Wilbert Longmire – Revolution


Wilbert Longmire – Revolution

Torno ad occuparmi di rare grooves andando a ripescare una vera rarità discografica, pubblicata da un musicista che risulterà sconosciuto alla maggior parte di voi. Wilbert Longmire, che purtroppo è scomparso un paio d’anni fa all’età di 77 anni, è stato un rinomato chitarrista soul jazz, attivo sulla scena musicale di Cincinnati fin dai primi anni '60. Fu però solo intorno al 1968 che registrò in quel di Los Angeles, il suo album di debutto Revolution, realizzato con la direzione artistica del grande Joe Sample. Negli anni seguenti lavorò nella Big Band di Gerald Wilson e con l’organista Rusty Bryant. Finalmente nel 1976 uscì un suo nuovo lavoro per un etichetta indipendente, intitolato This Side Of Heaven. Su raccomandazione di George Benson, che era suo amico, fu introdotto a metà degli anni ’70 alla corte di Bob James, che lo mise sotto contratto con la neonata etichetta Tappan Zee, che in quel momento era alla ricerca di nuovi artisti da lanciare. Fu questa la parziale svolta della sua carriera poiché gli fu data l'opportunità di registrare alcuni album con una discreta promozione. Uscirono così Sunny Side Up ed in seguito Champagne, Back Is The Color e With All My Love; dopo di questi però di Longmire non si ebbe più notizia. Dotato di un tocco piuttosto personale e una sonorità estremamente piacevole, Longmire ha fatto della morbida fusione tra soul e jazz un vero e proprio marchio di fabbrica sul quale la tipica, opulenta produzione del Bob James di quegli anni impresse un’impronta molto forte. In questa sede vorrei però parlarvi proprio del suo primo album, Revolution. Prima di tutto perché è quello con il più spiccato orientamento verso il jazz e probabilmente anche perché è il più genuino e spontaneo tra i non molti della sua carriera. Registrato con la lucida produzione di Joe Sample vede la partecipazione di Wilton Felder al sax, Paul Humphrey alla batteria, Leon Spencer, Jr. all’organo e il basso affidato a Larry Gales e Ron Johnson. Gli arrangiamenti prevedono anche una sezione d’archi ed una di fiati per aggiungere un po’ di colore alle sonorità del progetto. Il vinile (dato che non è mai stato riversato su cd) è estremamente raro ed è molto difficile reperirlo. In questo momento è più semplice cercare su YouTube e, se interessati, ascoltarlo direttamente lì. Revolution è un classico esempio di soul jazz strumentale della fine degli anni ’60, dove la voce della chitarra di Longmire è assolutamente al centro della scena, ma non per questo vengono offuscati gli altri solisti che sono Wilton Fleder e Leon Spencer, Jr. E’ interessante notare come ad inizio carriera il bravo Wilbert avesse un tocco decisamente più ruvido e jazzato. L’album si apre con Scaborough Fair / Canticle: il classico conosciuto per la versione di Simon & Garfunkel viene eseguito molto veloce ed è sostanzialmente irriconoscibile anche e soprattutto per l’arrangiamento decisamente soul jazz. Non è l’unica cover presente su Revolution, anzi, per la verità, il disco è totalmente assemblato su composizioni di altri autori ad eccezione di un unico brano firmato dallo stesso Longmire (Movin’ On). Una dopo l’altra troviamo l’evergreen di Burt Bacharach This Guy’s In Love With You, la celebre Revolution dei Beatles, il tema del film The Fox firmato da Lalo Schifrin, lo standard di Rodgers & Hart Bewitched, Somebody Loves You portata al successo dai Delfonics ed infine Give It Up Or Turn It Loose che tutti conosciamo interpretata da James Brown. In ultima analisi è un mix di grandi successi di quel particolare momento storico che va dal 1965 al 1969 che Wilbert Longmire reinterpreta in modo molto personale sotto la puntuale supervisione di un maestro come Joe Sample. Curiosamente è proprio l’originale del chitarrista di Cincinnati ad essere il brano più interessante: Movin’ On si muove su un’architettura blues e l’assolo di chitarra di Wilbert è particolarmente ispirato, allo stesso modo di quello di organo di Leon Spencer. Molto coinvolgente anche il sax di Wilton Felder che possiede proprio quella sonorità soul che si sposa perfettamente con l’andamento del pezzo. Personalmente mi è piaciuta molto anche la versione giustamente swingante di Bewitched, dove Longmire dimostra di avere nelle dita un fraseggio jazzistico davvero convincente, anche su uno standard come questo. Give It Up Or Turn It Loose  vanta un arrangiamento molto potente e pur mancando la voce del grande James Brown riesce ad essere altrettanto coinvolgente, grazie anche ad una ritmica sempre gagliarda. Il passaggio di Wilbert Longmire sulla scena internazionale è stato piuttosto fugace essendosi esaurito nell’arco di soli 10 anni. A livello discografico la sua eredità è tutta racchiusa nei 6 dischi citati, dato che a partire dagli anni ’80 non entrò più in sala di registrazione per alcun progetto solista, limitandosi ad esibirsi nella sua Cincinnati fino al 2005. E’ triste notare che, dopo la sua esperienza con la Tappan Zee, Longmire è praticamente scomparso dai radar degli appassionati per moltissimi anni. Solo recentemente i suoi album più importanti sono stati ristampati nel Regno Unito e in Giappone. Il suo lavoro può inoltre essere ascoltato in una compilation intitolata "The Very Best Of Tappan Zee", che raccoglie alcuni dei suoi brani più significativi ed in un album tutto dedicato alla sua musica intitolato The Best Of Wilbert Longmire. Che sia attraverso le raccolte o, meglio ancora, con un album come Revolution, credo davvero che valga la pena cercare di riscoprire un talento dimenticato come quello di questo originale chitarrista.