Eumir Deodato – Deodato 2


Eumir Deodato – Deodato 2

Eumir Deodato de Almeida è nato a Rio de Janeiro il 22 giugno del 1942 ed è un pianista, compositore, arrangiatore e produttore discografico brasiliano di origini italiane. Premiato con il Grammy Award, è principalmente impegnato nel genere jazz ma è storicamente conosciuto per le eclettiche fusioni tra big band e gruppi jazz oltre a quelle con diversi esponenti della scena pop, rock, R&B/funk, latina e brasiliana. Fondamentalmente la sua musica può essere considerata una sorta di pop/jazz o crossover. Deodato, dopo una lunga gavetta in Brasile, si guadagnò un’ottima reputazione lavorando come arrangiatore per conto di grandi artisti locali come Antonio Carlo Jobim e internazionali quali Frank Sinatra o Wes Montgomery. Approdato negli States in pianta stabile all’inizio degli anni ’70, fu ingaggiato da Creed Taylor per la sua scuderia CTI. Questo fu il vero inizio della sua notorietà internazionale, che conobbe l’apice con l’uscita dei primi 2 album: Prelude e Deodato 2. Il debutto per la CTI,  Prelude, ha decretato il successo quasi immediato dell’artista di Rio, rendendolo repentinamente non solo un vero e proprio guru della musica funky fusion, ma anche una star internazionale.  Il motivo principale fu una particolare e spiazzante cover  in versione funky groove di "Così parlò Zarathustra", il celeberrimo tema classico usato da Stanley Kubrick per lo storico film 2001: Odissea nello spazio. Il brano, a dispetto del fatto di non essere esattamente una canzoncina di facile ascolto, finì in tutte le classifiche mondiali, compresa la hit parade italiana, tra un Battisti e un Baglioni, tra Mia Martini e Elton John… Qualcosa di inimmaginabile al giorno d’oggi.  In Deodato 2, il compositore e arrangiatore brasiliano si immerge ancora nella formula della fusion, questa volta più riccamente condita di funk. Ne esce con un disco più completo e consistente rispetto al suo predecessore. Arrangiato, diretto, e suonato da Deodato stesso e non dagli specialisti tradizionali di casa CTI, Don Sebesky o Bob James, il maestro ha prima di tutto messo insieme un orchestra di musicisti esperti nel campo del jazz rock tra cui il batterista Billy Cobham, il bassista Stanley Clarke, e il flautista Hubert Laws, senza dimenticare l’eclettico John Tropea alla chitarra. È presente inoltre un vera e propria orchestra allargata che comprende ottoni, legni, ed archi. Tra questi il trombettista Jon Faddis ed il corno francese di Jim Buffington. L’album prende il via con "Super Strut", ed è un grande inizio. Sono subito gli accordi di piano elettrico di Deodato ad aprire le danze. La sua caratteristica percussività delinea il groove, dove la chitarra ritmica, il basso e la batteria sincopata di Cobham trasformano questo quattro quarti in un’incredibile ed esplosiva orgia jazz funky. Il prolungato assolo di Deodato è un pezzo di bravura che farà scuola.  Dopo un inizio tanto roboante segue una rilettura molto personale ma comunque meravigliosa della "Rhapsody in Blue" di Gershwin. E’ interessante il lavoro fatto sull’arrangiamento: da un brano quasi classico riesce ad estrarre un fantastico funky groove . Ancora una volta il lavoro di Rhodes di Deodato non perde colpi ed anzi si tira dietro la sezione ritmica per il fraseggio dei fiati e degli archi. La rilettura di "Nights in White Satin" dei Moody Blues è un po’ meno felice delle altre cover di Deodato, forse un po’ troppo sopra le righe. "Pavane for a Dead Princess” è un brano di musica classica di Ravel, ma è francamente un filo noiosa. Sono questi due i pezzi meno riusciti dell’album. Album che si chiude ufficialmente con "Skyscrapers", bellissimo, uno dei capolavori del pianista brasiliano: un altro gioiello di jazz-rock dal caratteristico andamento up-beat introdotto dal pulsante basso di Stanley Clarke e poi meravigliosamente completato da Deodato con la sue tastiere in costante duello con la chitarra di Tropea. Ricchissimo di straripante e contagiosa energia mette in risalto anche l’orchestrazione satura di fiati ed archi. Dicevo che il disco originale finiva con Skycrapers, ma la versione rimasterizzata su cd include tre tracce bonus che migliorano la qualità assoluta e portano la durata ad un livello accettabile. Sono un pezzo latin-bossa, "Latin Flute" piuttosto interessante soprattutto per l’assolo di piano elettrico. Quindi troviamo “Venus” che è invece stucchevole e priva di ritmo.  Il terzo brano aggiuntivo è una cover di "Do It Again” degli "Steely Dan caratterizzata dalla chitarra wah wah suonata in controtempo da John Tropea che poi piazza la sua zampata con un suo personale e bellissimo assolo. Si tratta di una riproposizione del celeberrimo classico del duo Fagen/Becker che risulta particolarmente riuscita; perché questo numero non sia stato inserito direttamente nell'album originale è un vero mistero. Anzi mi permetto di dire che se un disco come Deodato 2 fosse uscito con al suo interno anche due famosi estratti da Prelude, (il primo lavoro di Deodato) e cioè Also Spracht Zarathustra e lo stupendo September 13, ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio capolavoro del jazz rock. La storia racconta un’altra storia, ovviamente, ma resta il fatto che agli inizi degli anni ’70  Eumir Deodato mise in atto una piccola rivoluzione e con la pubblicazione dei suoi primi dischi segnò un svolta molto importante per il jazz. Per la prima volta questa musica mai del tutto popolare entrò nelle classifiche, venne proposta a grandi masse di ascoltatori ed ottenne una visibilità ed una risonanza mai conosciute prima. Al di là di qualche modesta caduta di tono, (da leggersi come eccessiva indulgenza alla melodia e/o attenzione per dei contenuti non del tutto coerenti) Deodato 2 e il suo predecessore Prelude sono album molto belli, soprattutto il secondo. A distanza di oltre quarant’anni dalla pubblicazione sono ancora pienamente godibili da un vasto pubblico e se esaminati con attenzione appaiono ricchi di spunti, di idee e di anticipazioni del futuro.