Bob James - Ivory Coast


Bob James - Ivory Coast

Bob James è un grande pianista, un notevole compositore e cosa non trascurabile, vanta uno stile molto personale e riconoscibile. Partendo dalla lezione dei maestri del piano jazz (Bill Evans su tutti) Bob si è via via evoluto ed il suo linguaggio artistico ha progressivamente abbandonato il filone classico del jazz mainstream per virare sempre più decisamente verso quei territori definiti "fusion". Ciò non significa necessariamente una caduta di qualità o una visione esclusivamente commerciale. James infatti, a partire dal 1973-74, ha prodotto una serie di lavori di notevole qualità e pur con le cadute ed gli inevitabili momenti meno riusciti si è distinto in questi 40 anni di carriera per più di alcune gemme indimenticabili. Una ricerca continua di una sorta di perfezione stilistica e tecnica. Ivory Coast, del 1988, arrangiato e prodotto dallo stesso James  è composto da sei brani di cui cinque composti da Bob. L'album è dedicato a sua moglie e l'atmosfera è rilassata e romantica senza mai scadere nel melenso o nel banale. Il clou della registrazione, però, è l'importante lavoro solista dal sassofonista Kirk Whalum (un talento vero, autore di album solisti di notevole pregio) su una composizione non di James, "Rosalie". Whalum è anche in grande evidenza sulla energetica "Yoghi's dream", bellisssima. Il  lavoro del flautista Alexander Zonjic è degno di nota in diverse tracce, tra cui l'opener "Ashanti", dove lo stesso Bob James mette in mostra la parte migliore del suo pianismo preciso e raffinato. Pur non essendo il suo miglior album in carriera, James offre comunque una gran qualità in questo CD, dimostrando una notevole fantasia nella diteggiatura nelle tracce dove il pianoforte è in primo piano. Le tastiere elettroniche restano prevalentemente in sottofondo, scongiurando così il pericolo, spesso assai incombente, di rendere tutto molto freddo ed impersonale. I pezzi sono riccamente strutturati, arrangiati in maniera impeccabile. Ottimi sono, come detto, anche gli assoli di Whalum, Zonjic e James stesso. Tutto ciò rende questa registrazione pregevole e degna di nota tra le altre dello stesso periodo. Il finale degli anni '80, vide infatti un'esplosione del genere fusion, ma anche il proliferare di eccessi di ogni tipo nell'uso dell'elettronica e qualche volta anche una sterile ricerca del tecnicismo a tutti i costi da parte dei musicisti. Il nostro Bob James, maestro di gusto ed equilibrio non è stato a sua volta immune da questa sorta di virus elettronico che imperversò all'epoca. Ne uscì però meglio di tanti altri, mantenendo il suo livello artistico ben sopra la media. Ivory Coast ne è un bellissimo esempio. Non è un disco essenziale ma vale certamente un ascolto.