Bob Mamet - Adventures In Jazz


Bob Mamet - Adventures In Jazz

Nativo di Chicago, Bob Mamet ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di cinque anni, ma era ben lungi dall'essere l'unico membro della sua famiglia dotato di talento creativo. Suo fratello, David Mamet, è un drammaturgo e sceneggiatore ben noto; un altro fratello, Tony, è un musicista rock; e la sorella, Lynn, è una sceneggiatrice anche lei. Dopo gli studi universitari ha suonato professionalmente con una band fusion, i Panacea, poi ha deciso di concentrarsi sulla carriera di compositore, scrivendo le musiche per spettacoli televisivi e spot pubblicitari. Ha anche composto colonne sonore per numerosi film. Infine nei primi anni '90, Mamet ha spostato la sua attenzione sullo smooth jazz, sia come solista che come session man per i sassofonisti Gerald Albright e Eric Marienthal. Nel 1997 arriva la collaborazione con il famoso e già affermato collega pianista David Benoit che affianca Mamet nella produzione di questo Adventures In Jazz. Caratterizzato da melodie accattivanti e da arrangiamenti molto diretti e semplici, i contenuti di questo album devono aver ricordato a Benoit i primi tempi della sua stessa carriera, e la cosa non sorprende visto che lo stile dell’emergente allievo Bob Mamet ricorda moltissimo quello del suo mentore. Al centro della scena oltre al pianoforte c’è il sax di Eric Marienthal con il suo tono confidenziale e dolce come si ascolta sulla title track o  sulla bella “Conversation At 29 st.” La partecipazione di David Benoit non si limita alla produzione ma si palesa anche negli interventi ai synth, che non fanno altro che sottolineare le malinconiche riflessioni pianistiche di Mamet. Certo si può disquisire sulle somiglianze stilistiche trai due, ma per fortuna,  nel seguire le orme di uno dei migliori come Benoit, Mamet dimostra di essere un magistrale pianista e un abile compositore. E lo è sia nel jazz che nelle divagazioni più pop.  Il titolo dell’album “Adventures In jazz” sembra tuttavia abbastanza ingannevole, dato che le prime otto tracce sono facilmente collocabili in un contesto tipicamente circoscritto allo smooth jazz. Quindi si parla di pezzi fluidi, morbidi, sofisticati ma orecchiabili e molto adatti alle radio fm. Tutto cambia quando si arriva alla coppia di brani consecutivi "Six Stories 1-3" e "Six Stories 4-6", in cui Mamet vira decisamente su un jazz contemporaneo di ben altra fattura, utilizzando il bassista Derrick Murdock e il batterista Johnny Friday per dare respiro ad un colorato trio acustico. Una dimostrazione di talento che lascia intravedere grandi potenzialità.  Non manca un pezzo per piano solo come "Nightsong" che sconfina nelle eteree e delicate atmosfere della new age. Attingendo stilisticamente sia al pianismo jazz classico che a quello contemporaneo e creando melodie piuttosto facili ed orecchiabili, Bob Mamet ha attirato una platea decisamente vasta di ascoltatori, principalmente appassionati di smooth jazz. E’ di sicuro un compositore brillante che dà ai suoi collaboratori un terreno musicale intelligente, riflessivo, e vibrante in cui lavorare. Certo, non si può negare che Mamet prenda spunto da altri pianisti più rinomati di lui,  ma lo fa in un modo così piacevole e raffinato che questo Adventures In Jazz alla fine risulta una delle realtà discografiche più gradevoli della fine degli anni novanta.