Bill Withers – Greatest Hits


Bill Withers – Greatest Hits

Bill Withers è stato un cantante d’eccezione. Essendo scomparso qualche giorno fa, mi è parso doveroso dedicargli un piccolo, personale tributo attraverso una recensione su questo blog. Bill ebbe una carriera piuttosto breve ed i suoi album non sono numerosi, anche per questa ragione ho deciso di parlare del suo Greatest Hits, che condensa in 10 significative canzoni tutto il suo mondo musicale. Per poco più di un decennio, Bill si è fatto interprete di uno stile morbido, fatto di atmosfere calde e avvolgenti, caratterizzate dalla sua bella voce profondamente black. Una sorta di icona del genere soul declinato nella maniera più elegante, garbata e sofisticata che si possa immaginare. Nel 1985, a seguito dei suoi contrasti con l’etichetta Columbia, divenuti insostenibili dopo l’uscita del suo album Watching You Watching Me, prese la decisione di scegliere la strada delle collaborazioni con altri artisti di fama per poi ritirarsi definitivamente dall’industria discografica e dedicarsi ad altri interessi. Nonostante la relativa brevità della sua carriera, (1971-1985) nei non molti dischi che realizzò per la Sussex Records e  poi per la CBS, il vocalist originario di Los Angeles seppe toccare le corde delle emozioni di leggende come Booker T. Jones e Stephen Stills. Per non parlare dei milioni di ascoltatori che nel corso degli anni si sono fatti conquistare da brani diventati immediatamente famosissimi come “Lean on Me”, “Use Me” e”Ain’t No Sunshine”. Personaggio all’antitesi degli scatenati urlatori R&B che imperversavano negli ’70 e ‘80, Withers privilegiò sempre un repertorio più confidenziale, caratterizzato da delicatezza e finezza intrinseche, tutti elementi che hanno costruito la base dei suoi lavori fondamentali come ad esempio questo Bill Wither’s Greatest Hits. Le peculiarità che emergono da questa raccolta di successi si possono trovare nelle sonorità nervose delle chitarre, gli spunti funky del basso, il sofisticato contorno degli archi. Ma vanno sottolineate anche l’ariosità delle armonie di contrappunto e la contagiosa energia della batteria che contribuiscono in modo determinante alla costruzione di un sound come quello di Bill. La musica di Withers accarezza gradevolmente i sensi ed è universalmente apprezzata per la sua sincerità ed il suo fervore: la sua splendida voce è in grado di accompagnare ed intrattenere come raramente accade. Incredibilmente, Withers non ottenne mai risultati di vendite particolarmente eclatanti dai suoi dischi, ma il tempo ha restituito comunque all’artista delle belle soddisfazioni. La sua storia di cantante è particolare: dopo aver ricevuto una proposta dalla Sussex mentre lavorava in una fabbrica di sedili per servizi igienici, Withers venne accolto sotto l’ala protettrice dell’organista Booker T. Jones. Con l’etichetta Stax Records alle spalle, Booker T. Jones convogliò alcuni membri della sua band, tra cui Stills e Jim Keltner, nella registrazione dell’esordio discografico di Bill Whiters. La collaborazione con la Sussex/Stax portò a 4 album. La vicenda con la CBS Records fu invece piuttosto travagliata, 5 album in tutto ed un rapporto, come detto, piuttosto conflittuale che sfociò nel 1985 con l’abbandono del mercato discografico in veste di solista. In Greatest Hits è possibile ascoltare due brani registrati durante le sessioni con Booker T. Jones : il brano vincitore di un Grammy Award, “Ain’t No Sunshine” e lo struggente “Grandma’s Hands”. Entrambe le canzoni consentono di apprezzare l’incredibile controllo della voce, lo stile gradevolmente soul e il brillante fraseggio di Withers. Questo stesso album ci consente di apprezzare anche la spiccata propensione di Withers nel trasformare episodi biografici in brani quanto mai coinvolgenti. Le sue canzoni  riescono a far coesistere brillantemente elementi del pop, del gospel, del blues e del soul in un mix davvero coinvolgente. La prova più eclatante di questa inclinazione di Withers per il crossover non è costituita tanto dai brani che pur entrarono nelle classifiche pop e R&B, ma nello stesso DNA delle sue opere migliori. Tutti i brani contenuti in Greatest Hits meritano di essere ascoltati con la massima attenzione. Riproposta in seguito in brillanti covers, eseguite da artisti di fama internazionale, “Use Me” sfrutta un avvincente riff di clarinetto e un tempo mosso per esprimere le sensazioni contrastanti legate a una relazione problematica. Nell’agile “Who Is He (And What Is He to You?)”, Withers mischia di nuovo sapientemente uno spirito dolce a spunti decisamente più amari. In “Lovely Day”, un brano con un arrangiamento indimenticabile e accattivante, Withers tiene una nota per ben 18 secondi. La canzone ottenne un successo talmente clamoroso da spingere un gran numero di star ad eseguirlo nei loro concerti e a registrarne riuscitissime covers (due nomi? Diana Ross e a R. Kelly). Ovviamente, per quanto mi riguarda, i due momenti top restano Just The Two Of Us e Soul Shadows, i due brani con maggiori affinità verso il jazz. Il primo era contenuto in uno degli album più belli del secolo scorso, ovvero Winelight di Grover Washington, Jr. ed è una canzone semplicemente perfetta: dall’arrangiamento all’assolo di sax, per non parlare dell’interpretazione indimenticabile di Whiters. Il secondo era invece parte di Rhapsody And Blues dei Crusaders: nello stesso modo del precedente risulta uno dei brani più belli degli ultimi decenni, proprio grazie alla splendida voce del nostro Bill. Con “Lean on Me” Withers ha poi creato un capolavoro che da oltre quarant’anni continua a fare parte del classico American Songbook. Bill Whiters è un imprescindibile punto di riferimento per ogni cantante soul contemporaneo, al di qua ed al di là dell’Oceano. Lui è stato e sarà per sempre il portavoce ideale della musica soul e R&B e di tutto quel repertorio di canzoni senza tempo esplorato anche da tanti altri grandi artisti. Qualunque sia il vostro genere preferito il Greatest Hits di Bill Withers non può mancare nella discoteca di nessun amante della grande musica.