Resolution 88 - Revolutions


Resolution 88 - Revolutions

I Resolution 88 sono una giovane band inglese di cui mi sono già occupato qualche tempo indietro, parlandone in termini assolutamente lusinghieri. Ad oggi possono vantare già quattro album al loro attivo, dei quali l’ultimo “Vortex” è uscito ieri e sarà oggetto di una recensione non appena ne verrò in possesso. La loro musica è dominata dal suono setoso e fluido del piano elettrico Fender Rhodes. Ma il loro valore non è racchiuso solo in questo, anzi c’è molto di più: questi ragazzi di Cambridge sono un gruppo genuino, sono una ventata di freschezza e vera spontaneità musicale. In un panorama artistico sempre più dominato dalla musica liquida online e da fin troppo banali video più o meno virali, sanno distinguersi per la loro perizia tecnica, ma anche per la creatività. I Resolution 88 sono amici che amano suonare insieme e forgiare la propria musica secondo le inclinazioni personali: questa sincerità è evidente sia nelle loro canzoni che nella palese chimica reciproca sul palco. Già con l'uscita dei loro primi due album e gli spettacoli dal vivo a supporto di Snarky Puppy, Roy Ayers, Marcus Miller, Larry Mizell & the Blackbyrds, Butcher Brown e degli Yellowjackets, i Resolution 88 si sono affermati come uno dei gruppi più interessanti nel panorama del funk jazz nel Regno Unito. I giovani musicisti hanno pubblicato nel 2019 il loro terzo album in studio, intitolato Revolutions ed ancora una volta sono riusciti a combinare la loro passione per il classico jazz-funk degli anni '70 con un sound  moderno ed al passo con i tempi. Il tastierista Tom O'Grady ha talento ed inventiva da vendere, essendo inoltre la figura chiave del gruppo. Ha composto e arrangiato l'intero album, a parte i testi della sesta traccia Dig Deep, che sono scritti ed eseguiti dal cantante Marcus Tenney. O'Grady utilizza inoltre un favoloso set di tastiere classiche come Rhodes, Wurlitzer e Clavinet D6, che quando vengono impiegate aggiungono il classico calore vintage a qualsiasi brano. Sono strumenti che hanno letteralmente definito il sound del jazz funk attraverso il lavoro di alcuni grandi musicisti come George Duke, Chick Corea e Herbie Hancock, o ancora Ramsey Lewis e Bob James. A testimonianza di una reverente ammirazione, la band arriva a citare direttamente il mitico Herbie Hancock, ringraziandolo, nelle note di copertina del disco. Il modo di suonare il sax di Alex Hitchcock apporta un grande elemento melodico, cosa palese in particolare nel primo pezzo, Pitching Up, e poi nel riff tortuoso, ispirato al bebop, della title track. Ogni traccia di "Revolutions" rappresenta un aspetto della musica quando viene riprodotta su vinile. La sezione ritmica è eccezionalmente serrata, con Tiago Coimbra al basso, Ric Elsworth alla batteria e il percussionista Oli Blake che creano una sinergia molto efficace, arricchita proprio dai colori delle percussioni. I cinque ragazzi si circondano nell'album di alcuni musicisti ospiti, inclusa una sezione di archi che appare in modo discreto e non continuo. I fiati vengono utilizzati nella quarta traccia Runout Groove, contribuendo con lampi luminosi e funky. "Sample Hunter", non troppo inaspettatamente, è letteralmente intrisa del piano elettrico Rhodes. E’ il tipo di feeling che i produttori cercavano quando l'hip hop era una delle correnti più stimolanti degli anni '90. La produzione è eccellente ed in tutto Revolutions alcuni deliziosi effetti elettronici si fondono con un'acustica sempre frizzante e calda. Matrix è uno dei pezzi forti, con un basso potente che sostiene il suono brillante dei sintetizzatori: si ispira ai messaggi nascosti, a volte celati nelle matrici delle stampe dei dischi. In "Tracking Force" puoi sentire il ritmo torcersi e trasformarsi mentre lo stilo del giradischi scorre sul disco. Infine "Warped Memories" chiude l'album con una melodia malinconica e vagamente enigmatica. "Revolutions" si porta dietro alcune novità per il gruppo: è la prima volta che i Resolution 88 registrano su un mixer multitraccia, la prima volta che hanno incluso in un album una vera sezione di archi e ottoni ed anche la prima volta che hanno incluso ospiti speciali in un loro disco. Inoltre hanno finalmente reso disponibile anche una versione su vinile di un loro lavoro, il che ha un senso visto il tema dell’album. Immaginate una combinazione tra un ipotetico album inedito di Herbie Hancock della metà degli anni '70, qualche tocco preso dall'era d'oro dell'hip hop e del drum’n’bass ed il nuovo sound londinese di band come Yussef Kamaal. Revolutions è un lavoro fantastico ed in più riesce a definire anche uno standard elevato per l'attuale jazz-funk britannico e non solo. Non resta che accomodarsi in poltrona, davanti al proprio impianto hi-fi, rilassarsi con ciò che più ci piace e far partire questo album, godendoselo dall'inizio alla fine. Le stesse buone vibrazioni elargite dai primi due album sono ancora ben presenti anche su Revolutions, confermando i Resolution 88 come una delle realtà più interessanti dell’intero panorama musicale.