Oli Silk - So Many Ways


Oli Silk - So Many Ways

Oli Silk è un pianista/tastierista/compositore britannico di venticinque anni che ha fatto il suo debutto nel Regno Unito nei primi anni 2000 come parte del duo Sugar & Silk. Oli si presenta come volto nuovo sulla scena musicale americana nel 2006, attirando l’attenzione delle classiche radio specializzate e suonando inoltre in numerose manifestazioni quali ad esempio il Catalina Island JazzTrax Festival. Come artista è influenzato dai grandi pianisti suoi contemporanei, ma più anziani, ed ha come punti di riferimento personaggi del calibro di Jeff Lorber, George Duke, Bob James.  Il suo primo album del 2006 riassume perfettamente sia il suo stile di musicista che le sue doti di compositore rappresentando al meglio l’essenza del moderno smooth jazz. Fluido e tecnicamente dotato il ragazzo londinese dimostra una gran bella mano al piano elettrico, un ottimo controllo del piano acustico e una certa abilità anche con gli immancabili synth. Il lavoro inizia con una dolce miscela di atmosfere laid-back e una bella melodia di pianoforte acustico nella morbida "Eve’s Song", poi Oli vira un po' più sul funky e il suono si fa “urban” con l’interessante  "So Many Ways" (bella la parte vocale di Yvonne John-Lewis). In pieno stile Jeff Lorber, arriva poi il brano "London to Los Angeles Express", magistralmente guidato da un Fender Rhodes ricco di soul feeling, perfettamente centrato su quelle atmosfere ricche di groove per le quali il genere è spesso riconosciuto.  Quando Oli Silk sembra stia indugiando su un suono un po’ troppo rilassato, ecco tornare il ritmo, complice il sassofonista Jareed che troviamo sul brano più vivace del disco: "Deuces". So Many Ways è certamente un album percorso da un’atmosfera moderna, molto raffinata, una patina che però qualche volta sarebbe preferibile superare spingendo di più sulle corde del funk più ruvido. Il bel suono di sax di Jaared si ripresenta con "Summer Flying , un'altra canzone che risponde pienamente alle esigenze di genere, mostrando un bel carattere R&B, arricchito dalla voce di Bruce Parker. Ci sono molti spunti interessanti  ed elementi di novità su questo So Many Ways, anche se forse il giovane talento britannico tende a privilegiare troppo quella componente easy listening che è poi di fatto una firma caratteristica dello smooth jazz.  Questo è tuttavia anche uno dei dischi di genere più gradevoli recentemente ascoltati e tiene bene vivo l’interesse dell’ascoltatore anche dopo ascolti ripetuti. Potrà in qualche misura dare adito alle critiche di chi non apprezza minimamente lo stile morbido e a volte edulcorato di certa moderna musica strumentale. Probabilmente non sarà troppo eccitante nemmeno per i fan dei tastieristi più popolari e famosi (come Jeff Lorber o George Duke). Però era ed è ancora, a suo modo, un gioiellino che si fa ascoltare con grande piacere, forte delle belle melodie e di alcuni arrangiamenti davvero originali.