John Coltrane - My Favourite Things



John Coltrane - My Favourite Things

Quando penso al jazz penso a questo disco. Quando penso ad un genio musicale mi viene in mente subito John Coltrane. Possiedo una copia in vinile di My favourite things, su di essa ci sono gli autografi di Elvin Jones e McCoy Tyner cioè il batterista ed il pianista che parteciparono a questa storica sessione di registrazione insieme a Steve Davis al contrabbasso. Questo è un disco storico, importante, bellissimo. Non ci sono brani originali di Coltrane qui, solo la reinterpretazione in chiave modale di alcuni standard già famosi ed usati da moltissimi musicisti. Solo quattro brani, lunghissimi, articolati, vari ed a tratti sconvolti dalla furia creativa di un John Coltrane in stato di grazia ed alle prese per la prima volta con il sax soprano (strumento che in seguito userà molte altre volte apprenzzandone le possibilità espressive e la timbrica particolare). La title track è di Richard Rodgers, poi Everytime we say goodbye di Cole Porter, ed infine Summertime di Gershwin e But not for me sempre di Gershwin. « Cerco di scegliere... una canzone che abbia un bel sound, che sia orecchiabile... e poi provo a metterci sezioni in cui possiamo suonare parti solistiche... così finiamo per improvvisare all'interno di una melodia nota. » questa dichiarazione rilasciata dal grande John in un'intervista riassume in poche parole la filosofia e lo spirito innovatore che animavano il neo formato quartetto all'inizio degli anni 60. Coltrane l'uomo che, partito dal jazz più tradizionale arriverà a leggere tra i primi il linguaggio del free, è infatti un anello di passaggio e congiunzione fondamentale tra il be-bop e l'avanguardia. Con My favourite things tocca probabilmente uno dei suoi picchi creativi, regalando un capolavoro alla storia della musica e momenti memorabili di grande jazz a tutti gli appassionati. La continua scomposizione delle melodie originali che tuttavia ricompaiono più volte nel corso dei brani, la ricerca dell'improvvisazione, spesso intricata e complessa non appesantiscono mai la musica, che scorre fluida, liquida, sgusciante. L'interplay tra i membri della band è favoloso, con un McCoy Tyner che usa il suo piano in modo molto percussivo, quasi a non voler ricercare la melodia per forza ed una sezione ritmica che si delinea una perfetta base per i sinuosi assoli di sax soprano del leader, che alla fine risultano sublimi. John Coltrane ha veramente segnato una linea di confine tra il jazz degli anni 50 e tutto ciò che è venuto dopo. Ascoltare My favourite things oggi, nel 2016, a 55 anni dalla sua pubblicazione è ancora un'esperienza irripetibile, nulla è andato perso della freschezza delle esecuzioni o della creatività e del valore dei musicisti coinvolti. Per me questo è uno dei dischi più belli che siano mai stati realizzati. Per questo motivo consiglio a tutti di ascoltarlo, non resterete delusi.