Peter Erskine & The Dr. Um Band – Second Opinion


Peter Erskine & The Dr. Um Band – Second Opinion

Se sei stato il batterista dei Weather Report e degli Steps Ahead, se sei considerato uno dei migliori esponenti del tuo strumento da moltissimi anni, insomma se godi della stima di tutti i musicisti e di uno stuolo di appassionati ascoltatori, una ragione ci sarà. Se ti chiami Peter Erskine le ragioni sono tutte quelle enunciate perché sei un’icona della batteria moderna, un artista a tutto tondo che si può certamente definire, senza tema di smentita, “uno che ha scritto la storia del jazz”. Dopo anni di relativo allontanamento dal mondo della jazz fusion, Peter si è recentemente riavvicinato al genere che lo ha reso famoso insieme ai mitici Weather Report. Ha dato vita ad una band che ha chiamato Dr.Um che nel giro di poco più di un anno ha pubblicato due album, uno più bello dell’altro. L’uscita di questo Second Opinion tra l’altro non fa che confermare il fatto che il suo ritorno al genere jazz fusion non è stato un episodio isolato, ma piuttosto l’inizio di una nuova e stimolante avventura musicale. Quindi, con un occhio al passato ma sfidando il futuro con passione ed ottimismo, il grande Erskine ha trovato una seconda giovinezza in questo progetto, grazie anche al supporto di una band formata da John Beasley alle tastiere, Bob Sheppard ai sassofoni e al flauto e Benjamin Shepherd al basso. Quest’ultimo ha sostituto Janek Gwizdala, presente invece nel disco precedente. Siamo di fronte ad una grande qualità tecnica e compositiva da parte di tutti i musicisti, che non fa che esaltare il suono raffinato ed elegante di Dr.Um, come è lecito attendersi. Ogni componente contribuisce al risultato finale con interventi misurati ed intelligenti. Ne esce un album suggestivo che è la perfetta sintesi di quello che è oggi il jazz contemporaneo più colto ed interessante. Dr.Um propone una suggestiva fusione di jazz e funk in ognuno dei nove brani che compongono Second Opinion, ma non manca di abbracciare anche le sonorità del bop, sia pure reinterpretandolo in chiave contemporanea. Appare evidente come il quartetto si sia impegnato ad assemblare un programma vario, completo e profondamente emozionale. Il rimando ai Weather Report è inevitabile ed in parte è avvertibile qualche eco anche degli Steps Ahead, tuttavia Dr.Um suona meno freddo e forse più spontaneo di entrambe: c’è una venatura di soul in questo modernissimo e ispirato jazz funk.  Un esempio perfetto viene dell’iniziale Hypnotherapy, dove la performance al pianoforte di Beasley è esemplare, così come quella di Sheppard al sax, in un dialogo musicale brillante e perfettamente costruito sulla potente sezione ritmica. Il drumming di Peter Erskine sembra perfino rinvigorito da questa nuova esperienza, come sempre è elegante e formalmente perfetto ma pare anche più incisivo di qualche anno fa. Fin dalle prime battute l’album suona accattivante, con un’architettura sonora complessa e tuttavia perfettamente godibile. Un pezzo come Eleven Eleven è semplicemente magnifico: una cartolina da consegnare a futura memoria di come dovrebbe essere la fusion. L’introduzione e poi l’assolo funk del basso di Shepherd, ma anche le tastiere di Beasley ci riportano immediatamente a tutte quelle sonorità elettriche tanto care al compianto Joe Zawinul. Se si parla di reminiscenze dei Weather Report, ascoltando Lida Rose è l’intro di basso che ci porta subito alla mente Jaco Pastorius. D’altra parte sarebbe un grave errore considerare Second Opinion come ad un mero tributo ai Weather Report, senza una sua specifica personalità. Al contrario, pur tenendo a mente che quel sound è nel dna di Erskine da una vita, il batterista parte da quelle basi sviluppando in chiave attuale e moderna le sue idee musicali per il jazz contemporaneo del terzo millennio. Peter Erskine e The Dr.Um Band hanno fatto tesoro del retaggio delle band di Joe Zawinul o di Wayne Shorter, non hanno certo dimenticato il contributo di Don Grolnick e degli degli Steps Ahead ma tuttavia non ne sono rimasti imbrigliati. Second Opinion è pervaso invece da un fermento creativo straordinario, in esso si coglie tutta la storia del jazz elettrico passato, arricchita e in qualche maniera sublimata da una grande competenza e molto talento. La fantasia e l’inventiva della band vengono esaltate da tanti eccellenti brani come le delicate Street Of Dreams scritta da Victor Young e Dreamsville composta da Henry Mancini: sono forse questi i due momenti più sofisticati e suggestivi dell’intero album. "Not So Yes" è quel tipo di crossover jazz che Don Grolnick amava creare ma qui la dose di funk è più sostanziosa grazie alla premiata fabbrica del ritmo firmata Erskine / Shepherd. "Did It Have to Be You?" è essenzialmente un tuffo nel be bop con un tocco di soul-jazz anni ’70: L’ottimo sax di Sheppard, il fluidissimo e liquido organo di Beasley e il basso elettrico di Shepherd si alternano sul ritmo innescato dalla formidabile batteria di Erskine. "Solar Steps" è una versione aggiornata e modernissima dell’hard bop che mette in luce le trame morbide del basso in perfetta simbiosi con le complesse architetture poliritmiche di Peter Erskine ed il piano elettrico di Beasley. Il sax di Sheppard, nel suo ruolo di solista, ricorda quello prestigioso di Michael Brecker. Una cover più nota delle precedenti, "Willow Weep For Me", termina l'album con la stessa finezza funky con la quale era cominciato: Beasley si esibisce nuovamente al piano acustico. Second Opinion non è solo un album eccellente ed una felicissima continuazione del lavoro iniziato sul precedente lavoro dei Dr.Um: è una splendida lezione di vero jazz, esattamente come dovrebbe essere nel 2018 (contemporaneo o elettrico o fusion che dir si voglia non ha importanza). Dr.Um e Peter Erskine propongono una formula che dovrebbe essere presa ad esempio da tutti i musicisti che si accostino al jazz, ma anche da tutti coloro i quali hanno necessità di trovare nuovi spunti creativi. A quanto pare Peter Erskine ha trovato nei Dr.Um una seconda vita artistica nella quale sembra divertirsi di più di quanto non abbia mai fatto in precedenza: se i risultati resteranno quelli dei primi due dischi, non ci resta che sperare che la magia duri ancora a lungo.