The Jeff Lorber Fusion - Impact


The Jeff Lorber Fusion - Impact

Mi piace molto Jeff Lorber, come il buon vino invecchiando è migliorato moltissimo. E’ sempre stato uno dei paladini contemporanei della fusion, ma lasciate da parte alcune escursione nella musica commerciale, concentrate negli anni ’80, il suo percorso di crescita e di ricerca costante della qualità non ha mai smesso di salire verso livelli che appaiono oggi veramente notevoli. E’ una vera icona del genere fusion il nostro bravo Jeff, con le sue tastiere ed il suo pianoforte ha creato uno stile, ha definito uno standard: il suo gruppo non a caso si chiama The Jeff Lorber Fusion. Lui è talmente sinonimo di fusion che il nome stesso della band appare quasi ridondante. Il suo rinascimento, iniziato nel 2010 con Now Is The Time, è continuato imperterrito e spedito anche con l’ultimo album Impact, uscito nel 2018. Squadra che vince non si cambia, ed infatti Lorber conferma sia la formula musicale che i membri della sua band. L’album precedente, Prototype, è valso a Jeff Lorber il primo Grammy Award nella categoria "Best Contemporary Instrumental" della sua lunga attività: la prima vittoria assoluta dopo otto nominations. La verità è che questo riconoscimento è quasi da considerare un premio alla carriera in quanto, da oltre quarant’anni, questo formidabile tastierista dispensa la sua miscela di jazz e funk, fornendo idee ed ispirazione per generazioni di giovani musicisti. Probabilmente il prestigioso Grammy Award lo ha solo motivato ad accelerare il ritmo già serrato di una pubblicazione ogni due anni. Ma questa è una gran bella notizia per tutti i suoi fan. Su Impact Lorber si avvale nuovamente della collaborazione del suo amico bassista Jimmy Haslip, anche lui personaggio di primissimo piano nel mondo della fusion. E non sono da meno gli altri componenti del gruppo che contribuiscono a quella che è ormai una macchina perfetta: il sassofonista Andy Snitzer ed il batterista Gary Novak. A completare il quadro c'è un piccolo contingente di musicisti che fanno le loro apparizioni in veste di ospiti, e tutto è arricchito dai luccicanti arrangiamenti per i fiati ad opera di Dave Mann. Questa è la medesima formula che Lorber ha usato negli ultimi tempi, ed è difficile metterla in discussione, inutile cambiare se non ce c’è bisogno. Se si producono molti album in breve tempo c’è tuttavia il rischio che lo si faccia a scapito della qualità. Ma ciò che forse è più prodigioso degli ultimi lavori del Jeff Lorber Fusion è proprio come, nonostante la innegabile prolificità, i lavori mantengano un elevato standard nelle composizioni, una sinergia di gruppo tra le più efficienti ed una produzione praticamente impeccabile. Impact non mostra alcun cedimento, è interessante e godibile dall’inizio alla fine, nel segno della miglior fusion ma con un groove molto funky che ne rappresenta il filo conduttore. "Sport Coat Makes Good" è il brano che da il via al programma, con i fiati a guidare i giochi, e la chitarra ritmica vecchia scuola grazie ad un Paul Jackson, Jr.sempre in forma. Se avevate dubbi su quanto poteva essere funk questo album, qui troverete la risposta. E subito Lorber fa sfoggio della sua bravura: il primo assolo al piano acustico, il secondo con il suo magico Rhodes. "Pasadena City" ha un sofisticato impatto da jazz urbano, reso ancora più speciale dall'improvvisazione di basso di Haslip piazzata subito all’inizio. Groove a palla, bisogna abituarsi all’aggettivo 'funky': in questo album è collocabile ovunque. “Citizenship” è fresca e contemporanea, tipicamente fusion,  e tuttavia l'ispirazione viene da quel blues latino alla Horace Silver, reso popolare dal pianista alla fine degli anni '50, primi anni '60. Nel solo di pianoforte così virtuoso c’è davvero tutto Jeff Lorber. Da sottolineare come questo maestro del piano elettrico e dei sintetizzatori non abbandoni mai completamente lo strumento acustico, lasciando spazio al pianoforte su ogni traccia. "Highline" si lancia nuovamente con decisione nel funk, con un andamento imprevedibile ed originale. Caratterizzata da una interessante linea di basso di Haslip, “Opt In” ci consente di ascoltare un ispirato Snitzer al sax soprano duettare con il pianoforte di Jeff. La band sembra prendere fiato con “Quest”, dove ancora Andy Snitzer sfoggia il suo sax in stile David Sanborn nell'unico momento tranquillo dell'album. Con "Sunny Sounds" si ritorna al groove, quello tipico del JLF: è un piacere per le orecchie un numero in cui gli arrangiamenti per i fiati di David Mann risaltano appieno anche grazie al ritmo, quasi jazzistico. E ancora Lorber sciorina tutto il suo talento negli assoli. "Companion" si presenta con un meraviglioso ritmo sincopato in cui Lorber, al basso synth, si diverte con linee che si confondono con quelle di Haslip. Curiosamente rispolvera anche il Minimoog che ci riporta alle sue registrazioni della fine degli anni '70. Chiudono la formidabile sequenza di 10 brani Arda e Valinor, forse non a caso i due più jazzati dell’intero album. Impact è “tanta roba” direbbero i più giovani. Non deluderà di certo i fan del Jeff Lorber Fusion, ma anzi, è un lavoro in assoluto molto ben riuscito. E’ sempre dinamico e propositivo, pieno di energia e cosa ancor più importante suonato meravigliosamente. Jeff Lorber ed il suo gruppo hanno fatto centro ancora una volta. Da non perdere.