Michael Brecker - Nearness of You: The Ballad Book


Michael Brecker - Nearness of You: The Ballad Book

Il fratello minore della famiglia Brecker, Michael con il suo sax tenore, ha dimostrato fin da giovanissimo di padroneggiare una notevolissima  capacità tecnica e di possedere una sonorità davvero unica. Non a caso in seguito diventerà uno dei musicisti più influenti del suo strumento dai tempi di Wayne Shorter. Nonostante il suo strabordante talento Michael Brecker ha però trascorso gran parte della sua carriera facendo il session man di alto livello per artisti pop, soul o r&b, inducendo così molti ascoltatori e parte della critica a trascurare le sue doti di jazzista e le sue capacità di improvvisazione. In realtà aveva un suono robusto e intenso, e alcune delle sue frasi alludevano a Coltrane. La sua lunga consuetudine con la musica pop, dove gli assoli devono essere concisi e incisivi, faceva sì che Brecker fosse soprattutto inimitabile nel concentrare le emozioni in spazi ristretti. Riusciva a dispiegare l'intera estensione dello strumento in unico assolo, dalle note più basse ai sovracuti, e a collegare concetti rarefatti a fraseggi ricchi e pieni di soul. Il suo stile musicale fu dunque influenzato anche dalle sue frequentazioni pop. Brecker, seguendo la lezione di Miles Davis e dei primi Weather Report, era un jazzista che vedeva il rock come una possibilità in più. Nulla di più lontano tuttavia dal suo ottavo album da solista, intitolato Nearness of You: The Ballad Book. Michael Brecker decise in questo caso di dare vita ad un progetto di jazz classico, privo di contaminazioni, tutto dedicato alle ballads. Per allestire l’album  mise insieme una band di all star composta da Herbie Hancock al pianoforte, Pat Metheny alla chitarra, Charlie Haden al basso, Jack DeJohnette alla batteria, e un ospite speciale come James Taylor, impiegato come cantante nella sua hit "Don’t Let Me Be Lonely Tonight" e nel classico  standard "Nearness of You". Brecker ha aggiornato queste grandi canzoni con una rilettura personale e l'aggiunta dell’ottima produzione di Pat Metheny, come ad esempio in "Midnight Mood" di Joe Zawinul e "My Ship" di Kurt Weill e Ira Gershwin. "Midnight Mood" è sensuale e seducente, con un fantastico assolo di pianoforte di Herbie Hancock nella sezione centrale. Hancock esalta la bellezza della melodia portata magnificamente dal tenore di Brecker. James Taylor si esibisce in una delle migliori interpretazioni della sua "Don’t Let Me Be Lonely Tonight", e questo è chiaramente dovuto all’accompagnamento degli eccellenti musicisti di questo cd. Pat Metheny eccelle come chitarrista di jazz con il suo arrangiamento di "Nascente", ispirato dal classico del 1948 ideato da Gil Evans per Miles Ahead di Miles Davis. “Chan’s Song” è suonata in modo dolcissimo e appassionato sia da Michael Brecker che da Pat Metheny. Brecker si propone come compositore nella bella “Incandescence” dimostrando di essere ben di più di un semplice per quanto bravissimo esecutore: c’è tutta l’essenza del jazz più genuino nel richiamo diretto alla tradizione ed alle sonorità di John Coltrane. “Something I See”, composta da Metheny prosegue sulla stessa direttrice, dispensando atmosfere da sofisticato night club ed esaltando il timbro pieno e scuro di un Michael in stato di grazia. Emozionante come sempre l’intervento dello stesso Pat con la sua magica chitarra. Su “My Ship” lascia senza parole il pianoforte di Herbie Hancock, ma non è da meno il sax del leader, capace ancora una volta di interpretare con grande trasporto un classico standard come questo. Irving Berlin è l’autore di una bellissima canzone come “Always” in cui la melodia immortale è terreno fertile per le improvvisazioni di tutta la band. Si chiude in bellezza con due brani scritti dai principali protagonisti di questa incisione: Michael Brecker e Pat Metheny. Sia “Seven Days” che “I Can See Your Dreams” sono due ballads contemporanee in grado di appagare pienamente l’orecchio dell’ascoltatore attento, riproponendo in chiave moderna i canoni estetici e le melodie tipiche degli standards degli anni 40.  E’ straordinaria la somiglianza, pur con le evidenti diversità, che questo progetto del 2001 riesce ad avere con il Coltraniano “Ballads” registrato circa 40 anni prima. Qui Michael Brecker ha chiaramente riconfermato il suo status di geniale interprete aggiungendo una notevole ispirazione in veste di autore. E’ stato uno dei migliori sassofonisti della scena jazz e questo suo “libro delle ballate” entra alla grande nel campionario della sua personale storia di eccellenza musicale ma anche in quella più vasta della tradizione jazzistica di tutti i tempi. La sua prematura scomparsa avvenuta nel 2007 ha lasciato un enorme vuoto e oltre alle sue purtroppo non numerose incisioni ci resta il rammarico di non poterlo mai più ascoltare dal vivo, ne il piacere di scoprire cosa avrebbe potuto proporci negli anni a venire. Dobbiamo necessariamente accontentarci della grande bellezza di album come questo Nearness of You: The Ballad Book.