Remy Shand – The Way I Feel


Remy Shand – The Way I Feel

Remy Shand può essere considerato un’indecifrabile meteora nel panorama musicale degli anni 2000,  è comparso improvvisamente sulla scena ed altrettanto repentinamente è sparito dalla ribalta internazionale. Un bellissimo album di debutto, un successo immediato, una manciata di singoli sfavillanti e poi più nulla. Cresciuto artisticamente nella sua città natale, Winnipeg in Canada, Remy Shand ha iniziato la sua attività suonando in varie rock band "locali", ma faticava a trovare qualcuno che condividesse il suo interesse per il classico sound jazz-funk e soul dell'inizio degli anni Settanta, che invece tanto piaceva a lui. La passione per il genere gliela aveva scatenata anni prima suo padre, quando portò a casa una cassa di vecchi album da un club che stava ristrutturando. Al Green, Curtis Mayfield, Sly & The Family Stone, gli Steely Dan, Stevie Wonder e Herbie Hancock sono diventati così gli idoli musicali di Remy: un ascolto di eccellenza, di grande impatto artistico ed emotivo, eppure profondamente distante da qualunque cosa fosse il rock suonato dai suoi coetanei a metà degli anni '90. Ma fortunatamente per Remy, il suo talento cristallino gli consentì di agire in autonomia, fuori dal contesto, facendo tutto da solo: così, nel giro di qualche anno produsse lo stupendo The Way I Feel, il suo primo e (purtroppo) ultimo disco. Shand alla fine ha scritto tutte le canzoni, suonato ogni strumento, cantato qualsiasi parte vocale, pigiato ogni pulsante delle consolle, eseguito ogni dissolvenza sui mixer. Insomma, a parte una sovra incisione di fiati su una traccia, è direttamente responsabile di qualsiasi suono troviamo su The Way I Feel, un album così perfettamente compiuto e conforme alla tradizione soul che il capo della Motown, Kedar Massenburg, non esitò un minuto ad ingaggiare Shand nella stessa “casa” spirituale che fu di Marvin e Stevie. Col senno di poi, se analizziamo il periodo, fu probabilmente Remy a fare un favore alla stessa Motown. Il suo album è infatti una delle cose migliori che la storica etichetta soul di Detroit abbia pubblicato in quel preciso momento storico, ovvero l’inizio del secondo millennio. The Way I Feel uscì nel Marzo del 2002 ed il successo fu immediato e fulminante, con la conseguente scalata delle classifiche, in particolare con il singolo Take A Message. Il genio di Shand si estrinsecò nella capacità di dipanare i fili del complesso intreccio degli arrangiamenti soul, rigirarli con sapienza e quindi riannodarli nuovamente insieme al fine di creare un’architettura inedita con nuove ed originali canzoni di sua composizione. Un’operazione che il giovane artista canadese mise a segno con sorprendente maturità ed un palese quanto naturale talento. Va sottolineato che già padroneggiare in modo corretto il modo con cui i suoni si combinano è un’impresa piuttosto difficile, che richiede un'intensità ed una concentrazione non comuni: se pensiamo ad esempio a quanti musicisti venivano utilizzati da Marvin Gaye per dare corpo alla sua la sua visione musicale del soul, l'impegno di Remy nel realizzarli così bene da solo diventa ancora più sbalorditivo. Per certi versi un tipo di talento come questo ricorda lo straordinario (ed unico in verità) Prince. Shand dimostra di non essere solo una sorta di one man band. Se si cimenta con una chitarra, diventa Ernie Isley,  se si siede davanti ad una tastiera, riesce a cogliere lo spirito di Stevie Wonder. È in sintonia con i loro vari stili e sa come integrarli tutti insieme. In The Way I Feel non c'è un wah-wah o un clavinet o un Moog fuori posto ed il falsetto di Shand così vicino a quelli di Curtis, Marvin o di Al Green, è quel tipo di benedizione innata che non può essere insegnata. Le sue composizioni originali colgono l’essenza stessa del soul degli anni Settanta. Remy parla di uscire, liberarsi, fare cambiamenti, seguire la propria anima, provare a realizzare il proprio potenziale, con l'amore sullo sfondo come spunto di base per la sua vena creativa. Le fondamenta di The Way I Feel sono basate sul classico songwriting: canzoni robuste e melodiche che sono ingannevolmente semplici nella loro struttura ma rivelano la loro forza solo attraverso ripetuti ascolti. Tuttavia un album come questo è vincente già al primo impatto, grazie alla sua dolce e sensuale essenza autenticamente soul declinata in modo fluido e moderno. Sì, certo Remy Shand ha un debito artistico evidente con i suoi idoli, il che non significa affatto che anche se si è già ascoltato ed amato  questo tipo di musica in passato, non si verrà ben presto catturati dal suono, dalla bellezza e dalla gioia pura di questo folgorante debutto, uno dei migliori nel suo genere da anni a questa parte.  Con canzoni accattivanti e formalmente perfette come "The Second One", "Liberate", "Take a Message" o “Rocksteady”  il viaggio nel mondo soul di Remy Shand sarà comunque un’esperienza esaltante. Il futuro era tutto suo ed avrebbe potuto essere grandioso: sarebbe interessante scoprire cosa sia realmente successo se dopo 16 anni da quel magnifico esordio di Remy Shand non si ha più traccia. Consigliato a chiunque apprezzi la buona musica, ma in particolare a coloro che hanno amato Marvin Gaye, magari recentemente Maxwell o genericamente parlando, per tutti coloro che hanno un debole per il soul più genuino.