Mark Etheridge - Connected


Mark Etheridge - Connected

E’ un personaggio particolare Mark Etheridge, di sicuro ha dimostrato di essere molto vario nelle sue scelte artistiche. Dopo un'infanzia travagliata (bullismo e problemi con l'identità sessuale), Mark ha evidentemente incontrato anche molte incertezze esistenziali mentre cercava di scoprire chi voleva realmente essere o meglio che tipo di musica voleva veramente fare. Se ci si basasse solo sull’ascolto di "Connected", il suo ultimo album, il tastierista verrebbe classificato senza ombra di dubbio come un musicista di smooth jazz. Tuttavia, quando ha debuttato circa una decina di anni fa, Mark fu considerato un esponente della corrente denominata "New Age": tutto nei contenuti del suo lavoro portava in quella specifica direzione. Il suo secondo album, uscito del 2102, intitolato Change Coming, vide un nuovo ed inatteso cambio di rotta, dato che Etheridge incise un disco incentrato sulla sua voce attraverso delle classiche canzoni “adult oriented”. Ma eccoci al presente, e ad una nuova svolta nella sensibilità musicale di Mark e probabilmente anche nella sua vicenda personale. "Connected" è puro e semplice smooth jazz: limpido, ottimista, pulito e ben suonato. Niente atmosfere rarefatte New Age o canzoni più o meno sofisticate. Qui si tratta di jazz contemporaneo, ovviamente basato sul piano e sulle tastiere, declinato in 10 brillanti composizioni originali nelle quali Etheridge ha proiettato tutto il suo entusiasmo e la sua competenza. Quindi ora, risolto il suo conflitto artistico interiore, ci dice con chiarezza quale tipo di musica preferisce: Connected celebra l'ottimismo derivante da una positiva connessione umana. Si percepisce questo feeling ritrovato e si gode delle buone vibrazioni proprio attraverso la serenità e l’allegria di questo album. Prodotto dal fantastico Paul Brown, Connected è una raccolta di brani davvero accattivanti. A questo punto e visti i risultati, è naturale pensare che è un peccato che al tastierista ci sia voluto tanto tempo per trovare la sua strada nel variegato mondo dello smooth jazz. Alla luce di questa pubblicazione, è chiaro che l'interesse degli appassionati di jazz contemporaneo di tutto il mondo verso Mark Etheridge risulterà enormemente aumentato. In attesa ovviamente di future conferme, forse non del tutto scontate. In ogni caso questo album è molto piacevole e ben congegnato: non ci si potrebbe aspettare niente di meno con un personaggio come Paul Brown al timone della produzione. La perfetta unità di intenti e la sintonia artistica sono sancite dal fatto che Etheredge e Brown condividono la stessa identica band. Un gruppo che oltre al pianista può contare sul bassista Roberto Vally, il percussionista Richie Garcia e il batterista Gordon Campbell. Un formazione completata dalla tromba del sempre eccellente Lee Thornburg e affiancata dal sax di Greg Vail, ciliegine sulla torta le due apparizioni di Paul Brown stesso alla chitarra. Il risultato è inevitabilmente di ottimo livello. Qui non troverete banali campionamenti ne abusi di sequencer e sintetizzatori, gli arrangiamenti invece fanno leva sui classici strumenti suonati da musicisti di indubbio valore. Inoltre tutto il progetto beneficia della qualità intrinseca delle composizioni di Etheridge la cui mano appare particolarmente ispirata. A partire da "Groovin With My Baby", un brano dal sapore romantico pieno di leggerezza e gioia di vivere. "Be Who You Are" ha una melodia molto accattivante che è immediatamente piacevole ma è bello ascoltare come il piano di Mark riesca ad impreziosire il tutto. "Roger That" vanta un sound sofisticato dai toni contemporanei e jazzati: la brillante batteria e la bella sezione fiati la rendono uno dei momenti clou dell’album. "Connected" è un’altra composizione davvero notevole, ricorda il miglior Bob James e mi ha impressionato il suo andamento melodico, così pieno di luminosità e ottimismo. La sezione fiati ed il sax di "Lost in the Shuffle" conferiscono  a questo pezzo un groove tra i più jazz oriented dell’intero disco. "For Your Love" è un'altra meravigliosa traccia con un bel groove, che è toccante e rilassante allo stesso tempo. E c’è anche la fantastica chitarra di Chuck Loeb ad illuminare il brano. "Rain" è delicatissima, ma non melensa: il ritmo lento e il gioco di pianoforte molto discreto la rendono piacevolmente rilassante. Non manca un’escursione nel ritmo latino con l’intrigante "Cherry Cha". "Bing Bang Boom" si rivela una superba vetrina per il puntuale e pulitissimo tocco pianistico di Etheredge. Infine "Soul Clap Honey" arriva a chiudere nel modo migliore l’album: corroborata dal sax potente di Andy Suzuki. Considerando Connected come una sorta di debutto, quanto meno per il contesto dello smooth jazz, non si può chiedere molto di più a Mark Etheridge. Il pianista ha davvero confezionato una collezione di brani pieni di grazia, buon gusto e positività. In ultima analisi questo è un album che può soddisfare una vasta platea di ascoltatori: dall’appassionato di jazz  in cerca di leggerezza al semplice estimatore della buona musica, vale la pena di dedicargli un po’ di attenzione.