Yellowjackets – Club Nocturne


Yellowjackets – Club Nocturne

Gli Yellowjackets sono uno dei gruppi storici più importanti nell’ambito della fusion music. Al pari di un altro gruppo basilare degli anni ’80, gli Steps Ahead, sono senza dubbio i portabandiera di un jazz moderno, contaminato con altre stili, ma fondamentalmente coerente e poco indulgente verso la musica più commerciale. Fondato nel 1981, il gruppo ha avuto come star degli esordi il chitarrista Robben Ford, ma il grande salto di qualità avvenne dopo la partenza dello stesso Ford, nel momento in cui il sassofonista Marc Russo prese il suo posto. A questo punto i membri originali Russell Ferrante alle tastiere, il bassista elettrico Jimmy Haslip, oltre al batterista William Kennedy, trovarono il proprio suono: sofisticato, tecnico, quasi matematico nella sua algida perfezione. A tratti  le composizioni originali degli Jellowjackets suonano vagamente come un più melodico Joe Zawinul, altre volte esprimono una loro peculiarità musicale ben precisa ed una personalità unica. Nel corso del tempo c’è stata un’evoluzione costante nel loro stile che si è sempre più allontanato dalla fusion degli esordi con la Warner Bros. nei primi anni '80, per avvicinarsi di pari passo ad una forma compiuta di jazz contemporaneo. Un ulteriore cambiamento nell’organico della band avvenne negli anni '90, quando Russo scelse di lasciare per una carriera solista e fu sostituito da Bob Mintzer ai sax ed al clarinetto basso. Un’ altra evidente svolta verso il jazz si era concretizzata. Nel 2013 gli Yellowjackets accolsero il nuovo bassista Felix Pastorius (figlio di Jaco). Infine Pastorius è stato sostituito da Dane Alderson nel 2015. Per questo Club Nocturne del 1998, quattordicesimo album della band, gli Yellowjackets mettono in pratica il desiderio di andare in una direzione diversa da tutte le loro uscite precedenti. La differenza su Club Nocturne è l'inserimento di quattro tracce vocali. Fortunatamente, non vi è alcuna differenza nel livello di musicalità e qualità compositiva tradizionalmente associato alla produzione di  questo formidabile quartetto. In realtà, Club Nocturne è una ideale prosecuzione artistica de i suoi immediati predecessori, Dreamland e Blue Hats. "Spirit of the West" e "Stick_to-it-ive-ness" spingono l’album verso un tenore postivo ed ottimista, forse meno cupo che in precedenza. Vengono esaltate le capacità compositive ricche di inventiva di Russell Ferrante e ovviamente la sua agile diteggiatura al piano, coadiuvate dal sempre melodico lavoro al basso di Jimmy Haslip e dalla padronanza del sassofono soprano di Bob Mintzer. Il groove è solido, l’impronta è inconfondibilmente quella tipica degli Yellowjackets. La swingante "Up From New Orleans," è un piccolo diversivo per la band solo perché Kurt Elling è ospite come cantante per questo omaggio scritto da Mintzer alla famosa città della Lousiana. Ma la musica è puro  Yellowjackets / Mintzer style, con i tipici controtempi e gli intrecci sonori sofisticati che siamo abituati ad ascoltare. "The Evening News" si muove in un groove sincopato guidato dal basso di Haslip e dalla batteria di William Kennedy, impegnato qui e in tutto il lavoro nelle sue solite, virtuose, esibizioni poliritmiche. Le due tracce più sorprendenti sono "Even The Pain", con la voce di Jonathan Butler, e "Love And Paris Rain", cantata da Brenda Russell: due canzoni che entrano di diritto nel campo dello smooth jazz, ognuna delle quali ha però abbastanza carattere e personalità per distinguersi dalla massa. La prima, con Butler, ha il sapore del suo nativo Sud Africa, mentre la seconda con la signora Russell si segnala per la sua inaspettata progressione di accordi. "The Village Church" è  un richiamo all’infanzia di Ferrante, il cui padre era un direttore di coro in chiesa, inevitabili gli echi gospel filtrati dal contesto jazz fusion. "Twilight For Nancy" è una bellissima ballata strumentale, in cui il piano è lirico e fluidissimo, mentre "Automat" ricorda da vicino gli album precedenti, con il sax ed il synth che giocano in contrappunto attorno e dentro la melodia. Il pezzo finale, "All Is Quiet" porta di nuovo Elling al microfono, questa volta in un ambiente atipico per una registrazione degli Yellowjackets, il cantante (e pianista a sua volta) confronta la sua voce con il sax di Mintzer, mentre il resto della band agisce in sottofondo. Club Nocturne è bello ed interessante dall'inizio alla fine, un ulteriore passo avanti nel cammino artistico dei mitici Yellowjackets. Se da un lato si percepisce una volontà  di espandere la loro musica ad un pubblico più ampio, è assolutamente apprezzabile che siano al contempo riusciti a evitare di compromettere i loro tradizionali ed elevatissimi standard musicali. Il giudizio complessivo si guadagna quattro stelle abbondanti assolutamente meritate.