Seawind - Seawind


Seawind - Seawind

Provate ad immaginare un soggetto musicale di questo genere:  una band hawaiana in grado di sviluppare e proporre da un lato un funk jazz grintoso,  alla maniera dei Tower of Power, dall’altro una bella fusion strumentale arricchita da degli arrangiamenti sofisticati ed accattivanti. I Seawind si adattano perfettamente a questa descrizione, e per questo si sono guadagnati un piccolo ma fedele stuolo di fan. Originariamente chiamato 'Ox', il gruppo di musicisti isolani divenne noto come 'Seawind' nel 1976 quando si trasferì dalle Hawaii a Los Angeles. Il passaggio in terra californiana fu opera, in gran parte, del grande batterista Harvey Mason. Il quale procurò loro anche un ingaggio fisso per suonare al “Baked Potato”, a Studio City,  appena a nord di Hollywood. Harvey Mason si adoperò anche affinchè firmassero un contratto discografico con la CTI, cosa che portò la band a registrare prontamente due album in due anni (nel '76 e '77). Una lunghissima serie di  tour in giro per gli States ritardarono invece l’uscita dei successivi due album fino al 1979 e 1980. Lo scioglimento della band avvenne nel 1982. Nel 2009 con l’uscita dell’album “Reunion” fu sancita la rinascita della band.  I Seawind purtroppo non diventarono mai famosi come era lecito attendersi viste le loro indubbie doti artistiche, ma gli accaniti seguaci che potevano vantare non smisero mai di interessarsene. Anche se il jazz qui è solamente un profumo, una remota fonte d’ispirazione, questo gruppo ha creato comunque una sintesi davvero felice tra funk, pop, fusion e West Coast Music, e di sicuro meritano una riscoperta.  Prodotto dal batterista Harvey Mason nel 1976, Seawind è un superbo esordio discografico, vario, completo ed eclettico come raramente capita nei debutti.  Una parte notevole del suono della band è dettato dal set di fiati  denominato "Seawind Horns" (composto dal trombettista Jerry Hey, dal sassofonista e flautista Kim Hutchcroft, e dall’altro sassofonista, flautista e tastierista Larry Williams), che in seguito si è guadagnato una grandissima reputazione sia in ambito fusion che nel pop. Negli anni hanno fornito arrangiamenti ed accompagnamento per artisti  come gli Earth , Wind & Fire, George Benson, Michael Jackson (Thriller, Off the Wall e Bad), Quincy Jones e Mika. Magnifico è stato poi il lavoro svolto per conto del grande arrangiatore Jay Graydon negli anni ’80, con la creazione di un sound inconfondibile, immediatamente riconoscibile (vedi album di Al Jarreau: This Time, Breakin’ Away, Jarreau). I Seawind avevano (ed hanno ancora) nel loro organico la cantante Pauline Wilson  che si dimostra eccellente nei brani funky come "Make Up Your Mind", "We Got A Way," e "You Gotta Be Willin' To Lose (Part II)". Ma lei è altrettanto espressiva sui numeri più jazz-oriented come "The Devil Is A Liar" e "He Loves You.  L’album è completato da alcuni brani strumentali di jazz fusion molto belli come "Roadways (Parts I & II)" e "Praise (Part I)". L’edizione Giapponese di Seawind contempla anche due bonus track: “Can't Wait” che è un medio tempo funkeggiante e il lento e romantico “Please Say Yes”. La particolare combinazione musicale dei Seawind li portò ad un discreto successo sulle radio FM americane senza tuttavia riuscire a sfondare su quelle di matrice più black. Inoltre non incontrarono mai, come è facile intuire, i favori della comunità jazz più purista. Era un sound forse un po’ troppo commerciale anche se, in questo caso, il termine commerciale non va inteso in senso dispregiativo. Riascoltato al giorno d’oggi, se ne può forse apprezzare pienamente il valore e la grande godibilità. Nel 1976 i Seawind erano perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo, la loro ricetta era solare e positiva, la loro visione della musica virava più sui colori tropicali e sul divertimento che verso le atmosfere più seriose imperanti attorno alla metà degli anni ‘70. In fondo sono collocabili a buon diritto in quella corrente che era più vicina alla fusion nel contesto della grande famiglia della West Coast Music. Vale la pena di possedere tutti gli album dei Seawind, o quanto meno di dedicarvi almeno un ascolto. Questo debutto però è senza dubbio la loro registrazione più importante ed è a mio parere imperdibile.