Sam Rivers - Contours


Sam Rivers - Contours

Quella tra il ’60 ed il ’70 fu una decade di cambiamenti rivoluzionari. Nel mondo, certo ma altrettanto nel jazz. In questo periodo, probabilmente, è stato dato troppo poco risalto ad una intera generazione di musicisti che hanno sommessamente ma molto concretamente trasformato l’idioma del be bop e del post bop in qualcosa di diverso, senza arrivare però alle estreme soluzioni del free jazz. Non si può definire esattamente questo movimento come avanguardia ma di certo alcuni di questi jazzisti ci sono andati molto vicino. Il sassofonista Sam Rivers, ad esempio, va ad inserirsi in questo contesto, nel quale la rivoluzione del jazz parte dal punto di vista della tradizione. Il suo modo di suonare sa essere caldo e liricamente melodico ma al contempo può sconfinare in sonorità inusuali e ardite, senza dimenticare le sue provocatorie capacità compositive. Lo stile di Rivers aveva dunque le sue radici nel bebop,  anche se soprattutto negli anni sessanta e settanta, egli prese parte, seppur non facendone espressamente parte, al movimento del free jazz, adottandone esteriormente i dettami. Il suo album Fuchsia Swing Song, ad esempio è considerato un capolavoro dello stile “dentro e fuori”. Ciò significava introdurre elementi nuovi nel tradizionale uso bebop dell'armonia: in questo Rivers fu meno radicale di altri solisti suoi contemporanei e mantenne nei suoi lavori una struttura narrativa (ciò che Lester Young chiamava la capacità di raccontare una storia). Figlio di un cantante gospel, Samuel Carthorne Rivers. Arrivò a registrare la sua musica piuttosto tardi, poiché solamente nel 1964 firmò per la Blue Note Records di New York, cioè quando aveva 41 anni. Il musicista è di assoluto rispetto considerando che Sam Rivers suonava, con identica abilità, il sax soprano, il sax tenore, il flauto traverso, il clarinetto basso ed il pianoforte. Decisiva fu la collaborazione con Miles Davis per un tour in Giappone. Il divino Miles ebbe a dire più tardi: "Ha cambiato il suono del gruppo", “Ha portato un nuovo suono nella band. Ha reso le figure ritmiche e le armonie del gruppo più libere di prima”. Vincolato da altri impegni musicali, Rivers rimase con Miles solo per il tour giapponese  tuttavia l'associazione di Rivers con il grande trombettista, nonostante la sua brevità, aumentò la sua credibilità nella comunità jazz e, di conseguenza gli fu offerto un contratto discografico. Il risultato fu Fuchsia Swing Song, pubblicato nell'aprile del 1965. Poco dopo l'uscita di quell'album, nel maggio 1965 Alfred Lion ingaggiò Rivers per dare un seguito al primo album: quella registrazione sarebbe diventata Contours, l’album di cui parliamo oggi. Sam Rivers scrisse tutto il materiale e si avvalse del famoso trombettista Freddie Hubbard, oltre a Herbie Hancock e Ron Carter della band di Miles Davis, mentre alla batteria sedette Joe Chambres.  Alternando i sassofoni soprano e tenore più il flauto, su Contours Rivers ha ampliato il concetto musicale precedentemente usato in Fuchsia Swing Song e si è lanciato in un approccio molto più libero dai dettami del post bop, in cui le armonie e i ritmi erano più avanzati ed innovativi. Il suo stile musicale unico e molto personale è vividamente dimostrato dall’entusiasmante 'Point Of Many Returns'. Troviamo qui un nervoso riff interpretato all'unisono da Rivers al sax soprano e dalla tromba di Hubbard che fluttua sopra un feroce incedere swing alimentato da Ron Carter al contrabbasso e dalla cinetica batteria di Chambers. E’ Hubbard a prendersi il primo assolo, seguito da un lungo intervento di piano di Herbie Hancock. Il pianista mette in vetrina quella formidabile tipologia di improvvisazione spaziale e fluida che aveva già fatto sentire nel Quintetto di Miles Davis e nei suoi LP da solista per la Blue Note. L'assolo di sassofono soprano di Rivers è straordinario perchè pervaso da una sorta di rabbiosa libertà espressiva, sempre in bilico tra tradizione e avanguardia. "Dance Of The Tripedal" vede Sam Rivers imbracciare il sax tenore per un brano che dopo l’introduzione iniziale, si interrompe per un crudo ma emozionante assolo che è disseminato di urla e grida strane e angoscianti. È tutto ferocemente all'avanguardia ma sotto questo forte lamento, la sezione ritmica mantiene un senso di elegante normalità. Il solo di Hubbard è una lezione di virtuosismo. Quello di Hancock crea un inquietante senso di suspense. E’ ancora il gentile pianoforte di Herbie Hancock ad iniziare "Euterpe" che è un pezzo più lento, dal sapore orientale, costruito su una ripetuta figura di basso e un sommesso lavoro di batteria. Presenta un Rivers questa volta al flauto e Freddie Hubbard che suona la tromba con sordina. Sam dispensa idee a piene mani e al contempo cambia umore passando in un niente da selvaggio a lirico. Il brano fluisce ipnotico mentre la musica diventa sempre più morbida. Poi il volume aumenta gradualmente, consentendo a Rivers di mostrare tutta la sua abilità con il flauto. Il quarto e consclusivo pezzo di Contours si intitola"Mellifluous Cacophony", il quale dopo un'introduzione al limite del free jazz, si trasforma in un brano animato da un groove pulsante che ritrova Sam Rivers al sassofono tenore. Il lavoro ritmico di Carter e Chambers è delizioso per vivacità e precisione  e letteralmente spinge i solisti, Rivers, Hancock e Hubbard a nuove vette di creatività. Contours non fu pubblicato subito ma rimase al palo per oltre un anno per vedere la luce finalmente nel 1967. L’album mostrò l'indubbio progresso di Sam Rivers come compositore, come strumentista e anche come innovatore del jazz. Contours accese la luce, senza mezzi termini, sul genio di Sam Rivers, facendo avanzare il linguaggio del jazz post-bop e contribuendo a costruire un nuovo modo di pensare alla melodia, all’armonia ed alla struttura stessa delle composizioni. Questo non è un album facile, anzi è spigoloso e complesso. Richiede attenzione ed impegno, se lo si capisce a fondo è in grado però di regalare momenti di grande musica.