Everette Harp - First love


 Everette Harp - First Love


Se un bambino, come Everette, viene piazzato davanti al pianoforte all'età di due anni, e comincia suonare il sax a quattro, coltivando un talento ed una sensibilità musicale evidentemente innata, ci sono buone probabilità che ne venga fuori come minimo un buon musicista. Queste aspettative sono state mantenute da questo splendido artista di Huston, Texas. Nove sono gli album registrati fino ad oggi. E sia pur con luci ed ombre (lo ammetto: non ho mai troppo apprezzato la sua sopratutto iniziale predilezione per il jazz più leggero, troppo smooth e quasi da sottofondo) la sua è una carriera che si può certamente definire di successo e in ultima analisi ricca di ottime proposte.
Nella sua ultima fatica, First love, il sassofonista e compositore di jazz contemporaneo Everette Harp si sposta più in profondità in quello spazio esplorato nel 2007 con l'eccellente My inspiration. Prodotto da George Duke, già di per se una garanzia di qualità e classe, la fusione di strumenti acustici ed elettrici è qui perfettamente bilanciata. Le strutture melodiche e armoniche sono molto più complesse e la pur presente vena smooth jazz non prende mai realmente il sopravvento. Basta ascoltare l'esordio del cd con quel suo originale "The council of Nicea", certamente una delle cose più riuscite dell'intero album, e già si delinea un quadro di indubbio valore. Il tenore di Harp è accompagnato dal basso di James Genus e dalla perfetta batteria della bravissima Terri Lyne Carrington in un bel blues, impreziosito da un fantastico assolo hard bop della tromba di Michael "Patches" Stewart, Lenny Castro aggiunge le sue percussioni a completare il tutto. A dirigere la band è un George Duke molto ispirato, prevalentemente al Fender Rhodes e con in più l'aiuto dello squisito, anche se spesso sottovalutato, lavoro di chitarra elettrica assicurato da Dwight Sills. La ballata "Before you go" continua il cd con la Carrington che dispensa pennellate eleganti con il suo drumming preciso e mai banale. Un inizio tutto sommato piuttosto mainstream, che tuttavia  non vuol dire che non ci sia del sano e potente funky anche qui. Ad esempio troviamo il brano di Duke "Soul Fries" con l'ottimo Genus al basso elettrico, e dove il sound groovy del Rhodes è pulsante e ricco, mentre il sound bluseggiante di Harp e Stewart sono perfettamente funzionali ad un arrangiamento molto sofisticato. George Duke, inutile dirlo, con il suo talento immenso, contribuisce a dare un tocco in più, aggiungendo ove possibile una ulteriore zampata latin funk, così da rendere la band un insieme davvero molto efficace. La sorpresa più grande del cd, tuttavia, è nella lettura splendidamente sobria ma intensamente soul del bellissimo brano di John Coltrane "Central Park West". Qui è dove la padronanza di Harp al sax tenore è pienamente espressa, con un'abbondanza di sfumature contagiosa per calore e profondità. Si tratta di una lettura assolutamente fantastica del classico coltraniano. "Departure" ci trasporta verso echi alla Weather Report e lo fa tuttavia con un sound originale e ancora una volta un Everette Harp meraviglioso nel suo fraseggio ora serrato ora più rilassato, sempre in perfetto controllo. Con una suddivisione paritaria tra elettrico e acustico e magistralmente interpretato dal migliore Everette Harp ascoltato fino ad ora, abbiamo qui un album sofisticato e compiuto, intimo e potente. Perfetto e bilanciato negli arrangiamenti, stupendamente suonato da tutti i musicisti coinvolti. Tutto ciò rende questa la sua migliore registrazione in assoluto. Del suo talento di sassofonista virtuoso e tecnicamente ineccepibile ero certo fin dall'esordio nel lontano 1992, sulla qualità delle sue registrazioni c'è stato in me in passato qualche dubbio più che altro per l'eccessiva indulgenza dimostrata da Everette verso il lato più commerciale del jazz. Con First love ritengo che il cinquantaduenne texano abbia raggiunto la piena maturità artistica e creativa. Questo è un album che potrà segnare una linea di confine, così come fu, per Grover Washington. Jr, l'indimenticabile Winelight. Consigliatissimo.