David Sanborn - Another Hand


David Sanborn - Another Hand

Virtuoso conclamato del sax alto, David Sanborn è un esperto di tecniche avanzate quali: quarti di tono, growl, suoni multipli (multiphonics), estensione di 4 ottave (top tones), ed è probabilmente il sassofonista più influente degli ultimi 20 anni in ambito pop, R & B, e più in generale di tutta quella corrente musicale collocabile nel termine "crossover". Un grande numero di sassofonisti si è ispirato a lui e David ha anche suonato con i più quotati musicisti dell'era moderna. Sono innumerevoli i suoi contributi come ospite nei dischi di moltissimi cantanti di fama, un esempio ne sia, tra tanti, il suo assolo in Just The Way You Are di Billy Joel. La sua preparazione artistica gli consente di spaziare in più generi musicali: jazz, smooth jazz, crossover, soul, funk, rhythm'n'blues, fusion, pop, rock. La maggior parte delle sue registrazioni sono comunque state nel contesto fusion, con venature soul / R&B, anche se Sanborn è soprattutto un valido jazzista. Ultimamente si è riavvicinato al jazz classico, con un serie di lavori davvero molto interessanti. I suoi maggiori contributi alla musica sono in particolare il suo sound passionale (le sue proverbiali note alte, quasi urlate e molto emotive), e le sue interpretazioni delle melodie che aumentano sempre il tasso qualitativo dei brani ove venga impiegato. A differenza dei suoi innumerevoli imitatori, Sanborn è immediatamente riconoscibile già dopo due note, una caratteristica unica e straordinaria di un artista già di per se di grande valore. Dopo la gavetta fatta a Chicago soprattutto in ambito blues, Sanborn ha collaborato con Gil Evans , Stevie Wonder , David Bowie e i Brecker Brothers, ed ha iniziato la carriera solista nella metà degli anni '70, collezionando una striscia di successi commerciali. Questo lo ha portato nel corso degli anni a lavorare spessissimo con vari musicisti fuori dal contesto jazzistico, contribuendo alla fortuna di chi ha avuto l'acume di utilizzare il suo sax. Di tanto in tanto David Sanborn lascia il mondo più easy della fusion e del pop per ritornare al suo grande amore, il jazz: il suo eccentrico ma gratificante Another Hand, del 1991 è un esempio brillante delle svolte che il sassofonista di Tampa riesce periodicamente a dare alla sua carriera. Una collezione di tracce che rappresentano al meglio l'essenza del musicista e certamente sono una delle sue migliori uscite di sempre. Non è usuale che un album si possa ascoltare ascoltare dall'inizio alla fine. Di solito ci sono una canzone o due che non riesco a farmi piacere. Devo dire che non è affatto il caso di questo Another Hand. Ogni brano è interessante ed è un piacere far scorrere la musica senza soluzione di continuità per tutta la durata della registrazione, cullati dalle perle sciorinate soprattutto nelle maginfiche ballads o pungolati dal virtuosismo mai fine a se stesso del grande David nei pezzi più ricchi di ritmo. I puristi del jazz più integralisti potrebbero essere diffidenti verso un campione della fusion come Sanborn, ma anche loro troverebbero i contenuti di questo disco davvero accattivanti. Con Another Hand, dopo 13 anni alla Warner Bros, Sanborn ha infatti posto quale sua priorità principale la qualità artistica. Non c'è niente di superficiale o artificioso nell'album, che è finalmente uno sforzo esplorativo sincero fatto attraverso le sue introspettive improvvisazioni. Riflessivo piuttosto che estroverso con la sola eccezione nella gemma soul-jazz "Hobby". Invece di evitare la complessità come in alcune delle sue registrazioni più commerciali ha fatto in passato, Another Hand vive spesso proprio su un livello più alto, strutturato e maturo. Forse i musicisti coinvolti tendono a servire più che altro come sfondo per Sanborn, invece di essere di più parte attiva ma data la profondità e l'eccellenza complessiva delle esecuzioni si può tranquillamente trascurare tale lacuna. Bellissime "First Song" di Charlie Haden (che partecipa al disco) e l'altra ballad davvero struggente "Another Hand" composta dall'amico e meraviglioso bassista Marcus Miller, che pure è presente tra i sideman di questo lavoro. Anche se alcune sue registrazioni possono forse essere considerate troppo commerciali e qualche volta scontate non è certo il caso di questo incredibile album: qui sono palesi, al contrario, il talento, la maestria tecnica e la curiosità musicale di quel fantastico sassofonista che risponde al nome di David Sanborn. Da non perdere.