Sonny Rollins – Plays For Bird


Sonny Rollins – Plays For Bird

Charlie Parker morì tragicamente il 12 marzo 1955. Fu una grande perdita per il jazz e per la musica tutta. Di Parker non ho ancora scritto, lo farò quando sentirò di poter esprimere le mie idee in modo adeguato al valore del personaggio e dell’artista. Ma nel frattempo vorrei dedicare un pezzo ad un altro gigante del sax: Sonny Rollins. Dopo la scomparsa prematura di Bird (il soprannome di Charlie Parker) ci furono moltissimi tributi al grande sassofonista, sia da parte della critica che da parte di altri musicisti dell’universo jazzistico. Omaggi e dediche che da allora non hanno mai smesso di essere pubblicati con una certa regolarità. Tra i tanti riconoscimenti discografici che furono registrati, probabilmente uno dei più validi ed interessanti fu quello proposto dal sassofonista Sonny Rollins. Pur non utilizzando il sax contralto come Parker, Rollins era forse l’erede naturale del genio di Kansas City. Sonny aveva per certo una perfetta padronanza del linguaggio del be bop, anche se, ancor prima della morte di Parker si stava già allontanando da quell’idioma jazzistico per esplorare nuovi territori. Sonny Rollins raccolse dunque l’eredità di Bird e utilizzando le nuove architetture dell’incipiente movimento hard bop, insieme alla sua raffinatezza armonica, stava già mostrando i prodromi del suo personalissimo stile. Senza alcuna fretta di registrare il suo tributo a Parker, ma con meditata devozione, lasciò trascorrere più di un anno per lanciarsi nel progetto. Fu infatti solo nell'ottobre del 1956 che Sonny entrò in studio per registrare quello che sarebbe stato pubblicato per la Prestige Records come Rollins Plays For Bird. Il colosso del sax si mise alla guida di un quintetto composto da Kenny Dorham alla tromba, il pianista Wade Legge, George Morrow al basso e il formidabile batterista Max Roach. Roach era stato anche il batterista scelto dal Rollins per il suo album capolavoro Saxophone Colossus. Nella scelta del repertorio da inserire nel suo omaggio, Rollins ha deciso di evitare le composizioni originali di Parker, andando a pescare invece tra gli standard storicamente associati a Bird. I brani selezionati sono poi stati eseguiti sotto forma di un mix che riuniva sette standard per la ragguardevole durata di ventisette minuti. Al pianista Wade Legge venne affidato il difficile lavoro di cucire le sette composizioni attraverso delle transizioni da una melodia all'altra senza soluzione di continuità. Inutile dire che Sonny Rollins brilla di una classe cristallina in questa lunga ed emozionante dedica al maestro: i suoi assoli sono stimolanti e vari, e va lodata la personalità con la quale decise di seguire il suo percorso piuttosto che tentare una inutile replica di Parker. Il medley prende il via con Rollins che suona la frase di apertura di "Parker's Mood" e poi, come sottolineato da Ira Gitler nelle note originali della copertina dell'LP, intona la melodia di I Remember You. Ovviamente c’è lo spazio per l’ improvvisazione ed un momento di dialogo con il batterista Max Roach prima che Rollins ritorni sempre al tema. Lo schema è identico per sei dei sette blocchi del medley, fino al diciottesimo minuto circa. A questo punto, Rollins nell’evidente desiderio di concedersi qualche libertà in più, lo fa sul penultimo tassello del puzzle: My Little Suede Shoes. Che è poi l’unica composizione originale di Charlie Parker inserita in questo contesto. "Star Eyes" chiude questa lunghissima cavalcata dove il sassofonista ci delizia con il suo assolo pieno di tutti i connotati tipici della sua meravigliosa tecnica e della sua mirabile creatività. Ogni singola sezione di questo mix di canzoni memorabili è impreziosito dai pregevoli assoli di Wade Legge al piano e Kenny Dorham alla tromba. E sotto a tutto spicca il motore ritmico alimentato dal duo Roach – Morrow, il cui lavoro è sempre di altissimo livello. Il resto dell’album (la side B sul vinile) è composto da un originale di Sonny Rollins intitolato "Kids Know" anch’esso piuttosto lungo. Il brano oltre alla consueta maestria espressa dal sax tenore del leader presenta una splendida esecuzione di Max Roach e il bell’assolo di Kenny Dorham, come sempre rilassato e melodico. Rollins Plays For Bird si chiude con "I Grown Accustomed To Her Face", una famosa canzone tratta dal musical My Fair Lady della quale Rollins propone una cover molto interessante. Il sassofonista rivela in questa ballata il suo apprezzamento per alcuni grandi musicisti come Coleman Hawkins, Lester Young e ovviamente Charlie Parker e fa capire come si fa a dare un tocco bluesy anche ad un pezzo lento e romantico come questo. Il quinquennio tra il 1954 ed il 1959 fu magico e molto prolifico per Sonny Rollins. Aveva già pubblicato numerosi e validissimi album e, da poco, il suo capolavoro Saxophone Colossus. Rollins Plays For Bird è un altro pezzo della storia del jazz. Più avanti, a partire dagli anni ’60, Sonny esplorerà nuovi linguaggi, fino a sfiorare il free jazz, come fecero molti altri suoi colleghi. A chi, come me, preferisce il più confortante territorio del jazz classico (quello che gravita tra Be Bop, Hard Bop e Cool Jazz) non resta che goderselo così come testimoniano le sue registrazioni (quasi tutte straordinarie) di quel periodo. Ancora oggi, a quasi 65 anni di distanza ascoltare questa musica è un grande piacere, che ci spinge ad essere per sempre grati a tutti gli artisti straordinari che furono protagonisti di un epoca irripetibile. Musicisti immortali in grado di regalare splendide e grandissime emozioni. Rollins Plays For Bird è senza dubbio uno di questi album. Sono sicuro che anche lo stesso Charlie Parker lo avrebbe apprezzato. Imperdibile.