Robben Ford & Bill Evans – The Sun Room


Robben Ford & Bill Evans – The Sun Room

Due giganti del panorama musicale contemporaneo uniti da un progetto comune, legati da una visione della musica del tutto simile e da un’amicizia e da una stima reciproca di lunga data. Il duo formato dal chitarrista Robben Ford e dal sassofonista Bill Evans, che hanno spesso condiviso il palco e registrato insieme nel corso degli anni, finalmente pubblica un album ufficiale con materiale inedito. Ne è uscita la cosa migliore che i due musicisti hanno dato alle stampe di recente. La band è stata appositamente assemblata con musicisti di altissimo profilo e presenta l’attuale batterista degli Steely Dan, Keith Carlock e il bassista James Genus, che ha suonato con artisti del calibro di Lee Konitz, Michael Brecker, Branford Marsalis e Chick Corea. The Sun Room è esattamente ciò che ti aspetti di ascoltare quando due leggendari musicisti come questi uniscono le forze. E’ un lavoro che possiede molto stile, vanta un’eccellente qualità compositiva, un grande virtuosismo (ma quello era scontato) e quella vena creativa di cui ha bisogno un album di blues, jazz, soul e funk fusi insieme. Bill Evans inquadra bene la tipologia del disco nella sua presentazione: “Ogni tanto musicisti che la pensano allo stesso modo si uniscono per creare qualcosa che trascende i confini musicali ma che può comunque raggiungere un pubblico più ampio. Secondo me, la musica che abbiamo scritto per The Sun Room è senza tempo. Amo blues, jazz, soul, funk e questo album ha tutto ciò, suonato a livelli altissimi. Non posso essere più felice. L’atmosfera era grandiosa durante le registrazioni ed era una gioia esserne parte”. Non molto diversa la dichiarazione di Robben Ford in merito al progetto: “Avendo lavorato con molti musicisti in diversi ambienti, posso dire che questo gruppo ha un’intesa incredibile ed è in grado di navigare in acque inesplorate, abilità fondamentale per improvvisare”. “Fare questo album e suonare con questi musicisti è stata una delle esperienze preferite di tutta la mia carriera musicale”. Musicalmente parlando l’album appare più vicino allo stile di Evans, ma comunque la classe ed il tocco inconfondibile di Ford sono in evidenza. La sensazione è che il sassofono, di solito tenore, ma anche quello soprano, sia lo strumento principale. “The Sun Room” si presenta come un solido disco d’esperienza, in cui la matrice rock blues traccia delle linee musicali che si intersecano con l’architettura jazz-fusion. Non c'è da meravigliarsi che i due abbiano deciso di convogliare i loro sforzi artistici per creare un suono vincente, così perfetto che sembra realmente nato da un interplay naturale, quasi fisico. Uno dei segreti dell’album sta nell'interpretazione che Ford da al suo personalissimo modo di suonare la chitarra. Da giovane ha studiato il sassofono ed è per questo che il suo sound ed i suoi assoli sono basati proprio su quello strumento ad ancia. Dall’altra parte c’è Bill Evans, cioè un sassofonista che da sempre è molto attento a confrontarsi con lo stile dei musicisti che lavorano con lui. Per Bill il termine fusion ha un significato molto più ampio e variegato della semplice commistione di generi diversi. I brani contenuti in The Sun Room sono tutti di notevole spessore e spaziano con disinvoltura tra le varie anime che contraddistinguono i due solisti. Si va dalla fusion be bop di Star Time al blues di Pixies, dalle complesse e apparentemente improvvisate Stange Days e Bottle Opener; al fascino di un vecchio pezzo jazz traslato all’era moderna come Catch A Ride fino a Gold On My Shoulder, con quel pop jazz cantato tipico di Robben Ford. Molto interessanti anche la trasversale Insomnia (con un altro intervento cantato di Robben) e la jazzata e quasi “Davisiana” Big Mama. I due grandi ed esperti strumentisti insegnano alle nuove generazioni come si possa essere eleganti e concreti, senza tuttavia esagerare con il virtuosismo a tutti i costi, spesso troppo frequentato ai giorni nostri. Inutile sottolineare come Bill Evans dimostri di essere un sassofonista moderno e vario, dotato di una timbrica molto coinvolgente che lungo tutto il percorso del disco dispensi emozioni e calore. Analogamente Robben Ford fa sfoggio della sua chitarra dalla voce piena e tagliente, carica di blues ma sempre pronta a confrontarsi in modo naturale con ogni genere musicale. Una menzione doverosa e meritata va ovviamente alla sezione ritmica nella quale Keith Carlock e James Genus non si limitano a svolgere un ruolo di supporto a Ford e Evans ma si ritagliano un posto di rilievo nell’economia della registrazione. In ultima analisi ci troviamo di fronte ad un album che è vario e tuttavia omogeneo, come raramente capita di ascoltare. Semplicemente fantastico.