George Coleman - Amsterdam After Dark
Sono molti i musicisti di valore che nella storia del
jazz sono stati troppo spesso sottovalutati.
George Coleman è probabilmente uno di questi. Giunto in questi giorni
all’età di 88 anni, questo grande sassofonista statunitense nato a Memphis l’8
marzo del 1935 è noto soprattutto per le sue collaborazioni con Miles Davis e
Herbie Hancock negli anni sessanta, ma vanta anche una carriera da solista di
tutto rispetto. Miles Davis disse di lui che era "perfino troppo perfetto"
e gli album da lui incisi con Davis (messi ingiustamente in ombra da quelli registrati
nel periodo del secondo quintetto) lo fanno risaltare come un sassofonista di indubbia
qualità. E infatti nella sua tardiva carriera da solista ci sono opere di
valore tra iquali l’album del 1998 I Could Write a Book, dove si cimenta anche
al sax soprano, oltre che al contralto e al tenore, oppure il suo secondo disco
intitolato Amsterdam After Dark, di cui vi parlo oggi. La bellezza della vita
notturna nella capitale d’Olanda era rimasta presumibilmente nella mente di
Coleman, che ha però registrato Amsterdam After Dark, a New York City (città nata col nome di New Amsterdam), dopo aver
vissuto per un periodo proprio ad Amsterdam alla fine degli anni settanta. Come
altri grandi musicisti jazz americani, ad esempio Don Byas, Dexter Gordon,
Johnny Griffin, Benny Bailey, Coleman era innamorato dei Paesi Bassi, paese
ricco di club e abitato da un pubblico appassionato e competente. Amsterdam
After Dark è stato registrato nel 1978. All'inizio della sua carriera George
Coleman avrebbe dovuto registrare molto di più come leader, ma piuttosto
inspiegabilmente, considerando il suo talento e la sua reputazione, godette di
un ritardato debutto solo nel 1977. Ovviamente, Coleman è di gran lunga più
conosciuto per la sua collaborazione con Miles Davis, che reclutò il
sassofonista nel 1963 come parte integrante della sua band di giovani leoni: gli
altri membri erano infatti Herbie Hancock, Ron Carter e Tony Williams. In
proposito, Coleman in seguito disse che era stato il magro stipendio della band
di Miles Davis a giustificare la sua fuoriuscita dal quintetto. Resta il fatto
che George Coleman era ed è un musicista di enorme talento, di un livello paragonabile a quello dei suoi compagni dell'epoca. In particolare è
un artista capace di giocare magnificamente sull’equilibrio, dove la sostanza della
tradizione e la furia creativa rivoluzionaria della fine degli anni Sessanta
riescono a convivere in uno splendido connubio. Un sassofonista eccellente, un misconosciuto punto fermo della storia del jazz e ancora oggi della scena musicale di New
York City, con una grande influenza sui musicisti
contemporanei. Coleman si è sempre diviso tra la musica più all'avanguardia e
quella più tradizionalmente legata alle radici del jazz, suonando ad esempio con
alcuni dei più grandi organisti quali Jimmy Smith, Reuben Wilson, Charles
Earland e Brother Jack McDuff. Amsterdam After Dark è un album ricco di groove,
ma è anche stratificato e variegato su
più livelli creativi diversi. C'è il ritmo latino della title track, in cui il
batterista Billy Higgins mostra le sue doti. Vi si possono trovare gli echi
immancabili del John Coltrane Quartet in un brano come New Arrival, composto dal bassista Sam Jones.
Le melodie sono fantastiche e la mescolanza di armonia e ritmo, pause e riprese,
e non ultimo del giusto swing è particolarmente eccitante in tutto il disco come su Apache Dance
composta dallo stesso Coleman. L’altro membro della band, il pianista Hilton
Ruiz è al top della forma e si abbina alla perfezione con il sound del
sassofono di Coleman. Amsterdam After Dark ha uno sviluppo molto articolato, declinato
da staccate sul ritmo e frasi vorticose che mantengono alta l’attenzione: efficace
come solo un colpo da maestro può essere. Il timbro, il fraseggio ed il lirismo
di George Coleman sono quelli di un vero genio del sax tenore. L’invito è dunque quello di
riscoprire questo misconosciuto sassofonista a cominciare da questo bell’album per poi esplorare in profondità la sua discografia sia come leader che come session man.