Reza Khan – Wind Dance


Reza Khan – Wind Dance

Reza Kahn, compositore e chitarrista, nato e cresciuto in Bangladesh, ma residente a New York,  incarna la versatilità musicale con una variegata combinazione di generi: dal pop, al jazz, dal rock alla fusion, senza dimenticare la world music e la new age.  Khan torna con il suo quarto album intitolato Wind Dance, un lavoro che conferma quanto di buono proposto nei dischi precedenti e arricchito dalla presenza in studio di una band di stelle dello smooth jazz tutta nuova. Ma il chitarrista orientale non è solo un altro musicista con un’ottima visione artistica. La sua musica è un'estensione della sua personalità, dato che ricopre il ruolo di program manager per le Nazioni Unite, dove contribuisce alle operazioni di pace in Africa, in Asia e nel Medio Oriente. Inoltre, il suo impegno umanitario lo ha portato in varie parti dell'America Latina. In ognuno di questi continenti Reza ha conosciuto in prima persona la povertà e le violazioni dei diritti umani, cosa che lo ha profondamente segnato, ma viaggiare lo ha anche avvicinato a svariate culture musicali. E’ dunque evidente come Khan abbia proiettato le sue esperienza sulla musica, e conduca poi anche una vita impegnata ed interessante al di fuori dell’ambito artistico, cosa che ne fa un personaggio alquanto singolare. Come detto, per il suo ultimo album Reza Khan ha chiamato alcuni pesi massimi del contemporary jazz, vale a dire il trombettista Rick Braun, i sassofonisti Andy Snitzer e Nelson Rangell (anche se Rangell viene utilizzato come flautista), il chitarrista degli Acoustic Alchemy Miles Gilderdale, il chitarrista Marc Antoine, il tastierista Philippe Saisse, ed infine il bassista Mark Egan. Il risultato di una tale riunione di talenti è una variopinta cornucopia musicale piena di delicata e raffinata bellezza. Per avere un’idea chiara dei contenuti di Wind Dance, si devono semplicemente ascoltare le diverse trame che si intrecciano nei quattordici brani che compongono il disco. La formula è quella consolidata dai tre album precedenti: ad esempio il titolo d’apertura, "Ride" che inizia leggera come una tiepida brezza caraibica per aprirsi al calore dell’intensità espressiva del sax  di Snitzer. Lo smooth jazz “canonico”  sostiene il bel feeling melodico della title track “Wind Dance”, nella quale Reza Khan si esibisce sia con la chitarra elettrica che con quella acustica. "Overdrive" ha invece una bella grinta funky e un ritmo contagioso ma anche aperture sonore molto accattivanti. Diversa e fascinosa la world music al confine della new age di "The Other Side". In un continuo alternarsi di atmosfere e sapori variegati ecco il pop-jazz in salsa Sud Americana di "Sunset Highway". "Villa Rosa” prosegue sulla stessa falsa riga, facendoci restare ancora in un contesto latino, sia pur profumato di contemporary music. "Bridges Of Angels" esce dagli schemi, ed è di difficile catalogazione poichè all’interno del pezzo ci sono echi spagnoli, ma c’è pure una spruzzata di progressive e di world. L’intero album è l’espressione di un grande eclettismo, di una grande curiosità intellettuale e di apertura verso ogni sorta di genere musicale. Reza Khan è sicuramente un chitarrista molto sensibile che porta con se il suo vissuto di cittadino del mondo e Newyorkese d’adozione, mostrandoci con discrezione e misura lo scrigno della sua arte e della sua cultura. Wind Dance è soprattutto un album suonato in modo splendido da tutti i musicisti coinvolti. Indubbiamente Khan non fa del jazz la sua unica matrice, così come anche il termine fusion potrebbe non essere il più corretto per definire il suo stile, analogamente ad alcune uscite del Pat Metheny Group. Come il maestro Pat anche Khan immette nei suoi brani la giusta dose di ricerca ed innovazione ma anche molta poesia e vibrazioni etniche. Se cercate un progetto che abbia un approccio concettualmente jazzistico, ma che di fatto sia poi, musicalmente parlando, tutt’altra cosa, Wind Dance dovrebbe fare al caso vostro.