Art Porter, Jr. - Undecover


Art Porter, Jr. - Undecover

Voglio parlare nuovamente di un giovane sassofonista a cui il fato ha tolto una luminosa carriera, privando i fans di un talento dalle grandi potenzialità espressive. Sfortunato e bravo il nostro Art Porter, sassofonista di valore, figlio del pianista Art Porter, Sr., scomparso a 35 anni in un tragico incidente in Thailandia, dopo aver registrato solo cinque album. Quello di cui parliamo, "Undercover", è il suo terzo, registrato per la prestigiosa etichetta Verve. Una curiosità riguardo a questo artista è che egli è nativo di Little Rock, Arkansas, lo stesso luogo di origine di Bill Clinton (sassofonista per diletto a sua volta), e che suonò nel 1993  insieme al padre in un concerto proprio in onore dell'insediamento del presidente degli Stati Uniti, che era un suo grande estimatore. Un talento naturale sbocciato fin da bambino prima alla batteria, in seguito dopo aver preso lezioni anche di pianoforte, esploso al sax. In questo bellissimo album Art Porter si mostra palesemente maturato rispetto ai primissimi lavori ed il merito è in parte della felice scelta di una doppia e sontuosa produzione: quella consolidata di Jeff Lorber e quella nuova di Ronnie Foster. Da qui un disco in perfetto equilibrio tra le esplosioni ritmiche e funky esaltate dalla vena di Lorber e le atmosfere più rilassate e romantiche ispirate dal gusto di Foster. Una soluzione che da al lavoro un respiro fresco e godibile, mettendo al posto giusto tutto quello che serve per far rendere al meglio le anime di un artista sensibile ed energico come il nostro Art in un contesto indiscutibilmente smooth jazz, ma con una qualità spesso sconosciuta in un genere dove regna la tendenza all'appiattimento. La voce del sax è qui a tratti ruvida e scattante, in altri momenti setosa e sognante. Si salta di tempo in tempo, dal funky classico alla ballata romantica ed in tutto questo Porter mantiene una coerenza espressiva mirabile, frutto di una energia fluida, in continua evoluzione, giocosa ed equilibrata, magicamente sospesa sulla base di una produzione e di arrangiamenti perfetti e calibrati. Due chitarristi star sono al servizio di questo progetto e ne arricchiscono ulteriormente i contenuti: Norman Brown e Paul Jackson, Jr. Harvey Mason alla batteria garantisce la ritmica  ideale, Nate Phillips al basso l'immancabile groove. Ciliegine sulla succosa torta sono le parti di tastiera magistralmente orchestrate dai due produttori dell'album: Jeff Lorber e Ronnie Foster, due nomi di grande livello che sono una garanzia assoluta. Un gran bel disco questo Undercover che consiglio a tutti di ascoltare. Un talento quello di Art Porter che dispiace non aver avuto la possibilità di godere più a lungo a causa di un incredibile quanto sfortunato incidente. Art Porter ci lascia la testimonianza della sua arte con i suoi 5 album di cui forse questo è il migliore. I suoi colleghi lo stimavano e gli hanno tributato l'onore di un disco in sua memoria, assemblando con materiale live quel "For Art's Sake" di cui ho parlato in un'altra recensione. Su quel lavoro postumo ci sono anche due canzoni inedite ed una di queste, bellissima, gli è stata dedicata proprio da Jeff Lorber. Un' iniziativa riservata ai migliori a riprova del fatto che Art era speciale come sassofonista e come persona.