MSM Michael Schmidt - Life


MSM Michael Schmidt - Life

Sono passati circa quarant’anni dal periodo d’oro del jazz rock e della fusion: quell’epoca straordinaria vide l’affermazione di gruppi come la Mahavishnu Orchestra, i Weather Report, i Return To Forever e gli Headhunters. Al giorno d’oggi non sono rimasti in molti a portare alta la bandiera della vera fusion: Chick Corea, a 75 anni, ha la sua Elektric Band, sia pure a intermittenza, John McLaughlin, che di anni ne ha 74, è andato in pensione alla fine del 2017, anche se è stato attivo fino all’ultimo con la sua 4th Dimension Band, I Weather sono ormai il passato ed Herbie Hancock si dedica principalmente al jazz tradizionale. Insomma i vecchi leoni sono a fine carriera e solo un pugno di altri musicisti cerca ancora di dare corpo alla visione di un jazz elettrico tecnico e complesso, giocato sul filo del virtuosismo e con poca indulgenza verso derive commerciali. Si può certamente aggiungere a questa lista il nome di Michael Schmidt, o come preferisce essere chiamato, MSM Schmidt. Schmidt è un tastierista e compositore di Brema che da circa dieci anni è attivo nel campo della fusion, avvalendosi di un incredibile stuolo di collaboratori presi dal gotha dei musicisti specializzati nel genere. Il bassista Jimmy Haslip, ad esempio, che ha prodotto o co-prodotto anche le due precedenti uscite discografiche di Schmidt, Utopia del 2015 e Evolution del 2012, è presente anche su questo Life, che è l’ultima fatica di Schmidt, datata 2017. Un album che è uno straordinario esempio di moderna fusion, dove è possibile ascoltare insieme alcuni dei più grandi nomi del jazz contemporaneo. Qualche esempio: i chitarristi Mike Miller e Oz Noy, i tastieristi Scott Kinsey e Mitchel Forman, i sassofonisti Steve Tavaglione, Andy Snitzer e Bob Mintzer, il violinista Charlie Bisharat e una stupefacente squadra di superbi batteristi come Dave Weckl, Gary Novak, Virgil Donati e il tedesco Jost Nickel. Tra l’altro Life è anche un modo per ascoltare le ultime registrazioni del compianto chitarrista Allan Holdsworth, uno degli idoli di Schmidt e qui presente in due brani. Dopo aver iniziato con la batteria, Schmidt passò in seguito alle tastiere, ma sempre da autodidatta: i software e gli strumenti via via più evoluti lo hanno certamente aiutato, ma non sapendo leggere e scrivere gli spartiti, ha sempre bisogno del supporto di musicisti professionisti che siano in grado di mettere la sua musica in una forma grafica canonica. E’ davvero sorprendente che Schmidt riesca a comporre ed a suonare ad un tale livello pur essendo praticamente privo di basi teoriche e di studi scolastici specifici. Tuttavia Life è un album bellissimo: in poche battute conquista l’ascoltatore trascinandolo in vortice affascinante che non può non ricordare i grandi gruppi degli anni ’70. Questa è la vera fusion come dovrebbe essere: tecnica, cuore, passione in un mix energetico e moderno. L'album prende il via con il groove dinamico di "Trance", sottolineato dall'autorevole ed inconfondibile batteria di Weckl e con alcune vivaci linee di sax soprano di Katisse Buckingham, membro della Zawinul Legacy Band. Kinsey offre un assolo di synth esaltante su questo aggressivo numero e Holdsworth contribuisce con uno dei suoi assoli sempre originali e sorprendenti ad elevare ulteriormente il livello del brano. Novak subentra alla batteria sulla più melodica "Saudade City", impreziosita da un assolo di sax soprano di Andy Snitzer ed uno spigoloso intervento di Mike Miller in pieno stile jazz rock. "Vista", vede di nuovo impegnato Allan Holdsworth, che si trova a cavalcare il ritmo imperioso di Donati. John Daversa regala un assolo di tromba ma è Holdsworth a lasciare a bocca aperta con la sua tecnica sopraffina. Da sottolineare anche la batteria suonata con innato furore da Virgil Donati. E’ una vera e propria jam session in 6/8 invece la formidabile "Life", in questo caso alimentata dalla muscolare batteria del tedesco Jost Nickel: in prima linea il sax di Tavaglione, con tanto di flauti sovraincisi. C’è Jimmy Haslip, presenza costante nel disco, che sciorina un meraviglioso assolo di basso fretless a cui fanno seguito Mike Miller e la sua chitarra ed il citato Steve Tavaglione al sax soprano. "Red & Gold" è un groove stuzzicante, animato dal solido batterismo di Donati e dal pianoforte di Ruslan Sirota, un pianista-compositore ucraino salito alla ribalta come membro dello Stanley Clarke Group. Non manca il violinista Jerry Goodman, ex solista della Mahavishnu Orchestra, mentre la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’assolo di chitarra di Oz Noy. Fantastica poi anche "Exodus":  è una vetrina per la sezione fiati composta dai sassofonisti Bob Mintzer, Brandon Fields e Andy Snitzer affiancati dai Fowler Brothers (Walt alla tromba e Bruce al trombone, entrambi ex della band di Frank Zappa). Jost Nickel imposta la ritmica sul funk e su queste basi  gli assoli risaltano al massimo: il chitarrista Mike Miller, il tenor sassofonista Mintzer e il sax soprano di Snitzer si esibiscono tutti con assoli davvero molto trascinanti. L’album procede senza soste e senza incertezze con "Rush", per un incredibile intervento di basso slap di MonoNeon (aka Dwayne Thomas, jr.). Il sempre formidabile Dave Weckl sostiene da par suo il groove mentre Ruslan Sirota appare più che convincente al piano elettrico, con un assolo che profuma di Herbie Hancock. Il chitarrista di turno è Larry Koonse ed anche lui contribuisce a questo energetico pezzo con un pregevole solo. "Medusa" è un intreccio di funk-fusion dal ritmo lento, scandito dal formidabile tandem formato da Donati e Haslip e caratterizzato da un potente assolo di Rhodes di Scott Kinsey. Oz Noy aggiunge il suo momento di chitarra distorta e lacerante, mentre Virgil Donati si mette ancora in luce grazie ad una scansione ritmica tanto preziosa quanto impeccabile. C’è tutta l’esuberanza del funk in "RE-Start" guidato nel giusto groove da Novak e Haslip e arricchito del synth propulsivo e atmosferico di MSM Schmidt. Andy Snitzer spinge la melodia al sax soprano ed Oz Noy dimostra come una chitarra quasi metal possa suonare anche il bop. La partitura di piano elettrico è affidata al tastierista Andy Milne che si distende liquido e puntuale. L'album si chiude con una breve ripresa della title track, che rivela una significativa influenza delle ultime tendenze della World Music. Schmidt ha dichiarato che: “la mia musica è definibile come fusion" e le mie influenze vengono da band come i Metro, The Yellowjackets, i Weather Report e gli Steps Ahead ma anche dalle colonne sonore degli anni ottanta”. “Sono inoltre un grande fan del compositore francese Michel Colombier, anche per l’uso intelligente che ha sempre fatto dei synth e delle batterie elettroniche”. Nulla da dire: tutte queste suggestioni sono state assorbite e riunite nel più brillante dei modi nel progetto di MSM Schmidt, in particolare su questo ultimo ed indovinato album Life. La fusion nobile ed alta non è morta e finchè ci saranno dischi come questo e musicisti coreaggiosi, disposti a rischiare come Michael Schmidt potremo continuare a dire “viva la fusion”.