George Duke – Dream Weaver


George Duke – Dream Weaver

Ho una particolare ammirazione per George Duke: mi ha sempre entusiasmato il suo modo di suonare ogni genere di tastiera. E non di meno mi ha colpito anche il suo originale approccio con la composizione musicale e in ultimo con la produzione discografica. Ora George Duke non c’è più e il vuoto che ha lasciato è davvero incolmabile. Una fine arriva per tutti noi con la sola variante del quando e del come, per George il quando è stato davvero troppo presto. Dream Weaver è un album che gravita intorno alla perdita, alla guarigione e alla speranza del futuro, uscito poco prima della sua scomparsa. George Duke perse sua moglie Corine nel 2011, e poco prima mancò anche la sua amica  e cantante r&b Teena Marie, proprio mentre collaborava con Duke ad un album di jazz. Nonostante l’atmosfera di dolore che inevitabilmente doveva incombere sulla registrazione, Dream Weaver non è certo un album cupo e triste. Al contrario emana il buon umore, la giocosità e la raffinata capacità di Duke di non prendersi troppo sul serio, probabilmente retaggio di un uomo che ha condiviso parte della sua carriera con un genio ironico come Frank Zappa. Registrato con molti musicisti diversi e qualche ospite di rilievo, l'ultimo album di Duke in assoluto è, a tratti, non troppo omogeneo, ma George non perde in nessun caso la direzione giusta. Come produttore il George Duke era abile quanto il George Duke musicista ed in più era profondamente consapevole di quali fossero i suoi punti di forza e di debolezza in entrambi i ruoli. Se è vero che è stato il funk della vecchia scuola di "Reach For It" e "Dukey Stick" a consentire a Duke di raggiungere il successo planetario come artista solista, un brano come "Ashtray" è un degno richiamo diretto a quei giorni. E’ curioso ma non del tutto imprevedibile che sia lo stesso Duke, con i suoi sintetizzatori, ad occuparsi del basso del brano, e lo fa così bene che potrebbe essere guardato con ammirazione da Bootsy Collins o dal suo vecchio amico Stanley Clarke. Proprio Clarke appare qui in "Stones of Orion" mostrando tutta la suà abilità al basso in un brano, peraltro bellissimo, che è uno dei momenti topici di tutto Dream Weaver. "Missing You" è cantata da Duke e dalla bravissima Rachelle Ferrell. La struggente e commovente ballata è un  omaggio accorato e passionale alla moglie Corine. La bella canzone intitolata "You Never Know" intende diffondere un messaggio profondo con un tono leggero e disinvolto: fare tesoro di ogni momento perché non sai mai quando ogni cosa potrebbe cambiare. "Jazzmatazz" e "Round the Way Girl" non aggiungono molto a questo album, se non per gli assoli sempre esaltanti di George. Lo strumentale intitolato "Brown Sneakers" con Michael Manson al basso è invece un bel pezzo fusion degno di nota. Quasi come un segno del destino Duke ha composto ed inserito nel suo ultimo album un brano come "Change the World" che ha quell’andamento solenne e positivo che ricorda la più famosa "We Are the World". Il coro di voci è formato da stelle del canto R&B come Jeffrey Osborne, Lalah Hathaway, BeBe Winans e Freddie Jackson che danno alla canzone lo spessore necessario e sottolineano la sincerità e la profondità del messaggio. "Ball & Chain" è stata registrata dalla brava Teena Marie poco prima della sua morte: stava lavorando con Duke su un album di impronta jazzistica e se è un'indicazione di quale avrebbe potuto essere il prodotto finito, abbiamo la certezza di aver perso qualcosa di molto interessante. Teena aveva evidentemente il fraseggio di una cantante jazz e in proiezione una sua evoluzione più impegnata avrebbe di certo dato grandi risultati. In qualità di produttore, Duke aveva la capacità di far emergere i punti di forza di un artista piuttosto che obbligarli dentro una gabbia sonora preconfezionata. "Burnt Sausage Jam" è è una sorta di jam session suonata da Jef Lee Johnson alla chitarra, dal bassista Christian McBride e dal batterista John Roberts. Senza svilupparsi in particolari vette musicali è tuttavia un’interessante registrazione di un momento quasi ludico, dove la maestria degli strumentisti viene evidenziata per ben 15 minuti. L’Incisione era stata fatta originariamente per l’album Face the Music del  2002 ed infatti ricorda la jam simile intitolata "Ten Mile Jog" di quel disco. Dream Weaver si conclude con "Happy Trails", profeticamente un addio che voleva essere spensierato. Un mese dopo l'uscita di questo album, George Duke morì di leucemia: aveva solo 67 anni. Spesso ci si chiede se sarà possibile ascoltare dell’altro materiale inedito di Duke, ma questa è una domanda che per ora non ha una risposta. Per il momento possiamo godere di quello che abbiamo, pescando nella sua vasta discografia. George era un artista versatile e talentuoso che era ugualmente a suo agio con molteplici stili e generi e ci ha lasciato una ricca eredità musicale. Dream Weaver è un degno capitolo finale di una grande carriera.