Jimmy Forrest – Black Forrest


Jimmy Forrest – Black Forrest

Il sassofonista tenore Jimmy Forrest, nativo di St. Louis e figlio di una pianista di gospel, mosse i suoi primi passi musicali nelle orchestre locali del Missouri. In seguito, dal 1940 al 1942 suonò con l'orchestra di Jay McShann (nella quale in quel periodo militava anche Charlie Parker), poi fu al seguito di Andy Kirk (dal 1943 al 1947) e quindi addirittura con Duke Ellington dal 1949 al 1950. Jazzista non molto conosciuto, è stato tuttavia un musicista dotato di un suono forte ed in possesso di grande dinamismo: egli che seppe integrare nel suo stile musicale umori di rhythm and blues con elementi bebop. Un tenorsassofonista di tutto rispetto, dunque, dal suono potente e corposo e provvisto di un grande senso dello swing che tra l’altro era molto apprezzato da Miles Davis. Diciamo che il suo stile potrebbe rientrare in quel ricco filone di sassofonisti neri collocabile tra il mainstream e il be-bop ma con una forte propensione verso il blues e il rhythm & blues. Un filo conduttore virtuale lega i musicisti di questa corrente ai maestri degli anni ’40, Illinois Jacquet, Eddie “Lockjaw” Davis, Gene Ammons e Arnette Cobb, continua con i sassofonisti soul-funky anni ’60 sul genere di King Curtis e Stanley Turrentine, e arriva infine ai più recenti James Carter e Joshua Redman. Si tratta di un genere di sassofonismo che dopo il periodo di Coltrane e quello venuto dopo il genio di Hamlet sembrava quasi dimenticato. Invece oggi direi che vi è un recupero abbastanza importante di quel genere di modelli soprattutto tra le più recenti leve afro-americane.  Il focus artistico di Forrest fu comunque sempre attento alla tradizione ed egli fu molto attivo nel quinquennio tra il ’58 ed il ‘63 con il trombettista Harry "Sweets" Edison, e durante quel periodo, Forrest registrò cinque album. Dimostrò poi di sapersi districare ugualmente bene con l’hard bop ed il soul-jazz oltre che con lo swing e l’r&b degli anni '50. Negli anni ’70 fu particolarmente di prestigio la sua militanza nell’orchestra di Count Basie. E’ l’autore di uno dei brani più popolari della storia del jazz: il celebre Night Train che Forrest compose e registrò nel 1951, arrivando al successo e conquistando il primo posto nella classifica di Billboard. Il suo indiscusso talento è messo pienamente in evidenza da questo suo album del 1959 intitolato Black Forrest: una registrazione fondamentalmente di buon swing vecchio stile dall’inizio alla fine. La band di supporto è notevole e vede la partecipazione del giovane chitarrista Grant Green, affiancato da esperti musicisti quali Harold Mabern al pianoforte, Gene Ramey al contrabbasso e il formidabile Elvin Jones alla batteria. Il gruppo dona all’album i giusti colori e una grande carica di energia. Quanto a Jimmy ed al suo solidissimo fraseggio al sax tenore, qui suona magnificamente, mettendo in fila una serie di assoli scoppiettanti pervasi di esuberanza e vigore sui brani veloci, mentre accarezza le ballate con un ammirevole ed incessante calore. L’album contiene alcuni tra i più memorabili tra gli standard del jazz come "These Foolish Things", "You Go to My Head", "What's New?" e "But Beautiful". Anche le composizioni dello stesso Forrest come "Black Forrest", "Dog It", "Sunkenfoal" e "All the Gin Is Gone" sono degne di note e non fanno altro che rendere questo lavoro ancora più interessante. La potenza altamente espressiva di Jimmy Forrest e la capacità di dire molto con poche note sono più che evidenti in questo eccellente album e se amate il vecchio, sano, intramontabile suono del jazz degli anni ’50, questo è ciò che fa per voi.