Reuben Wilson – Blue Mode


Reuben Wilson – Blue Mode

Reuben Wilson è un’organista, classe 1937, ancora in attività, che però visse i suoi momenti d’oro alla fine degli anni '60, quando il fenomeno del soul-funk-jazz conobbe la sua stagione migliore. Fu anche uno dei pochi specialisti di quell'epoca del suo strumento ad essere ingaggiato per la prestigiosa etichetta Blue Note. In quella fase storica, la maggior parte degli artisti sotto contratto si stava concentrando proprio su una forma di jazz maggiormente accessibile rispetto all’hard bop, sperimentando al contempo le strumentazioni elettriche. La stessa cosa che fece anche Wilson, seguendo quella regola,  pur se con rare ed occasionali divagazioni molto più impegnate di quanto non potesse essere il soul jazz. Wilson, tra il 1968 e il 1971, registrò cinque album per la Blue Note e sebbene nessuno di questi abbia ricevuto grandi riconoscimenti in quel momento, in seguito sono stati riscoperti da una nuova generazione di fan del funk-jazz, diventando oggetti di culto all'interno degli ambienti acid jazz e di quelli dei revivalisti, amanti dei vintage sounds. Il 1969 d’altra parte è stato forse l'anno più iconicamente carico di groove di un decennio, quello che si concluderà alla fine degli anni ’70, tutto caratterizzato da atmosfere spesso molto groovy. Proprio in quel periodo, al tramonto degli anni ‘60, l’organista Reuben Wilson pubblicò questo bellissimo e classico album intitolato Blue Mode: un disco che è quello che ora definiremmo un esempio di acid-jazz. Non è difficile immaginare come suona Blue Mode, quali siano le sue sonorità, le sue atmosfere, anche se non ne avete mai sentito parlare. Questo è un album creato da un musicista sicuramente ispirato da James Brown e Otis Redding, con riferimenti precisi nel jazz di Jimmy Smith e Jimmy McGriff. Più pop che jazz, più funk che bop, Blue Mode cattura in pieno l'atmosfera del contesto nel quale venne registrato. Ovviamente l’architettura sonora si dipana su un piano diverso rispetto al pop, ed il disco è totalmente strumentale, prima di tutto orientato a dare voce all'organo jazz e le sue dinamiche sono jazzistiche. Per questo, in ultima analisi, Blue Mode può a ragion veduta essere considerato un album di funky groove organistico esemplare. Il quartetto messo insieme per la registrazione vede la presenza oltre a Reuben Wilson all’organo che si fa carico anche delle parti di basso, John Manning al sax tenore, Melvin Sparks alla chitarra e Tommy Derrick alla batteria. E’ una band che per il suo dinamismo, quasi rock, avrebbe potuto suonare perfino a Woodstock, magari subito prima o immediatamente dopo Santana. Ogni brano possiede quel tipo di riff accattivante e quel genere di assoli contagiosi che rendono l’esperienza di ascolto molto appagante. Blue Mode include un paio di cover di famosi pezzi forti della Motown-Stax ("Knock on Wood" di Eddie Floyd e "Twenty-Five Miles" di Edwin Starr) che vengono riproposti e stravolti da un’energia funky e da una carica adrenalinica a base di organo e assoli di sax che citano Sonny Rollins, Joe Henderson e John Coltrane. Forse la chitarra di Sparks non è così in evidenza come meriterebbe, ma quando emerge, il suo impatto è forte e scuote l’ambiente a meraviglia. Già dalla traccia iniziale intitolata Bambu appare chiaro che l’album è un concentrato di funky groove della migliore qualità: ed è incredibile rendersi conto, dopo poche battute, di come Wilson sia in grado di sopperire anche alla mancanza di un bassista grazie all’uso sapiente della sua mano sinistra. In altri brani, come su Bus Ride, Orange Peel o nella bellissima Blue Mode il sapore che si respira è proprio quello dei polizieschi tv, degli inseguimenti automobilistici sulle highway americane o dei fumosi locali di New York o di Los Angeles. Reuben Wilson è senza dubbio un organista di grande talento, virtuoso ed originale sia nell’approccio sull’hammond che sul piano più squisitamente compositivo. Blue Mode non è esattamente un album jazz, ma ha dalla sua un piglio grintoso ed una riserva infinita di groove  e di soul urbano tali da renderlo estremamente attrattivo. Wilson vanta inoltre uno stile molto rilassato ed accattivante, risultando sempre perfettamente godibile e mai prolisso o noioso. Negli anni '50, la Blue Note era stata la casa del miglior hard bop di tutti i tempi, negli anni '60 aveva dato vita al soul-jazz ed al jazz funk e mentre gli anni '60 scivolavano negli anni '70, diventò il centro del movimento in seguito denominato acid jazz. Blue Mode fa parte della serie “Rare Grooves” della Blue Note, la qual cosa  dà un'idea ben precisa tanto dei suoi contenuti quanto di come si inserisca nella gloriosa storia dell'etichetta. Se amate il funk jazz vintage, Reuben Wilson e Blue Mode sono ciò che fa al caso vostro.