Jimmy Smith - Midnight Special


Jimmy Smith - Midnight Special

Spesso uno strumento specifico si identifica con un preciso musicista e viceversa. Questa regola è valida in particolare per Jimmy Smith e per il suo organo Hammond B3. Jimmy è l'organo jazz per definizione. Le sue contaminazioni lo vedono interessato in egual misura al blues, al gospel e dalla fine degli anni 60 anche al funk. La sua tecnica mirabolante gli è valsa l'appellattivo di "the incredible" ed il suo stile è considerato giustamente seminale per tutta una serie di musicisti venuti dopo di lui anche al di fuori del contesto jazz. Suonava le linee di basso sia con la pedaliera (principalmente nelle ballads) sia con la mano sinistra sulla tastiera inferiore dell'Hammond. Le tecniche di emulazione del contrabbasso furono ideate e perfezionate da Jimmy Smith che ne fece un vero marchio di fabbrica ed un maestro insuperato. Midnight Special è un album del 1960, uno dei tanti della sua grande produzione, registrato nella stessa sessione di un altro disco importante quale Back At The Chicken Shack, mentre è ancora sotto contratto dell'etichetta Blue Note. Nel 1963 passerà alla Verve e con essa registrerà numerosi altri capolavori e collaborerà per due volte con Wes Montgomery. Questo Midnight Special vede la patecipazione di Stanley Turrentine al sax. Kenny Burrell alla chitarra e Donald Bailey alla batteria. I brani sono tutti composti da Jimmy stesso ad eccezzione di uno standard come When i was born di Kern & Hammerstein ed un originale molto interessante di Turrentine: A subtle one. Come spesso accade nei dischi di questo funambolico organista originario della Pennsylvania tutto scorre con un senso di estrema fluidità. Gli assoli sono equamente distribuiti tra i membri del gruppo, anche se ovviamente Smith domina la scena, sciorinando il suo repertorio di velocissime scale e dando libero sfogo alla sua tecnica così caratteristica e riconoscibile. Ma una citazione va fatta sia per Stanley Turrentine che con il suo ricco sax illumina molti passaggi, sia per un grande e forse sottovalutato chitarrista come Kenny Burrell, che ugualmente fa sentire il suo timbro personale  ogni volta che viene chiamato all'assolo. Se si dice organo nel jazz si dice Jimmy Smith, senza dubbio.
Un altro musicista che, nel corso della sua lunga carriera, ha segnato profondamente non solo la sua epoca ma anche quelle successive. Il funk e l'acid jazz gli devono moltissimo. Ed anche il mondo del rock e del blues gli sono debitori. Chiunque si avvicini ad un organo Hammond deve fare i conti con questo straordinario talento afro-americano.