Gil Scott-Heron - Spirits


Gil Scott-Heron - Spirits

Il più impegnato, il più politico, il più arrabbiato tra i cantautori soul afro-americani. Gil Scott-Heron, scomparso prematuramente il 27 Maggio del 2011 a New York è senza dubbio un artista da rivalutare.Dotato di una stupenda, profondissima voce inconfondibilmente black, ha scritto pagine memorabili nell'ambito della musica soul a partire dalla fine degli anni '60, restando attivo fino al 1998. Il suo essere non solo contro il sistema, ma chiaramente schierato politicamente a sinistra, non favorì mai il rapporto con le case discografiche. Anche per questo motivo smise di registrare materiale molto tempo prima che i  ripetuti problemi con la giustizia e dopo anche una grave malattia ne bloccassero l'attività. Il suo più grande successo fu una canzone diventata famosa: "The bottle" del 1978. Il caratteristico riff di flauto è stato campionato numerose volte in brani più recenti di altri artisti, e diverse sono state anche le covers. Confinare Gil Scott-Heron all'interno di uno stile definito non si addice alla multiforme personalità di questo straordinario e sfortunato musicista. Lui poteva spaziare dal jazz, al funky, al reggae, alla soul o l'r&b, e spesso i risultati erano eccellenti. La sua vena poetica come autore di "spoken words" cioè di poesia recitata su basi musicali fanno di lui una sorta di padre putativo del rap moderno. In questo album, il penultimo prima del suo stop definitivo in veste di autore di materiale originale, spicca il brano Give her a call, illuminato da una interpretazione piena di passionalità e dagli splendidi contrappunti di piano acustico, suonato dall'inseparabile Brian Jackson, che ne caratterizzano l'arrangiamento. Da non dimenticare poi la lunga, intensa Siprits, fortemente jazzata e ricca di assoli del sax di Ron Holloway e di piano del già citato Jackson. In conclusione resta da citare la fantastica e variegata suite in tre parti "The other side" dove oltre alla sua voce, spesso quasi narrante, figurano alcuni assoli notevolissimi di chitarra, piano e basso con echi quasi jazz-rock. Gil Scott-Heron era un grande artista ed è stato sfortunato e sottovalutato. Io lo reputo degno invece di una grande (ri)scoperta e spero che queste righe vi spingeranno ad ascoltarlo e di conseguenza ad apprezzarlo. "The revolution will not be televised" diceva Gil tanti anni fa in una sua canzone; oggi questo slogan non potrebbe essere più sbagliato, con l'evoluzione dei media si potrebbe dire esattamente il contrario, ma negli anni '80 chi avrebbe immaginato l'avvento delle nuove tecnologie di comunicazione ?