Chet Baker - She was too good to me


Chet Baker - She was too good to me

Chet Baker, ovvero un grande talento del jazz tanto dotato quanto controverso e "maledetto". La sua vita dissipata tra tossicodipendenze, conoscenze pericolose, problemi legali, sempre sull'orlo del baratro è un vero paradigma di come sia possibile per un essere umano e per un artista toccare le vette della creatività e cadere nel buio dell'oblio in un battito di ciglia. Sprofondare e rialzarsi, sparire e poi ritornare sono stati il leit motiv della vita di Chet Baker. La sua musica non è altro che lo specchio della sua stessa esistenza e delle sue (spesso sbagliate) scelte, forse per questo molto spesso riesce a toccarti l'anima. She was too good to me oltre ad essere un buon disco è da molti riconosciuto come l'album del ritorno del grande trombettista ai livelli superiori che ne avevano caratterizzato la produzione jazzistica prima della sua lunga fase oscura dovuta alle note difficoltà a causa della droga. Benchè avesse registrato numerosi dischi alla fine degli anni 60 ed anche agli inizi dei 70, questi erano album commerciali e di scarso valore artistico che servivano a Chet solo per incassare soldi e risolvere così i problemi legati ai debiti ed alla tossicodipendenza. Questo è anche l'inizio di una proficua collaborazione con Creed Taylor e l'etichetta CTI per la quale anche in seguito registrerà alcuni lavori molto interessanti. Al piano elettrico abbiamo un giovane Bob James, ma partecipano alla registrazione anche altre stars come Ron Carter al basso, Jack Dejohnette e Steve Gadd alla batteria, Paul Desmond al sax alto, Dave Friedmann al vibrafono, e Hubert Laws al flauto. Una spruzzata di archi mai troppo invadenti danno al tutto un sapore unico. Chet Baker si esibisce anche come cantante, come d'abitudine, mostrando una voce in cambiamento, sempre morbida e confidenziale ma più bassa, forse ormai provata dal fumo e dalle droghe. Resta smagliante il suo fraseggio, il suo timbro così lirico e intimista, profondamente cool come il movimento di cui è giustamente considerato uno dei principali esponenti. E' un piacere sentirlo sciorinare melodie e contrappunti in ottima forma, senza esitazioni, con l'espressività e la sensibilità che nessuno può negare siano le sue caratteristiche peculiari. L'eccezionale band che lo accompagna svolge splendidamente il suo compito ed in particolare alcuni assoli di Bob James, Paul Desmond e Hubert Laws sono degni di attenzione. Il magico tocco nella produzione offerto dal grande Creed Taylor fa il resto. Fa sempre impressione guardare le foto di Chet Baker con la sua faccia scavata, quasi corrosa, la sua magrezza esagerata ed un aspetto spesso al limite del trasandato, frutto della sua tormentata e sfortunata condotta di vita. Ma fa ancora più sensazione ascoltare di quanto talento e di quanta bravura fosse dotato questo musicista che, nonostante tutto, occupa un posto di rilievo nella storia del jazz. Per questo la sua tromba non verrà mai dimenticata.