Ledisi - Feeling Orange but Sometimes Blue


Ledisi - Feeling Orange but Sometimes Blue

Ledisi Anibade Young meglio conosciuta semplicemente come Ledisi, è una vocalist americana di soul e jazz. Nativa di New Orleans ma trapiantata in California, il suo nome significa "portare avanti" in lingua Yoruba, un dialetto africano. Dopo essere stata una promessa del soul e dell’r&b, si è presto affermata anche a livello internazionale grazie alle sue innegabili doti di cantante e cantautrice. La sua voce è melodiosa e brillante, l’intonazione perfetta così come il suo controllo ed il suo fraseggio. Quando uscì il suo album di debutto Soulsinger, molti critici affermarono, non a torto, che lei apparisse "più una cantante jazz che una vocalist di soul". Concordo con questa valutazione perchè si avvertiva sicuramente un chiaro sapore jazz nell’approccio di Ledisi in Soulsinger. Tuttavia il primo lavoro della cantante era certamente un album soul molto interessante nel quale erano semmai iniettate le giuste quantità di jazz. Con la pubblicazione del suo attesissimo secondo disco intitolato Feeling Orange but Sometimes Blue si può tranquillamente dire che Ledisi diede alla luce un vero e proprio album di jazz. A questo punto tutti coloro che non amano il genere e si aspettano qualcosa di soul, r&b o funk possono passare la mano e optare per le successive uscite discografiche della cantante; a partire magari dal successivo Lost & Found che rientra a pieno titolo nelle più orecchiabili e commerciali categorie sopra citate. Ma qui, su Feeling Orange but Sometimes Blue, il territorio battuto da Ledisi è quello del jazz, magari moderno, forse declinato in maniera contemporanea, l’ambito è profondamente jazzistico. Devo ammettere che sono davvero soddisfatto che Ledisi abbia avuto il coraggio di fare questo non facile passo. Prima di tutto scegliendo una strada così difficile dal punto di vista tecnico ha dimostrato di possedere la personalità ed il talento perfettamente adeguati ad affrontare questa sfida sempre complicata per chiunque. Ed in più Ledisi ha dato a tutte le canzoni quel suo tocco speciale, esattamente quella sorta di magia che solo poche cantanti possono esibire. Tra i classici standard jazz proposti, il top è Round Midnight, in cui Ledisi interpreta meravigliosamente il classico di Thelonious Monk, usando anche lo scat vocal e dando un saggio della versatilità della sua splendida voce. Ma una menzione va fatta anche per l’arrangiamento del brano, dove spiccano Nelson Braxton al basso elettrico a sei corde, autore anche di un breve ma intenso assolo, Brian Coller alla batteria e Sundra Manning al Fender Rhodes. Round Midnight non è certo l’unico standard presente nell’album: ci sono anche Straight No Chaser, In A Sentimental Mood e Autumn Leaves: tutte covers di classici davvero eccellenti. E tutte interpretate molto bene dalla brava Ledisi: con grande personalità ed una accattivante gamma vocale. Anche se non è esattamente uno standard, Ledisi trova posto anche per uno dei pezzi più belli di D’Angelo, vale a dire la sua famosa Brown Sugar che viene proposta leggermente più lenta e appena un filo più jazzata. Curiosamente la canzone di D’Angelo viene mescolata con Sugar di Stanley Turrentine, per una combinazione inusuale e stuzzicante. Meeting Marcus On A Thursday è un originale della stessa Ledisi che ci porta in un’atmosfera di autentico jazz anni ’50: roba da club fumosi con i tavoli addossati al palco e la cantante che ammicca al pubblico. Bellissima canzone ed ottimo arrangiamento con Ron Belcher al contrabbasso e Khalil Shaheed alla tromba che dispensano emozioni. Un’altra traccia degna di nota è la stessa Feeling Orange but Sometimes Blue che è un esempio riuscito di latin jazz con Pete Escovedo e Karl Peraza alle percussioni, e una Ledisi perfettamente a suo agio su questo tipo di groove. Meritano una menzione speciale anche le suadenti ballate soul/jazz inserite nell’album: Land of the Free e il brano di apertura So Right, che ha un moderno stile alla Erykah Badu. Molto bella anche la vibrante I Got it. Feeling Orange but Sometimes Blue nel 2001 riscosse un grande successo presso la critica. E’ stato definito "il miglior album di jazz vocale degli ultimi anni" e ha vinto anche numerosi premi. Sono valutazioni da condividere in pieno perché anche a distanza di quasi venti anni questo rimane effettivamente un piccolo capolavoro di una grande cantante. Quindi è meglio assicurarsi di non perdere questo album semplicemente perché è ormai diventato un vero classico del jazz. E la storia ha poi testimoniato che Ledisi non ha più registrato un disco così schiettamente orientato verso il jazz. Di fatto dal 2002 fino ad oggi la cantante ha optato per una via più commerciale ed indirizzata al soul e all'r&b, lasciando da parte, almeno per il momento il suo impegno nel jazz. Personalmente aggiungo che ciò è un vero peccato: la signora ha le carte in regola per essere una protagonista della musica afroamericana per eccellenza.