Herbie Hancock – Fat Albert Rotunda


Herbie Hancock – Fat Albert Rotunda

Herbie Hancock non ha certo bisogno di presentazioni. E’ un’icona della musica moderna che travalica i confini del jazz. C’è un momento nella sua carriera, ovvero gli anni tra il famoso album Maiden Voyage del 1965 e il classico funk-jazz Head Hunters del 1973, durante i quali Hancock registrò alcuni tra i lavori meno conosciuti e forse sottovalutati della sua grande discografia. E’ stato un lungo viaggio musicale quello che ha condotto Herbie da “Dolphin Dance” a “Chameleon” ma forse il percorso in sé è spesso più interessante della destinazione. In mezzo al processo evolutivo di Herbie Hancock, che lo ha trasformato da importante jazzista post-bop ad icona del jazz funk, ad un tratto è arrivata una sorta di colonna sonora composta per un cartone animato di Bill Cosby,  initolato "Fat Albert". Ad un primo ascolto sembra che il tastierista si sia improvvisamente innamorato dei groove in stile Motown e Stax, lasciandosi alle spalle i lavori più difficili, cerebrali e smaccatamente non commerciali come Empyrean Isles. Approfondendo la disamina di questo album, tuttavia, sono più propenso a pensare che Fat Albert Rotunda del 1969 sia per molti versi una progressione naturale dei suoi ultimi due dischi Blue Note, ovvero Speak Like a Child e The Prisoner. Infatti in Fat Albert Rotunda, Hancock ripropone la stessa formula tromba/trombone/sassofono con Johnny Coles, Garnett Brown e Joe Henderson. Il cambio di direzione di Hancock è avvertibile dall’allontanamento dalle complesse strutture precedenti in favore di strutture melodiche più semplici e dirette. Questo è probabilmente il momento che ha contribuito a spianare la strada alla sua transizione verso il rock e soprattutto verso la fusion. E di certo non si può ignorare il fatto che Hancock era stato parte integrante dei due album di Miles Davis in cui avvenne lo storico passaggio dal jazz classico a quello elettrico: Filles de Kilimanjaro e In A Silent Way. Così, quando nel 1969 ricevette la chiamata da Bill Cosby per la stesura  della colonna sonora di “Fat Albert”, Herbie Hancock era già pronto. L’album piacque molto alla Warner e sembrava che Herbie fosse destinato a diventare subito una star del crossover, ma in realtà Fat Albert Rotunda fu una falsa partenza. Il vero successo commerciale arrivò molto più avanti, con il citato Head Hunters. Ma va sottolineato un altro importante dettaglio, Herbie Hancock ha qui optato per il piano elettrico Fender Rhodes per la maggior parte dell'album, segnando la prima volta in cui le tastiere elettroniche sono entrate nei suoi dischi. Si può dire che non ne siano più uscite. A tutto ciò aggiungiamo che Buster Williams suona il basso elettrico sulla quasi totalità dei brani, contribuendo ulteriormente alla sensazione di un cambio di rotta. "Wiggle-Waggle" è il brano d’apertura e subito propone una caratteristica chitarra elettrica a dettare il ritmo. Joe Henderson e Joe Newman (alla tromba per questa traccia) si esibiscono in assoli spumeggianti prima che Hancock si palesi sul suo nuovo piano Rhodes. Ciò che dà a "Wiggle-Waggle" la sua peculiarità sono comunque i fiati. È funky un pò come lo sono molti brani di James Brown. Il pezzo finale "Lil Brother" è un altro numero fortemente influenzato dalla Motown, con l'incomparabile Eric Gale che fornisce alcuni formidabili tocchi di chitarra. "Fat Mama" ha un groove potente, sostenuto dalla chitarra e dal basso per una volta acustico. "OH! OH! Here He Comes" è un brano funky mid-tempo pilotato dal groove del basso elettrico di Williams e Hancock suona tutto fluidamente col piano Fender. La title track è un altro momento dell’album illuminato dal solito eccezionale lavoro al sax di Henderson. "Jessica" ritorna ad una forma più gentilmente acustica rievocando i due album precedenti. È una melodia adorabile che ha un po’ il sapore di una breve tregua dalla cifra musicale orientata al ritmo che impera quasi ovunque in Fat Albert Rotunda. Probabilmente la traccia più notevole di questo disco è "Tell Me a Bedtime Story", che è poi anche il brano di gran lunga più conosciuto dall'era "perduta" di Herbie Hancock. Guidata dal flauto di Henderson e dalla dolce tromba di Coles, è forse una delle canzoni più melodiche nella discografia di Herbie. Il tema viene ripetuto più e più volte e la sezione dei fiati gli conferisce un'atmosfera maestosa, non troppo dissimile da "Speak Like a Child". "Tell Me a Bedtime Story" è  un piccolo paradosso, diversa dalle altre tracce ma tuttavia sembra essere davvero il fulcro dell'intero album. Il materiale registrato in quel lontano e forse dimenticato 1969 contribuisce a rendere Fat Albert Rotunda un oggetto unico nel grande e diversificato catalogo di Herbie Hancock. Le incursioni nell'R&B e soprattutto nel funk sono un territorio che il pianista avrebbe visitato più assiduamente e con più convinzione solo quattro anni dopo, perciò si può dire che hanno un sapore completamente diverso. Inutile dire che l’album è suonato molto bene e anche se i contenuti non raggiungono le vette di Maiden Voyage, resta una testimonianza molto importante di una transizione epocale che di lì a poco sconvolgerà i già alterati equilibri del jazz contemporaneo. Herbie Hancock sembra essersi divertito moltissimo in questo lavoro, forse mai così tanto dal suo disco di debutto del 1962 “Takin’ Off”. E in fondo lo sappiamo bene: quando Herbie Hancock si diverte in prima persona, di solito è un grande piacere anche per tutti gli ascoltatori.