The Cinematic Orchestra – Live At The Royal Albert Hall


The Cinematic Orchestra – Live At The Royal Albert Hall

Il progetto della The Cinematic Orchestra è una brillante creazione del compositore, programmatore e multi-strumentista Jason Swinscoe. Si tratta di un approccio diverso, nuovo e molto originale per abbracciare in un unico contenitore le molte anime della musica contemporanea. Swinscoe,  studente d'arte al Cardiff College, è attivo già dal 1990, inizialmente con una sperimentazione tesa alla fusione del jazz con elementi punk hardcore su basi ritmiche elettroniche. In seguito a queste esperienze il musicista gallese si è impegnato ad esplorare ulteriormente le possibilità delle tecniche di campionamento ed ha anche lavorato come dj in alcune radio. La formula musicale che Swinscoe riuscì a concepire e registrare combinava il jazz degli anni '60 e '70, le colonne sonore cinematografiche orchestrali, i loop ritmici, e la strumentazione dal vivo. Quelle che ne venne fuori erano composizioni di difficile catalogazione, molto particolari e coraggiose. The Cinematic Orchestra è stata costruita proprio su questa architettura musicale, mettendo però al centro di tutto un gruppo di veri musicisti ad improvvisare su dei tappeti sonori campionati. L'Orchestra è stata completata con l’inserimento del sassofonista e pianista Tom Chant, del bassista Phil Francia e del batterista Daniel Howard. Dopo alcuni album molto apprezzati dalla critica Swinscoe e la sua Cinematic Orchestra hanno deciso di confrontarsi con una registrazione dal vivo che fosse da un lato la loro consacrazione quale gruppo di culto e dell’altro la testimonianza tangibile di una crescita artistica e musicale arrivata finalmente al suo apice.  Il prestigioso teatro scelto per la registrazione di un magico concerto non poteva che essere la Royal Albert Hall. La Royal Albert Hall di Londra è una leggenda tra i teatri mondiali. Un palcoscenico così elegante che ispira grandezza negli artisti che vi si esibiscono, così come l'attenzione rapita e solidale del pubblico. Qui sono passati alcuni tra i più grandi, da Frank Sinatra, ai Beatles e i Rolling Stones, dai Led Zeppelin ai Pink Floyd o Bob Dylan, giusto per citarne alcuni. Ecco allora che Jason Swinscoe al fine di realizzare al meglio questa impresa, ha ingrossato le fila del suo gruppo, portandolo a più di 40 musicisti, compresi i 24 membri della Heritage Orchestra. Inoltre sono stati chiamati i cantanti già utilizzati nelle registrazioni di studio: Heidi Vogel, Lou Rhodes, e Grey Reverend, oltre al dj PC, specialista di giradischi e mixing. Da tutta questa abbondanza scaturisce un suono lussureggiante, vivace, bello come ci si potrebbe immaginare, suggestivo ed a tratti onirico. La prestazione vocale della Vogel sul bellissimo brano di apertura, "All That You Give" (originariamente apparso nel 2002), è semplicemente stupenda. Swinscoe accende la serata con la sua formula artistica: sempre emotiva, calda e ricchissima nella sua essenzialità. Le dinamiche e le tessiture sonore che la Cinematic Orchestra crea con gli archi e le sezioni fiati  sono meravigliosamente efficaci,  spingono l’ascoltatore ad evocare un accordo di Gil Evans, un accento di Ryuichi Sakamoto o un fraseggio di Ennio Morricone. Ma alla fine è tutto maledettamente originale ed unico. Ci sono momenti di grande musica in questo live, sprazzi di jazz arioso e pulsante, come su "Flite", introdotto da un piano Rhodes su un tappeto ritmico sostenuto dai break di batteria e da un potente basso. E ogni intervento è misurato, ogni spazio è concesso con parsimonia, sempre in attesa dell’intervento dell'intera orchestra nella quale la sezione fiati diventa il collante per l’amalgama perfetto di tutti i musicisti. Un’architettura sonora spavalda e brillante, a tratti puntellata dal sound tagliente di chitarre funky e da accordi di pianoforte da sogno. Realmente qualcosa di mai sentito. “Child Song” stupisce per l’inizio corale e cantato che improvvisamente si trasforma in un assolo di piano elettrico accompagnato da basso e batteria, per poi richiamare brevemente le voci ed infine sfociare in un finale jazzistico, protagonista il sax. Drum’n bass in piena regola sull'affasciante “Flute”, vetrina perfetta per gli ottoni dell’orchestra, in un crescendo ipnotico sul quale si innestano suoni di chitarre quasi funk, mentre il ritmo è inquieto e vivacissimo. Paesaggi sonori minimi in "Familiar Ground", brano nel quale singoli strumenti astrattamente nascono e scompaiono nell'etere fino a quando la composizione entra nel vivo. Suggestive le voci corali che arrivano inaspettate e surreali creando un effetto spiazzante, ribadito dall’intervento del sax.  C’è astrazione e libertà ma anche ordine e disciplina in questa strana miscela artistica. La canzone "To Build A Home", cantata dal chitarrista Grey Reverend con il sostegno di Heidi Vogel, è concettuale e profonda ed a tratti ricorda le cose migliori dei primi Coldplay o dei Moody Blues fine anni ‘60. Ma anche il tema “canzone” ha il marchio distintivo della Cinematic Orchestra, con un languido, triste e drammatico tipo di tensione, senza tuttavia che mai venga oltrepassato il limite del buon gusto. “Prelude” è invece in sostanza un vero e proprio brano di musica classica magnificamente eseguito dagli archi: onirico e maestoso. La tensione emotiva non manca nemmeno in “Breathe” cantata ancora una volta da solista da Heidi Vogel. The Cinematic Orchestra si rituffa nelle atmosfere del jazz con la stupenda “Ode To The Big Sea” nella quale prima il pianoforte, poi la batteria ed infine il sax prendono i loro spazi con assoli notevolissimi, fino al finale che riporta drammaticamente il tenore del pezzo in un contesto da colonna sonora. Impressionismo musicale allo stato puro. Nella stessa dimensione astratta e fuori da ogni schema è anche “Time And Space”. La sua malinconia è fortissima ma è mitigata da un barlume di speranza, sottolineata dai sognanti e aerei archi e contrastata dai suoni minacciosi di campionatori e giradischi. Estreme sensazioni che vengono coniugate dal pianoforte e dai violoncelli. Un momento di riflessione per il pubblico prima dei 12 minuti della meravigliosa jam session dai toni noir di “Man With A movie Camera” che mettono perfettamente a fuoco tutto ciò che questo collettivo musicale ha da offrire dal punto di vista strumentale. Una composizione ambiziosa e difficile che si incammina pericolosamente in bilico tra la musica da film, il jazz improvvisato, toccando la musica classica, il cabaret e l’elettronica in un folle vortice assolutamente imperdibile di virtuosismi tecnici e sorprendenti soluzioni sonore. Live At The Royal Albert Hall è una dimostrazione davvero convincente delle straordinarie doti della Cinematic Orchestra. Senza dubbio è un album in grado di  lasciare a bocca aperta qualsiasi ascoltatore, anche il più smaliziato: la musica proposta sembra provenire a tratti da un’altra dimensione. E’ modernissima eppure antica, è inquietante e allo stesso tempo rilassante, in una sorta di montagne russe emozionali che non possono non catturare l’attenzione. C’è tutta l’eleganza ed il rigore di un capolavoro qui, ma c’è pure l’imprevedibilità e l’irrequietudine di una creatività da consegnare al futuro.