David Sanborn – Time And The River


David Sanborn – Time And The River

David Sanborn è senza dubbio uno dei migliori sassofonisti degli ultimi 40 anni. Nato con l’esplosione del movimento fusion alla fine degli anni ’70, è uno dei padri di quel nuovo linguaggio del jazz con il quale la musica afro-americana ha creato un ponte verso forme musicali più accessibili e moderne. Oggi chiamiamo questo genere smooth jazz o contemporary jazz, ma Sanborn non è accostabile solo a questi stili, in quanto la sua proverbiale versatilità, così come la sua tecnica sopraffina, gli consentono di spaziare dal jazz classico al rock con assoluta indifferenza. A dimostrazione di questa sua duttilità ci sono centinaia di apparizioni negli album dei più disparati artisti, di ogni genere musicale. Il suo sax alto ha un timbro sonoro che è tra i più riconoscibili dell’intero panorama jazzistico mondiale. In occasione del 40° anniversario della sua carriera da leader e solista ha pubblicato un album intitolato Time And The River, il venticinquesimo della sua personale discografia. Per celebrare al meglio la ricorrenza David ha pensato di richiamare a se il suo amico bassista e produttore Marcus Miller, con il quale ebbe un lungo e fruttuoso sodalizio negli anni ’80. Erano ormai 15 anni che i due non lavoravano insieme ad un progetto in comune: per la registrazione la coppia di fenomeni ha assemblato una notevole band, formata dai chitarristi Yotam Silberstein e Nicky Moroch, il tastierista Roy Assaf, l'organista Ricky Peterson, Peter Hess ai sax e al flauto, Marcus Baylor alla batteria, e Javier Diaz alle percussioni. A questi si aggiunge una sezioni fiati estesa su alcuni dei brani dell’album. Ma cosa ha tirato fuori dal cilindro il mitico David Sanborn per la sua ultima fatica discografica ? Ebbene Time and the River è un assortimento assolutamente coinvolgente di musica jazz contemporanea, energico funky, R&B di gran classe e tanto groove. In un attimo il disco ci riporta ai magici momenti di album storici come Straight To The Heart, Hideway, As We Speak, Closer o Backstreet. Ovviamente il sax del leader è l’assoluto protagonista di questa bella registrazione, è la vera voce narrante di queste 9 storie in musica che compongono Time And The River. Ora acido e potente, talvolta dolce e sinuoso, David pilota il suo strumento con la sua proverbiale maestria e passione in un percorso che non è semplicemente quello dello smooth jazz: si ha la netta sensazione che riesca ad essere sempre più profondo e concreto di quanto non sia abitualmente il jazz commerciale. Un contributo importante e significativo viene anche dal magnifico basso di Marcus Miller che aggiunge sempre qualcosa a tutte le produzioni in cui è coinvolto. Marcus rappresenta l’eccellenza mondiale del basso elettrico, ma è molto più di questo, dato che è un fantastico compositore e un altrettanto valido produttore. "A La Verticale" da il via all’album in modo inusuale: il brano è originale per ritmica e arrangiamento, al punto che è difficile catalogarlo: le percussioni in primo piano, la chitarra funky, Miller che con il basso suona due linee distinte mentre a Sanborn tocca dipanare una complessa melodia. Il tutto è molto affascinante e la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’assolo di chitarra elettrica, molto suggestivo. L'assolo di David è emblematico della sua timbrica unica così come della sua tecnica perfetta. Un groove che inizia il disco come meglio non si potrebbe. Ma la seguente "Ordinary People" non è da meno e, con l’organo, le percussioni ed il magnifico sax di Sanborn, la band confeziona un brano dal sapore vagamente latino davvero intrigante. C’è lo spazio per una ballata delicatamente swing come "Drift", per poi passare alla più vivace cover di "I Can not Get Next to You". Sanborn arruola il vocalist dei Tower of Power, Larry Braggs per lanciare il suo sax alto, che attorniato dalle chitarre, dal piano elettrico e dalle ritmiche da libero sfogo alla sua creatività. Marcus Miller usa al meglio il suo basso nel suo terreno naturale: il funk. "Oublie Moi" è invece un brano sensuale, l’andamento è quello della ballata incentrata sul ritmo delicatamente dettato da batteria e percussioni dove è la voce del sassofonista ad interpretare il ruolo del cantante. "Seven Days Seven Nights" si avvale di un arrangiamento che prevede l’uso di una sezione fiati estesa: il pezzo unisce groove latini e caraibici a vampate di jazz contemporaneo. La cantante Randy Crawford  si aggiunge alla band con la sua voce brillante per una lettura sensuale della bella "Windmills of Your Mind", il finale è tutto concentrato su un magnifico assolo di Sanborn. "Spanish Joint" esprime nel titolo la sua essenza, ovvero un intreccio tra il funk afro-latino e il soul-jazz per una combinazione tanto affascinante quanto originale. Marcus Miller delinea i suoi intricati ricami al basso con grande raffinatezza ed un intrinseco senso del groove, giusto per sottolineare il teso e acido urlo del sax alto di Sanborn. "Overture" è tratto dalla colonna sonora originale di The Manchurian Candidate, si tratta di un malinconico tema in cui Sanborn è affiancato dal solo Assaf al piano. Un breve intervento in duo per chiudere delicatamente in bellezza un album le cui trame musicali sono tanto particolari quanto diversificate. Da un gigante come David Sanborn ci si aspetta sempre qualcosa di bello, e ogni nuova uscita discografica rappresenta un tassello in più nella luminosa carriera di questo strepitoso protagonista della fusion degli ultimi 40 anni. Time And The River non delude affatto le attese, grazie anche alla presenza di un altro genio come Marcus Miller, che per l’occasione si è riunito con Sanborn per dare vita ad un album di contemporary jazz molto interessante ed originale. Più intimo e crepuscolare se confrontato con le pubblicazioni degli anni ’80, forse meno appariscente ma indubbiamente più maturo e tuttavia ancora una volta sofisticato e ricco di contenuti. Non è il solito prodotto di smooth jazz commerciale, è un lavoro intenso in grado di soddisfare anche i palati più raffinati.