Johnny Hammond - Breakout


Johnny Hammond - Breakout

Nato John Robert Smith a Louisville, il 16 dicembre 1933, Smith ha iniziato lo studio del pianoforte da bambino e i suoi punti di riferimento nella fase iniziale della sua carriera furono Bud Powell e Art Tatum. Dopo essersi trasferito a Cleveland, Smith ascoltò il pioniere dell’organo jazz Wild Bill Davis e decise di cambiare lo strumento per passare anche lui all’Hammond identificandosi a tal punto con questo tipo di tastiera che “Hammond” divenne il suo soprannome. Ha fatto il suo debutto professionale nel 1958 e da quel momento il suo percorso artistico non si è più fermato sino al suo ritiro, nei tardi anni '90.  Johnny "Hammond" Smith è stato forse uno dei più sottovalutati organisti soul-jazz del periodo d'oro di questo particolare stile. Col passare del tempo, Smith ha progressivamente optato per una strada sempre più funky; nel 1971, ha abbreviato il suo nome in Johnny Hammond passando all’etichetta CTI del produttore Creed Taylor. Nello stesso anno è stato pubblicato Breakout che rappresenta il suo debutto per la CTI: un album carico di blues e di funky groove che contiene alcune cover dei brani in voga in quel momento e alcuni classici. Il lavoro trasuda un’energia ed un feeling sufficientemente forti per interessare anche i puristi del jazz. In primo luogo c'è da sottolineare la band: lo stesso Hammond insieme a nomi illustri della scuderia CTI come Hank Crawford e Grover Washington, Jr., Eric Gale, Airto, Billy Cobham, Danny Moore, e il bassista Johnny Williams. Musicisti in grado di dispensare soul-jazz e funk a piene mani.  E poi c'è il materiale sonoro, i brani: ad esempio una versione di undici minuti di  "It’s Too Late" di Carol King, con uno splendido intervento di Grover Washington (prossimo a lanciarsi nella sua inimitabile carriera solista) e un fantastico intermezzo di chitarra di Eric Gale. Un’altra cover che è presente in Breakout è un’interpretazione brillante e solare di "Workin on a Groovy Thing" di Neil Sedaka con l'organo di Hammond che fila fluido e liscio come la seta per tutto il brano intervallato dagli splendidi accenti della sezione fiati.  Si respira un atmosfera rilassata e quasi lounge sulla riproposizione del celeberrimo “Never Can Say Goodbye” il cui tema viene esposto dalla tagliente voce del sax di Hank Crawford mentre Hammond resta semplicemente in sottofondo. "Blue Selah" è il numero dove invece l’organo è più in evidenza ed appare fantastica, per velocità, la mano destra del leader, ma non manca la presenza blues della chitarra di Eric Gale. La traccia finale è "Breakout", un brano scritto da Jimmy Smith qui eseguita in una versione funky-blues che stranamente suona molto poco nello stile della CTI e più nella vena di Jack McDuff. Billy Cobham spinge alla grande la sua potente batteria e Johnny Hammond risponde alla sua maniera con innegabile virtuosismo, mentre Gale ribatte colpo su colpo ad ogni riff, ed a completare il quadro arriva l’esaltante duello di assoli di sassofoni tra Crawford e Washington. Breakout è un album molto interessante che copre una vasta gamma di contaminazioni musicali, dal soul-jazz al funk, fino all’ R&B. Johnny Hammond si dimostra un vero specialista dell’organo nella tradizione di altri grandi jazzisti quali Jimmy Smith, Jack McDuff, Larry Young o Jimmy McGriff. Impossibile infine non sottolineare come la produzione di Creed Taylor per la sua creatura CTI sia sempre di un livello davvero eccezionale.