disco che può essere visto come una sorta di riassunto sintetico delle passioni personali di Peters: dal blues di “Going In Circles” alla romantiche ballate come “If You Leave Me Now” o Long Before You And I” fino al preludio di stampo classico della stessa If You Leave Me Now, per finire con il gospel di “Lest We Forget”. Una curiosità riguarda la line-up usata per la registrazione: oltre al già citato Ernie Watts, i due batteristi usati sono due artisti che diventeranno delle star come Harvey Mason e Jeff Porcaro ed il chitarrista è parimenti un musicista di grande spessore come Dean Parks. L’album non è forse un capolavoro assoluto ma merita un ascolto. Probabilmente gli appassionati di soul e R&B lo troveranno sicuramente interessante, in particolare quelli che apprezzano la musica degli anni ’70, mentre per i fan più attenti al jazz o alla fusion sembrerà piuttosto una proposta trascurabile. Jerry Peters è molto più conosciuto per il suo talento di produttore ed arrangiatore ed in seguito avrà successo proprio in questa attività del mondo musicale, senza contare le sue collaborazioni da tastierista con molti grandissimi artisti e gruppi quali Earth, Wind & Fire, Aretha Franklin, Quincy Jones, Marvin Gaye, Natalie Cole, The Emotions, The Jacksons, Diana Ross, Deniece Williams, Gladys Knight, Al Green e Lionel Richie. Questo sfortunato esordio resterà invece dimenticato e finirà relegato nell’oblio del tempo, rispolverato solo dalla prepotente richiesta di suoni vintage degli ultimi anni. Se il mercato discografico e probabilmente lui stesso ci avessero creduto di più, forse la carriera di Peters avrebbe preso un’altra piega e ci sarebbero state buone possibilità di  conoscerlo meglio, allo stessa stregua ad esempio di un Isaac Hayes o di un Barry White. Non sapremo mai veramente che cosa avrebbe potuto regalarci, possiamo solo immaginarlo, anche grazie a questo album. Peccato.