Urbie Green – Senor Blues


Urbie Green – Senor Blues

Se, cercando in giro, trovo un album dell’etichetta CTI che non possiedo o che non conosco, senza troppe esitazioni di solito decido di ascoltarlo. Anche se non ho grande familiarità con l'artista in questione, perfino quando non sono pienamente convinto di quello che ne verrà fuori, do sempre una chance alle produzioni di Creed Taylor ed agli artisti che con lui hanno collaborato. In questo specifico caso conoscevo già Urbie Green, dato che possiedo il suo precedente album per la CTI, The Fox. Ma chi è Urbie Green ? E’ un trombonista jazz americano che in carriera ha suonato tra gli altri con Woody Herman, Gene Krupa, Jan Savitt e Frankie Carle. E’ considerato un esperto e quotato veterano che  vanta la partecipazione ad oltre 250 registrazioni di ogni genere musicale ed inoltre ha pubblicato più di due dozzine di album come solista. Urbie è dunque un musicista di spessore, e, a dispetto della sua scarsa popolarità, è  molto rispettato dai suoi colleghi trombonisti: una cosa ampliamente giustificata dalla sua bravura. Il suono del trombone di Green è noto per il suo tono caldo e morbido, anche quando si esprime nei registri più alti del suo strumento, che riesce a gestire in modo fluido e sicuro proprio là dove altri sembrano fermarsi. La sua tecnica è considerata impeccabile da praticamente ogni addetto ai lavori in campo musicale. Urbie fin dagli anni '70 ha poi costantemente cercato di sperimentare ed innovare attraverso il suo strumento. Ha progettato un bocchino per la Jet Tone e ha collaborato con la Martin Brass al fine di migliorare il design del trombone, sia dal punto di vista funzionale che per quanto concerne il suono. In ogni caso è cosa nota che non capiti spesso di trovare un album jazz guidato da un trombonista, un fatto che mi induce ancor di più ad approfondire la sua conoscenza. Venendo dunque a questo lavoro, intitolato Señor Blues, che è poi il secondo album di Green per la CTI, c’è subito da notare che si può avvalere di due eccellenti bonus quali la presenza di Grover Washington Jr. come sassofonista e l’accompagnamento della Big Band di David Matthews. L'album si apre con  "Capitan Marvel" di Chic Corea, in passato già proposto da Stan Getz. È un grande brano di jazz ed offre ampie opportunità sia per Urbie Green che per Grover Washington Jr. di mettersi in evidenza nelle vesti di solisti. Il numero sprizza energia e vigore ed in qualche misura vi si ritrova il seme di ciò che sarebbe sbocciato nei Return To Forever. Gli arrangiamenti di Matthews sono altresì davvero convincenti così come il sound della big band. Il timbro di Urbie è particolarmente efficace  e lo stesso Grover Washington lascia da parte la sua anima leggera per padroneggiare il sax tenore con grande forza espressiva. A seguire arriva la ballata di Billy Preston "You Are So Beautiful" resa famosa da Joe Cocker: una grande opportunità per far sì che il trombone del leader si prenda completamente la scena. Se da un lato può apparire un po' troppo sdolcinato, dall’altro la voce di Green è così meravigliosa che alla fine non ci si fa nemmeno troppo caso. Urbie si cimenta anche con un complesso brano di Mingus intitolato "Ysabel's Table Dance". Questo pezzo, che è tratto da  Tijuana Moods, ha un feeling messicano, ma anche un curioso groove mediterraneo, quasi nord africano. Se l’originale di Mingus era una suite al limite del free jazz,  la copertina offerta da Urbie è molto più semplice, ma non per questo meno profonda. La title track è un pezzo di Horace Silver, che nella versione di Urbie Green sembra avere un respiro più ampio. Grover Washington Jr. è straordinario e molto intenso, ma l'assolo di Green non è da meno e diventa quasi un duetto con il bassista. "I'm In You"  è originariamente una canzone pop di Peter Frampton: da qui Urbie Green estrae alcuni spunti melodici e la trasforma in un funk piuttosto accattivante. L'album si conclude ancora con il funky, attraverso la cover della celeberrima “I Wish” di  Stevie Wonder. Il groove di base è piuttosto fedele all'originale di Stevie, ma qui ovviamente il trombone parlante di Green sostituisce la voce del cantante. Dopo l’assolo dello stesso Green c’è da rilevare la presenza di un allora giovane John Scofield che si prende il suo spazio con la chitarra elettrica. La sezione fiati che accompagna tutto il pezzo è particolarmente brillante. L'album, nella sua essenza, si inserisce perfettamente nel contesto della produzione di Creed Taylor con la CTI e più in generale in quello storico della metà degli anni ‘70.  La formula è quella della miscela equilibrata di elementi di jazz, molto funk e qualche spruzzata di pop. Un modo per rendere più facile l’ascolto del jazz senza scadere nella musica commerciale o nel kitsch. Tornando all’argomento con cui ho esordito, un album come Senor Blues è uno dei  motivi per cui mi piace esplorare nel catalogo di questa mitica etichetta: in fondo non è poi così difficile scoprire dei preziosi reperti musicali degli anni ’70 come questa registrazione del 1977 di Urbie Green. Bella perché il trombone è protagonista ed interessante perché i suoi contenuti sono comunque di valore.