Spyro Gyra – Down The Wire


Spyro Gyra – Down The Wire

Fondati nel 1974 dal sassofonista Jay Beckenstein, gli Spyro Gyra sono sicuramente una delle band più popolari in ambito fusion / smooth jazz. Negli ultimi quarant’anni sono stati costantemente uno dei gruppi di maggior successo di questa corrente musicale, con migliaia di seguaci appassionati in ogni angolo del pianeta. La band è diventata una realtà discografica a tempo pieno nel 1976 e da allora ha pubblicato 35 album comprese le raccolte e i live. Inoltre è stata ininterrottamente impegnata in innumerevoli tour in giro per il mondo. La musica degli Spyro Gyra, che unisce il jazz con il funk ed elementi di pop e musica caraibica, è stata spesso attaccata dai critici, che probabilmente non hanno mai gradito la leggerezza eccessiva di alcune delle loro registrazioni di studio e il tono spesso disincantato della loro formula artistica. Gli spettacoli dal vivo degli Spyro però mettono d’accordo tutti, in quanto all’unanimità vengono considerati molto stimolanti, dinamici e fantasiosi. A Buffalo, New York,  Jay Beckenstein ed il suo amico di lunga data, il tastierista Jeremy Wall, reclutarono nella band altri musicisti che erano coinvolti più o meno professionalmente nella scena jazz e rock locale. In quel periodo, il gruppo stava anche cominciando ad avere un buon seguito di pubblico. Curiosa la storia che sta dietro al loro nome: il proprietario di un club che voleva pubblicizzare una serata della band chiese a Beckenstein come si chiamassero. Il sassofonista rispose d’istinto "Spirogyra", un termine imparato in un corso di biologia all'università. Il gestore del locale scrisse male la parola spezzandola in due, così nacque il nome Spyro Gyra. La band era definitivamente nata con i membri originari Jay Beckenstein, Jeremy Wall, Jim Kurzdorfer, e Tom Walsh. Non molto tempo dopo, il gruppo aggiunse come secondo tastierista Tom Schuman, il chitarrista Chet Catallo, il batterista Eli Konikoff, e il percussionista Gerardo Velez. Una formazione che resterà inalterata fino al 1978 quando Jeremy Wall abbandonò il gruppo ma che poi vide altri cambiamenti nel corso degli anni. Creativamente parlando, gli Spyro Gyra hanno certamente avuto i loro alti e bassi. Il leader e sassofonista Jay Beckenstein ed i suoi colleghi hanno registrato alcune vere gemme nel corso della carriera, ma hanno anche inanellato una certa quantità di materiale scontato e un po’ ripetitivo. Per fortuna, non c'è un briciolo di noia e banalità su “Down The Wire”, che è tra gli album di studio che meglio cattura il tipo di energia e di vitalità  per cui gli Spyro Gyra sono noti quando si esibiscono su di un palco. Non ci sono nemmeno maldestri tentativi di emulare Kenny G, Richard Elliot, o Najee su questo bel disco del 2009. Down The Wire è un onesto e sincero lavoro di fusion, accessibile e melodico, ma ha il pregio di mantenere lo spirito d’avventura e di improvvisazione tipico del jazz. Beckenstein, che è un sassofonista molto dotato, offre molti assoli ispirati e ricchi di inventiva, così come tutti gli Spyro Gyra insieme non hanno paura di proporre brani particolari ed interessanti, come la salsa afro cubana di "La Zona Rossa," o il misterioso e melodico "Unspoken", e ancora il vibrante jazz rock di "Ice Mountain". Inaspettata ed entusiasmante l’escursione nel bop in "The Tippin' Point", anche se la maggior parte del materiale combina il jazz con moltissimi elementi di rock, funk, e soul. Naturalmente verrebbe da dire, poichè è questa in sintesi la chiave di lettura della fusion. E’ inoltre da sottolineare il magnifico lavoro alle tastiere di Tom Schuman che da il meglio di se proprio quando si esibisce con gli Spyro. Ugualmente valido il contributo alla chitarra di Julio Fenandez, sempre fluido e creativo negli assoli. Le radici degli Spyro Gyra vanno cercate nei Weather Report, neii Return to Forever, ovviamente nel Miles Davis elettrico, e negli Headhunters di Herbie Hancock. In altre parole inizialmente trassero la loro ispirazione dai più avventurosi e influenti tra i grandi musicisti degli anni ’70, per cui la loro primissima produzione musicale riflette proprio queste passioni. Purtroppo in seguito, negli anni '90, la volontà degli Spyro Gyra di assecondare lo smooth jazz commerciale che allora imperversava, ha provocato una serie di uscite piuttosto infelici. Una tendenza che tuttavia si è radicalmente invertita a partire dalla seconda metà del nuovo millennio. Ed infatti non ci sono punti deboli o cadute di tono nei sessantacinque minuti di questo album. Gli  Spyro Gyra di Down The Wire agiscono creativamente a ruota libera, un po’ come quelli di inizio carriera. Questo è un disco coinvolgente e molto indovinato che Jay Beckenstein dovrebbe essere orgoglioso di avere nel catalogo del suo gruppo e che gli appassionati di fusion non dovrebbero farsi sfuggire.