Gregory Porter – Liquid Spirit


Gregory Porter – Liquid Spirit

Il singolare personaggio che risponde al nome di Gregory Porter è cresciuto a Bakersfield, in California.  E’ un cantante e compositore jazz, soul e gospel ed anche sporadicamente un attore . Da bambino, rimase incantato dalla musica di Nat King Cole, imparando a cantare come il popolare pianista/crooner e ad imitarlo perfettamente, tuttavia il suo interesse era più focalizzato sullo sport. Dopo un serio infortunio alla spalla lasciò da parte la carriera nel football americano iniziando  ad esibirsi nei jazz club locali,  dove ha incontrato il sassofonista, compositore, pianista Kamau Kenyatta. Kenyatta divenne il mentore di Porter, presentandolo al flautista Hubert Laws, che ha subito utilizzato la voce di Porter su una traccia del suo album del 1998 “Remembers the Unforgettable Nat King Cole”. A questo punto la sorella di Hubert Laws, Eloise Laws, dopo aver sentito Porter durante le sessioni in studio rimase colpita dal suo modo di cantare ed aiutò Gregory ad avere un ruolo tra i protagonisti nel musical It Ain't Nothing But the Blues, che è andato in scena a Broadway. Da quel momento sembrava che le porte si fossero aperte per Porter: ma non fu esattamente così. Il ragazzone con il cappello sempre in testa che ad un certo punto avrebbe voluto fare l’impiegato comunale perché nella musica pareva tutto impossibile, avrebbe dovuto aspettare molti anni per avere la sua vera chance discografica. Il suo album di debutto, che si intitolava Water, fu pubblicato solo nel 2010, seguito da un secondo, Be Good, registrato due anni dopo, nel 2012. È nel 2013 che esce il suo terzo album, Liquid Spirit, prodotto da Brian Bacchus, ed è qui il momento della svolta per Gregory. L'album è stato immediatamente un enorme successo, vincendo il Grammy Award 2014 quale miglior album di jazz vocale e diventando al contempo il lavoro di jazz con più streaming di tutti i tempi: oltre 20 milioni di stream. Finalmente era arrivata la definitiva consacrazione di questo straordinario personaggio. Gregory Porter è un cantante il cui stile vocale rifiuta di essere ingabbiato da una precisa etichetta jazz, gospel, o R&B. Il suo caldo e invitante tono da baritono sguazza indifferentemente nei generi come e quando vuole. Liquid Spirit è stato realizzato per la Blue Note Records utilizzando gli stessi musicisti che apparivano con lui su Be Good e cioè Yosuke Sato e Tivon Pennicott ai sassofoni, Chip Crawford al pianoforte,  Aaron James al basso e Emanuel Harrold alla batteria. Porter ha scritto dieci di queste quattordici canzoni. Tra le cover c'è una rilettura esplosiva della famosa "The In Crowd" di Billy Page, che mette in evidenza il fraseggio ritmico di Porter. Anche se è un brano molto soul il cantante ne da un’interpretazione swingante. La seconda cover è invece "Lonesome Lover" di Max Roach originariamente cantata da Abbey Lincoln, eseguita in stile post bop da un Porter che ne offre una lettura ineditamente aperta alla propria gamma tonale superiore. Ma la vera forza di Liquid Spirit si trova nelle canzoni scritte dallo stesso Gregory Porter: i suoi testi e le sue melodie sono ricche come la sua voce. "No Love Dying" trova la sua strada tra jazz e soul e le sue parole di elogio della vita sono sottolineate dall’autorità della sua voce, mentre il sassofono contralto di Sato fa da lirico contrappunto. La title track sorprende per il suo andamento da gospel sottolineato dal classico, ritmico battimani intervallato dai fiati.  "Hey Laura" è una ballad rilassata e sincera di Porter che colpisce emotivamente e cattura per la melodia subito orecchiabile . "Brown Grass" è ancora una canzone d'amore ma giocata su un tono un po’ più triste e malinconico. Con tutta la sua innovativa capacità di combinare senza sforzo vari generi musicali e modellarli a sua immagine, Porter si conferma un personaggio davvero unico nel panorama jazzistico e non solo. Basta ascoltare "Musical Genocide” dove celebra la musica del passato con un ritmico pianoforte e i fiati carichi di groove. Sulla tenera ballata "Wolfcry" Gregory è accompagnato solo dal piano acustico di Crawford: è così melodicamente ricca che avrebbe potuto facilmente essere cantata da un giovane Nat King Cole. Fantastico il modo in cui lui e la sua band eseguono "Free": blues, jazz, gospel e R&B si mescolano quasi naturalmente sotto alla potente voce di Porter che appare più che mai bellissima e perentoria. Mentre i suoi primi due album sono serviti a rivelare al mondo la promessa di un importante nuovo talento, Liquid spirit è artisticamente un grande passo in avanti, ampliamente gratificato dal successo di pubblico e di critica che ha ottenuto in tutto il mondo. Gregory Porter, il gigante dal cuore tenero che sul palco curiosamente indossa sempre un cappello col paraorecchie, si è finalmente mostrato a tutti per quello che realmente è: un formidabile cantante baritono che unisce la purezza cristallina del jazz e il calore malinconico del blues con la sensualità del soul e dell’R&B.