Roy Ayers - He's Coming


Roy Ayers - He's Coming

Il vibrafono è uno strumento molto particolare ed affascinante ma purtroppo non è molto usuale trovarlo nelle comuni registrazioni di musica popolare. E certo non sono molti i musicisti che hanno saputo valorizzare questa incredibile percussione ritagliandosi uno spazio significativo sia nel jazz classico che nel funk. Personalmente trovo che il suo suono sia caldo e coinvolgente, sa essere etereo e spaziale ma anche scattante e nervoso. Un musicista in particolare che ha legato il suo nome al vibrafono è Roy Ayers. Partito dal jazz post-bop ha poi preso la strada del jazz funk, genere del quale è considerato uno dei pionieri. Non a caso è diventato una figura chiave del movimento acid jazz, ed è stato definito da molti come "il padrino del Neo Soul. Anche se Ayers è un artista di fama internazionale, i suoi primi album rientrano tuttavia in quella categoria denominata “rare grooves”, dato che non son in molti a conoscere la sua produzione musicale antecedente l’inizio degli anni ‘80. He's Coming, disco del 1972, cattura un Roy Ayers ancora giovane ma già artisticamente maturo che, affrancatosi dal linguaggio tradizionale, viaggia in piena evoluzione creativa. Un album nel quale Ayers si esprime in un jazz funk carico di tensione e groove e dove l'intensità del suo messaggio musicale crea forse il risultato più vibrante e strutturato della sua carriera fino a quel momento. Profondamente ispirato al musical di Broadway Jesus Christ Superstar, He's Coming è un'esplorazione delle convinzioni spirituali e sociali del vibrafonista di Los Angeles. Ma è anche un’autentica esplosione di quel sound "blaxploitation" che riporta immediatamente a tutta l’iconografia cinematografica afro americana tipica degli anni ’70, Quella di Shaft, Coffy (di cui lo stesso Ayers comporrà la colonna sonora), Superfly o Foxy Brown e molti altri.  Aiutato dal suo gruppo Ubiquity, formato da personaggi di eccellente livello come il sassofonista Sonny Fortune, il bassista John Williams, il tastierista Harry Whitaker e il batterista Billy Cobham, Ayers mette il suo vibrafono in prima linea, da carismatico leader e da virtuoso solista, facendone non il protagonista assoluto, ma lasciando anche spazio alle parti vocali e agli altri musicisti. Un esempio è la fantastica "Sweet Tears": un bellissimo brano, inquietante ibrido di jazz, funk e soul, che mostra chiaramente quale sia l'estetica musicale di Roy Ayers. “He Ain't Heavy He's My Brother” scorre rilassata e sensuale, arricchita da un bellissimo assolo di flauto.”Ain't Got Time” è un brano cantato dallo stesso Roy Ayers, in parte quasi recitato, per sottolineare l’impegno dell’artista nel campo dei diritti sociali. L’omaggio diretto a Jesus Christ Superstar è invece la bella “I Don't Know How To Love Him” il cui tema viene reso in modo molto appassionato dal vibrafono del leader. Un numero che suona quasi psichedelico è “He’s Coming” dominato dal suono acido di un organo hammond su un ritmo ossessivamente ripetitivo e concluso da un altrettanto pungente sax. Molto black, l’iconica “We Live In Brooklyn Baby”: ha un andamento diverso, molto particolare, dove ancora una volta la voce recitata di Ayers fa da contorno ad un arrangiamento molto drammatico. Capofila di un vero e proprio movimento musicale e personaggio di indubbio spessore, Roy Ayers ha innovato il vibrafono inserendolo in un contesto jazz-funk-soul elettrico tra i più interessanti degli anni ’70. He’s coming è un album sconosciuto al grande pubblico ma ricco di importanti suggestioni “acid jazz” e in qualche misura ha avuto il merito di aprire un nuovo e vitale ciclo musicale sia per Roy Ayers che per tutto il movimento jazz funk.