Shakatak - Live at Ronnie Scott’s


Shakatak - Live at Ronnie Scott’s

1983, avevo appena acquistato il mio primo lettore di cd, un Philips molto spartano, e dei primi due dischi che mi accaparrai nel nuovo, rivoluzionario formato, uno fu Drivin’ Hard degli Shakatak (pubblicato a dire il vero nel 1981 ma solo su vinile). Fu passione al primo ascolto. Su una solida base ritmica (Roger Odell alla batteria e George Anderson al basso) con sfumature funky-disco molto ricercate, ecco materializzarsi una serie di moderne e accattivanti melodie, non solo strumentali, arricchite dagli stupendi assoli di piano di Bill Sharpe e tutto insaporito da una brava cantante come Jill Saward . Si trattava e si tratta ancora (il gruppo è ancora splendidamente attivo) di una perfetta alchimia, di un sound riuscito e vincente, compiuto nel suo rigore formale e nella pulizia degli arrangiamenti proprio perchè questi 4 musicisti inglesi sono dei veri maestri della forma. Detto questo, avere un sound così patinato e pulito non è sempre una buona cosa quando si affrontano gli spettacoli dal vivo, come quello che questo bellissimo album ha catturato. Tuttavia Live at Ronnie Scott’s  non è certo la prima registrazione di cui si ha testimonianza poiché  il primo Shakatak Live è addirittura del 1985. Quella prima esperienza live ha cristallizzato l'energia di un gruppo di giovani  in crescita e lanciati sulla cresta dell’onda dei successi radiofonici e di vendite e supportati da una vasta e popolare platea di fan. Live at Ronnie Scott’s arriva 12 anni dopo, cogliendo un gruppo più vecchio e più maturo, ancora più esperto in studio e con una grande reputazione in gioco. Questo, forse, è il motivo per cui il quartetto storico è coadiuvato da un trio aggiuntivo di musicisti che fornisce cori vocali , sax , e percussioni, in un insieme che contribuisce ad aumentare il livello delle performance del gruppo, avvicinandolo sensibilmente a quello delle loro ambiziose creazioni di studio . L’intenzione non è certo quella di soffocare o nascondere il talento e la bravura indiscutibile dei quattro Shakatak , che si dimostrano straordinari sul palco come è lecito aspettarsi ed anzi si esaltano nell’esecuzione di alcuni dei loro brani più noti , tra cui " Streetwalkin ' ", " Day by Day" (purtroppo qui senza Al Jarreau) , " Nightbirds " e " Easier Said Than Done ". Live At Ronnie Scott’s  può non avere la vibrante forza giovanile del loro precedente album live , ma è comunque una dimostrazione di come gli Shakatak hanno preservato il loro stile e siano cresciuti durante la loro lunga carriera. Una menzione particolare mi sento di doverla a quel magnifico pianista che è Bill Sharpe, in grado di entusiasmare ogni volta che sale alla ribalta con uno dei suoi proverbiali assolo. Veloce, preciso, lirico ed espressivo al limite della perfezione, questo inglese dell’ Hertfordshire è il vero cuore pulsante e il deus ex machina degli Shakatak che senza di lui non sarebbero certo la stessa cosa. Il pianoforte è il protagonista, il marchio di fabbrica, il faro di questa band. Live at Ronnie Scott's è un disco riuscito, solare, gioioso. Un resoconto fedele di una magica serata di musica in quel di Londra in grado di evocare al contempo i ricordi di un'epoca felice e ormai lontana come i mitici anni ’80.