Incognito - Surreal



Incognito - Surreal

Dopo aver collaborato nel 2010 nell'album Transatlantic RPM, con artisti del calibro di Chaka Khan, Ursula Rucker e il "nostro" Mario Biondi, i pionieri dell'acid jazz britannico Incognito arrivano al loro 15° lavoro di studio, "Surreal". E la formula vincente non cambia dato che, a 30 anni dal loro album di debutto, il leader, chitarrista, compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra Jean-Paul " Bluey " Maunick ha ancora perfettamente il polso della situazione ed un perfetto controllo su tutti gli aspetti del progetto Incognito.La sua vena creativa non pare infatti minimamente in crisi (come confermato anche dall'uscita del suo album solista). Mentre in molti casi una tale longevità potrebbe portare ad uno stallo di idee, la presenza del talento di Bluey è invece qui garanzia di una costante qualità, di una ricerca musicale moderna e al passo con i tempi e di un sempre valido contributo melodico e ritmico. I cantanti veterani come la straordinaria Maysa e la brava Vanessa Haynes, così come Imaani, rimangono una parte vitale del "collettivo", (mi sembra giusto chiamarlo così). Il resto della band ruota attorno al leader con alcuni nuovi ingressi (il cantante Mo Brandis su tutti) ed qualche conferma (immancabile il tastierista Matt Cooper): il groove è immutato e potente. Le atmosfere soul-jazz intrise di funky di grande classe restano il cuore pulsante di Incongito. Si inizia in grande stile con  "The Less You Know", guidata da potenti linee di basso. Poi, nel classico della disco dei mitici 70's "Ain't It Time", sono le vocalists che tornano protagoniste. Il nuovo cantante di origine tedesca Mo Brandis mostra una maturità ed un'anima soul ben oltre i suoi 26 anni sul  primo singolo "Goodbye to Yesterday " con un sapore quasi alla John Legend. Si ripete, ispirato, nella gradevole ed estiva " Don't Wanna Know ". Natalie Williams giustifica il paragone con due grandi cantanti come Erykah Badu  e Jill Scott sul brano dai richiami chillout  "Restless As We Are " e con la bossa nova sognante di "The Stars From Here". La fama di talento emergente del panorama contemporary jazz britannico pare essere meritata dalla brava Natalie. Al solito è eccellente l'apporto di Matt Cooper al piano rhodes e tutte le tastiere, in particolare quelle dal sapore vintage. Solidissima la sezione fiati che negli Incognito è un must dalla connotazione immediatamente riconoscibile. Jan Kinkaid è il nuovo batterista del gruppo e non delude, garantendo la classica e gagliarda verve ritmica. La scaletta di questo Surreal scorre fluida e gradevole, senza pause o cadute. Non ci saranno forse grandi innovazioni o picchi creativi particolarmente elevati, ma il livello resta sempre mediamente altissimo lungo tutto l'album. Ogni cosa al suo posto ed un giusto contesto per ogni voce, ogni nota, ogni singolo arrangiamento o contrappunto. Aggrappati al grande talento di Bluey e dei suoi collaboratori il futuro degli Incognito sembra essere in mani molto solide. Non esiste un metro di paragone: Incognito sono unici. Lunga vita agli Incognito.