Sarah Vaughan – Brazilian Romance


Sarah Vaughan – Brazilian Romance

Sarah Vaughan: ovvero una delle voci più meravigliose del 20° secolo, insieme a Ella Fitzgerald e Billie Holiday rientra nel novero delle cantanti di jazz che davvero hanno avuto una marcia in più. Con la sua vasta gamma tonale, il suo vibrato perfettamente controllato, e non ultime le sue incredibili capacità espressive la Divina Sarah ha sempre dato l'impressione di poter fare tutto quello che voleva con la sua voce. I più integralisti tra gli appassionati di jazz non sono molto propensi a citare Brazilian Romance come l’album ideale per iniziare ad esplorare il lavoro di Sarah Vaughan. Se questo può avere un fondamento considerando quarant’anni di carriera nel jazz, è anche frutto di un eccessivo pregiudizio verso le varianti jazzistiche più recenti e contaminate. L'album è stato registrato nel 1987, cioè verso la fine della carriera discografica della grande cantante, ed è chiaramente un prodotto di quel tempo, influenzato dallo smooth jazz e dunque è suonato con dovizia di tastiere e sintetizzatori unitamente al fatto di essere arrangiato in modo contemporaneo. Come in molte delle sue opere più tarde, un filo di sentimentalismo è da subito perfettamente percepibile. Di più, le canzoni non sono proprio i classici standard del jazz che ci si potrebbe aspettare, bensì dei ben più aticipi brani post-bossa-nova scritti da Milton Nascimento, Dori Caymmi, Sergio Mendes e altri. Ma al talento unico di Sarah Vaughan bastano circa 30 secondi della prima canzone, "Make This City Ours Tonight", per demolire una ad una tali argomentazioni. Magicamente, come solo la classe più pura sa fare, lei conquista l’attenzione e si insinua nell’anima, scivolando sopra qualsiasi tipo di musica ed ogni eventuale spigolosità con il solo calore  della sua meravigliosa ed iconica voce. Sarah è ben consapevole di ogni cadenza ritmica della melodia, tuttavia la sua alchimia sta anche nel fatto che lei non sempre banalmente la segue: dopo aver cantato abbastanza semplicemente la prima strofa, magari allunga le battute della seconda, dipingendo pigramente le sue frasi  musicali senza alcuno sforzo, così…naturalmente. Questa particolare abilità, evidente su "Nothing Will Be As It Was", è da sempre una delle cose che i musicisti hanno apprezzato di più di Sarah. Senza necessariamente ricorrere allo scat (che pure è una sua specialità) la Vaughan appare libera di fluttuare, di sviluppare quei fraseggi audaci che consentono di trasformare la forma e il tono di una qualsiasi canzone. Questo album è dunque una testimonianza dell’arte dell’ultima Sarah Vaughan ed è, come sottolineato dal titolo, dedicato al Brasile ed ai suoi compositori contemporanei. Vaughan è stata tra le più importanti interpreti di musica brasiliana della storia del jazz. La sua discografia comprende molti album dal vivo con i successi di Antonio Carlos Jobim e altri, così come un paio di raccolte di brani a tema dedicati in esclusiva a materiale brasiliano più moderno. Brazilian Romance è tra i più interessanti e coerenti dischi del secondo gruppo: registrato tre anni prima di mancare, è il suo equivalente di American Recordings di Johnny Cash,  pieno di spirito contemporaneo e sospinto da una voce senza tempo.