Stanley Clarke - 1,2, To The Bass


Stanley Clarke - 1,2, To The Bass

Stanley Clarke è senza dubbio un bassista fenomenale dal talento cristallino. E' anche, certamente, uno dei musicisti più influenti del panorama mondiale, un artista che vanta decine di seguaci tra i colleghi e migliaia di fan accaniti e devoti. Tuttavia non ha fatto molto per mostrare queste capacità nelle sue registrazioni a partire dalla fine degli anni '70. Da allora in avanti è chiara una propensione di Clarke per materiale spesso banale, molto pop-oriented, cosa che fa, di conseguenza, ben poco per illuminare a dovere la sua grande padronanza tecnica dello strumento o di coinvolgere l'ascoltatore sia melodicamente che liricamente. 1, 2, to the Bass è un passo nella giusta direzione, con più di un tocco jazz-oriented e alcune collaborazioni interessanti. Insieme al rapper Q-Tip ad esempio abbiamo subito un buon inizio per il cd, la title track reinventa in chiave modern hip hop jazz un tema molto in voga qualche anno indietro, ai tempi dell'esplosione dell'acid jazz. "Simply Said" vira più verso la fusion classica ma lo fa con il flautista Hubert Laws ed un bel riff melodico. Vi è anche una rielaborazione piuttosto ispirata del classico R & B  "Where Is The Love", di Glenn Lewis e Amel Larrieux. In seguito, "Los Caballos" suona un pò troppo melodicamente romantica, e la successiva lettura da parte di Oprah Winfrey della poesia di Maya Angelou "I Shall Not Be Moved" sembra un po' fuori luogo in un album come questo. "Bout Bass" suona electro-funky-disco con una sua connotazione energica e potente. Notevole la cover di "Hair" con un bellissimo assolo di un ispirato Joe Satriani. Complessivamente forse non è la svolta esaltante che ci si poteva aspettare da un grande come Stanley Clarke, ma 1, 2, to the bass è comunque un ritorno molto eccitante, che si ascolta con grande piacere e che non manca di riservare molte piacevoli sorprese, unitamente, va detto, a momenti non particolarmente azzecati. Da uno come Stanley ci si aspetta sempre molto d'altra parte, perfino, perchè no, un ritorno al jazz più puro, ambito nel quale potrebbe esprimersi ai più alti livelli sia come compositore che come esecutore.